18 novembre 2023
Servizio regionale per la Tutela dei minori
GIORNATA NAZIONALE VITTIME ABUSI. L’INCONTRO CON IL PAPA E IL MESSAGGIO DI MONS. DAMIANO: “CONSOLARE, INFRANGERE LA BOLLA ASFISSIANTE E ISOLANTE DELLA SOFFERENZA, RISANARE LE PIAGHE”
Oggi viene celebrata la terza Giornata nazionale di preghiera della Chiesa italiana per le vittime e i sopravvissuti agli abusi, per la tutela dei minori e delle persone vulnerabili. Mons. Alessandro Damiano, arcivescovo di Agrigento e delegato della Conferenza episcopale siciliana per la Tutela dei minori, insieme con il direttore regionale, padre Salvatore Franco omi e i direttori del Servizio delle diocesi di Sicilia, ha preso parte all’incontro promosso dalla Conferenza episcopale italiana sulla tutela dei minori e delle persone vulnerabili e sono stati ricevuti in udienza da Papa Francesco, al quale sono stati consegnati i risultati dell’indagine sulle attività dei Servizi e dei Centri di ascolto territoriali.
Come leitmotiv di questa giornata è stato scelto un versetto tratto dal libro del profeta Geremia: “‘La bellezza ferita’. ‘Curerò la tua ferita e ti guarirò dalle tue piaghe’ (Ger 30,17)”.
“Curare la ferità”, sottolinea mons. Damiano in un messaggio pubblicato sul settimanale diocesano di Agrigento “L’Amico del Popolo”, equivale a “guarire la piaga”. “Gesù, vero ‘buon samaritano’ (cf. Lc 10,25-37) è, infatti, in grado di curare le ferite e guarire le piaghe”. Curare le ferite e guarire le piaghe di chi ha subito abusi è, precisa il presule, “anzitutto opera del Signore Gesù crocifisso e risorto e del suo Santo Spirito Consolatore”.
PER LA GIORNATA NAZIONALE DI PREGHIERA
PER LE VITTIME E I SOPRAVVISSUTI AGLI ABUSI
Ma noi, che cosa possiamo fare affinché le ferite siano curate e le piaghe risanate? “Possiamo, ci ricorda il ‘libro della consolazione’ del profeta Geremia, consolare. Consolati dallo Spirito Consolatore possiamo, a nostra volta, consolare (cf. 2Cor 1,3-4). Consolare – come indica l’etimologia della parola – significa concretamente stare con chi è solo e isolato nel suo dolore e nella memoria del male subito e patito. Stare con qualcuno è sostare con riverenza e rispetto, ‘con timore e tremore’ (Fil 2,12) presso il mistero dell’altro”. Ma, avverte l’arcivescovo, “c’è modo e modo di stare vicino a chi soffre. C’è la modalità dei famigerati amici di Giobbe, pieni e tronfi di sapere, pronti a trovare una giustificazione, una ‘teodicea’ per ogni male inferto e sofferto. Ma la scienza gonfia, è la carità che edifica, ci ricorda san Paolo (cf. 1Cor 1,8)”. D’altra parte, chiarisce mons. Damiano, “c’è una postura giusta, corretta, adeguata – sovente silenziosa – di stare con chi soffre, di curare le sue ferite e guarire le sue piaghe. È la postura della Vergine Maria presso la croce di Gesù, di suo Figlio. Consolare le vittime d’abuso, infrangere la bolla asfissiante e isolante della loro sofferenza, risanarne le piaghe è, quindi, un compito ecclesiale; eminentemente e squisitamente mariano. A Maria consolatrice, a lei che è la ‘Tutta bella’ ferita sotto la croce dalla spada del dolore e dell’amore (cf. Lc 2,35) affidiamo, dunque, i nostri sentieri ‘non interrotti’ di cura e di guarigione delle ferite e delle piaghe inferte e sofferte”. In modo tale che “la ‘ferita’ diventi una ‘feritoia’, attraverso la quale entri lo Spirito Santo Consolatore, Curatore e Guaritore, che ‘lava ciò che è sordido, bagna ciò che arido, sana ciò che sanguina’”, come recita la sequenza liturgica di Pentecoste “Veni, Sancte Spiritus”. “Solo grazie allo Spirito Santo – conclude mons. Damiano – diverremo ‘tessitori’ instancabili di speranza”.
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