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SIRACUSA. “FAVOLE DIETRO LE SBARRE”

Cinque favole per bambini: un viaggio sulle ali della fantasia verso il mondo esterno di tre ergastolani condannati per mafia e detenuti nella Casa di reclusione di Augusta (Siracusa). Racconti che dicono capacità e voglia di comunicare, consapevolezza degli errori compiuti, desiderio di vita nuova e fiducia che il bene prevarrà sul male. “Favole dietro le sbarre” (ed. Istina) è anche frutto della volontà rieducativa della direzione carceraria e della collaborazione dei volontari dell’associazione “Russia cristiana”.

I primi frutti. “Il discorso parte da lontano”, spiega il direttore del settimanale diocesano di Siracusa, “Cammino”, don Giuseppe Lombardo, che ne ha firmato la prefazione. Con “Russia cristiana”, dice, “facciamo volontariato nel braccio del 41 bis dove sono reclusi i condannati per mafia, molti di loro anche a due o tre ergastoli. L’intento è portarli alla consapevolezza delle scelte operate. Alcuni fanno ancora fatica a percepire il desiderio di vita nuova, ma la maggior parte è consapevole degli errori commessi”. Gli autori sono dunque tre condannati all’ergastolo, e “uno degli illustratori – prosegue don Lombardo – è un ‘protetto’, ossia un condannato per pedofilia”, ma in questo caso la storia è a lieto fine: un “grande risultato” per il sacerdote “è essere riusciti a fare interagire con lui altri detenuti, dopo un lavoro lento e paziente che sta iniziando a portare i primi frutti”. 

Umanità ferita. Di “fantastico viaggio per vivere un sogno: riuscire a mostrare ciò che per molti è ‘invisibile’, a dare voce a chi non ce l’ha, a fare riflettere su una realtà, quella detentiva, che è difficile anche solo immaginare” parla Francesco Antinolfi, autore di tre delle favole del volume. In carcere, spiega, “vive un’umanità ferita, ma pur sempre ‘vera’”, portatrice anch’essa di valori, significati ed emozioni. “Le strutture formali della narrazione e in particolare della narrazione fiabesca – afferma la psicologa Annamaria Corpaci, che ha curato la raccolta – consentono la gestione indiretta di domande esistenziali profonde: il senso del vivere e del soffrire; il senso dell’individualità e delle relazioni con gli altri”. “Cerco di raggiungere il bambino che c’è dentro ognuno di noi, il bambino che ama, che va incontro agli altri con fiducia. Che non ha paura di dare, di amare, di essere ferito”, dice in uno dei racconti di Antinolfi il giullare Fantasia alla principessa triste Hortensia, rinchiusa in una torre da un mago cattivo. Ma il volume è percorso anche da un intento etico e pedagogico. Ancora Antinolfi: “una bontà antica, sana ed infinita” per aiutare i bambini a “crescere psicologicamente sani e responsabili”.

Un tuffo nell’ignoto. Sogni, castelli, principesse tristi come ma anche tigri, leoni ed elefanti. Uno scoiattolo dà voce al detenuto Roberto Agnello che spiega al bambino Nippolo: “La nostra vita siamo noi stessi a segnarla e a scriverla. Se non fosse così non ci sarebbero sorprese, non ci sarebbe entusiasmo, la vita non avrebbe senso”. “Noi scriviamo, attimo per attimo, la nostra storia. Quando ti sembra di sprofondare nella disperazione più cupa, ti si offre la possibilità e l’opportunità di scoprire la tua vera identità”. Di qui l’incoraggiamento a “fare il gran tuffo nell’ignoto e a scoprire cosa è male e cosa è bene”. Ma c’è spazio anche per la fede, osserva don Lombardo rammentando il corso di teologia e di iconografia bizantino-cristiana inserito nel programma insieme al training autogeno. “Dio è venuto a compiere un pezzo di strada con te ed accanto a te per farti sentire amato di Amore gratuito e incondizionato”, dice il signore dall’ombrello giallo al piccolo Francesco, protagonista di un’altra favola del, non a caso, omonimo Antinolfi.

La propria voce. Dedicato alla furbizia della volpe Bank che ha portato in un’isola, felice prima del suo arrivo, “il sistema economico monetario”, causa di “povertà e malcontento”, il racconto di Diego Burzotta. [01]

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