Santa Pasqua 2022
CRISTO È RISORTO VERAMENTE!
La pandemia che ancora non ci lascia e, ancor più, la guerra in atto sono i due ambiti che investono l’animo degli uomini in questi giorni e che ci hanno accompagnato alla Pasqua. Il delicato momento storico ha fatto da sfondo anche alle parole che i vescovi di Sicilia hanno rivolto ai fedeli delle loro diocesi durante il Triduo e nei messaggi per questa Santa Pasqua 2022 i due riferimenti sono stati sempre presenti.
Ma silenzio, dolore, fatica, paura e morte non vincono sulla gioia della Risurrezione di Cristo Gesù.
“Dobbiamo guardarci dentro” ha detto mons. Antonino Raspanti, vescovo di Acireale e Presidente della Conferenza episcopale siciliana ai giornalisti, ai quali ha consegnato la sua riflessione per la Pasqua. “Quel crocifisso ci fa capire che noi finiremo come lui, “Ecce homo”, se non ci affidiamo alla legge di Dio e non ci affidiamo all’alleanza d’amore che il Signore Gesù ci propone e ci insegna. Guardiamo allora alla nostra coscienza – ha detto – e cerchiamo dentro di noi di aggiustare quanto non funziona correttamente, quanto ci allontana da Dio e dalla verità della nostra più profonda da essenza di uomini”.
Per mons. Luigi Renna, arcivescovo di Catania, l’augurio per i fedeli tutti della sua diocesi di è “Che in ogni cuore risuoni l’annuncio di pace di Pasqua e ogni credente se ne faccia ambasciatore!”. Così ha scritto nel suo messaggio per la Pasqua 2022: “in ogni situazione nella quale vi trovate, il primo saluto che il Signore Risorto diede ai suoi apostoli la sera di Pasqua: “Pace a voi!” (Gv 20, 19). Le parole di Cristo raggiunsero quegli Undici uomini delusi e impauriti chiusi come in un bunker, desiderosi di rivedere il loro Maestro barbaramente ucciso, ma incapaci di andare a cercarlo”. L’invito ad “accogliere il saluto di pace di Cristo e lasciarsi disarmare da questo annuncio” è rivolto alle famiglie, sia a quelle che vivono in pace, sia a quelle in cui “si soffre per malattie, incomprensioni, povertà e mancanza di lavoro, e si è arrabbiati con tutti, forse anche con Dio”. Per mons. Renna il messaggio di pace “deve giungere nei luoghi di pena, dove uomini, donne e ragazzi si stanno riconciliando con la vita e con il futuro”, “nelle aule dei nostri Consigli comunali, dove si organizza con fatica il bene comune”, “nei quartieri dove non risuonano voci di festa tra le strade, ma si muovono sinistri venditori di morte” e là “dove i nostri ragazzi che hanno abbandonato la scuola si educano per strade che non possono insegnare loro niente e attendono che noi ci prendiamo maggiormente cura di loro”.
“Il travaglio della storia di ieri e di oggi, il macigno dell’odierna vicenda umana bloccato ancora il secolo passato con la sua terza guerra mondiale a pezzi sotto casa nostra, in Ucraina, in altri angoli della terra, converge e riparte dal sepolcro vuoto, dal crocifisso risorto”. Così mons. Corrado Lorefice, arcivescovo di Palermo, che ha racchiuso il suo messaggio di Pasqua nell’omelia della veglia pasquale. “Non dobbiamo fare altro che credere la forza dell’amore che sprigiona in noi la fede nel crocifisso risorto. I cristiani – ha detto – siamo nel mondo per tenere viva con la nostra vita e le nostre parole la memoria di Gesù risorto”. Per il presule, vivere il comandamento dell’amore non significa fare cose grandi ma “avviare processi pasquali, dal basso, processi di risurrezione. Essere umili artigiani dell’Exsultet della storia, cantori e poeti del nuovo che ogni giorno silenziosamente costruiscono i piccoli e i poveri, i tanti che ancora contribuiscono a non raffreddare l’amore sulla terra”.
“Dinanzi alla situazione difficile che tutti noi stiamo vivendo come portare il messaggio pasquale? Attraverso la nostra vita. Se noi incarniamo il mistero dell’amore di Dio sarà un linguaggio comprensibile da parte di tutti. Da chi crede e da chi non crede. Perché andiamo a toccare la sensibilità dell’uomo. Il nostro compito e quello di divenire pienamente umani”. Lo ha detto l’arcivescovo di Siracusa mons. Francesco Lomanto, ai giornalisti e agli operatori della comunicazione perché si facessero portavoce del messaggio pasquale. “Il nostro compito – ha detto – è quello di divenire pienamente umani. Se siamo pienamente umani ci avviciniamo a Dio perché siamo a immagine di Dio: siamo chiamati a impegnarci a costruire la pace nel cuore e nella vita, siamo chiamati a manifestare la presenza dell’amore di Dio nella nostra vita. Qualunque persona si sentirà incoraggiato da una persona che ama e vuole il bene dell’altro che è quello che ci ricorda Papa Francesco nella Fratelli tutti: noi abbiamo il coraggio di costruire il bene. Se ci muoviamo in questa linea saremo costruttivi”.
“È Pasqua comunque” ha detto mons. Domenico Mogavero, vescovo di Mazara del Vallo, anche se quest’anno è “tinta di croce, anziché di luce radiosa di risurrezione, e questo è un momento nel quale non ci sfugge la consapevolezza di ciò che sta accadendo. Guerra, morti, violenze e stupri, fosse comuni, desolazione, devastazioni purtroppo sono sotto i nostri occhi – ha detto il presule nel suo video messaggio – però la risurrezione di Cristo getta una luce diversa su tutto questo perché apre il cuore alla speranza che dopo la tempesta ci sarà il sereno, dopo la guerra ci sarà la pace – e speriamo presto! -, dopo la croce c’è la risurrezione. Questo è un mistero di fede per noi cristiani ma anche per tutti gli uomini che guardano alla storia con quella prospettiva che essa possa evolvere in modo positivo”.
Per mons. Rosario Gisana, vescovo di Piazza Armerina, “la Pasqua è un impegno di conversione perché il Risorto consegna ai discepoli un compito: portare la pace, segno della presenza del suo Spirito nel mondo”. Nel suo messaggio intitolato “In piedi costruttori di pace” invita a superare le ostilità: “Non si può essere cristiani, senza perseguire l’ideale evangelico della riconciliazione”, scrive, per questo la Pasqua diventa “occasione importante per ricominciare, laddove per qualsiasi circostanza si è interrotta la relazione: un atteggiamento di misericordia che è possibile praticarlo, nella misura in cui si fa memoria del perdono che Dio offre a ciascuno di noi”. Ma “non basta riconciliarsi con chi ha sbagliato”: per mons. Gisana “occorre impegnarsi proattivamente in favore della pace, prevenendo l’egoismo di coloro che, accecati dai propri interessi, tendono a compromettere la relazione con l’altro”.
“La speranza è il messaggio più grande la Pasqua ci consegna, una speranza che a volte fatichiamo ad accogliere perché le delusioni, le frustrazioni, le fatiche che il mondo ci costringere a vivere, ci impediscono di dare credito a questa speranza”. Per mons. Giuseppe La Placa, vescovo di Ragusa, “questo scandalo, questa scommessa della speranza che nasce dalla Pasqua di Cristo la dobbiamo accogliere, perché anche noi siamo chiamati a risorgere con Cristo e a cercare le cose di lassù, senza dimentica quelle di quaggiù, perché la Pasqua non è evasione e non è semplicemente emozione, ma è responsabilità e impegno, è trasformare la nostra quotidiana, la nostra vita. Deve portarci a vivere davvero una vita differente per fare la differenza nella vita degli uomini”.
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