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TRAPANI. “PIETRE CHE PARLANO”: BENI CULTURALI E MEMORIA

Oggi, giovedì 15 novembre, contestualmente alla presentazione del depliant illustrativo del Sistema museale della Diocesi di Trapani, verrà presentata l’ultima pubblicazione frutto del lavoro del gruppo di professionisti che da anni con spirito di grande disponibilità e amore sincero per la storia e l’arte del territorio, collaborano attivamente con l’Ufficio beni culturali della Diocesi e il museo diocesano, arricchendo di notizie e studi nuovi i cataloghi delle mostre temporanee che si sono tenute presso il Museo diffuso di Erice e presso il Polo espositivo del Museo diocesano di Sant’Agostino. Giovedì è la volta di “Lapides Loquuntur” a cura di Pietro Messana e Gaetano Stellino. Testi di Francesco Melia, Pietro Messana, Gaetano Stellino, Anna Pia Viola, Maurizio Vitella. Indici analitici di Giusi Vultaggio e Mario Massimo Catania. Il volume raccoglie un importante studio su 302 epigrafi lapidee dell’età moderna e contemporanea di Erice, per ciascuna delle quali è presente la trascrizione, la traduzione in lingua corrente e la sua collocazione e saggi di approfondimento di taglio storico, artistico, linguistico. “La presenza di epigrafi è attestata ad Erice fin dal VII secolo A.C. – scrive mons. Messana – ma il numero più rilevante di epigrafi oggi presenti ad Erice risale agli ultimi cinque secoli e riguarda il culto dei defunti, quello liturgico e la commemorazione di avvenimenti ritenuti importanti e meritevoli di essere tramandati. Troviamo la prima epigrafe su un arredo liturgico nell’acquasantiera della Chiesa di San Cataldo opera che chiude il Medio Evo e testimonia la nuova sensibilità romantica. Tra le epigrafi più moderne quella degli sfollati ericini che esprimono la gratitudine alla Madonna di Custonaci per lo scampato pericolo durante i bombardamenti alleati del 1943”. Tra le epigrafi molte riguardano sarcofagi o lapidi delle più importanti famiglie ericine:  dai Castelli ai Fontana, dai Grimaldi e Giannitrapani ai La Porta, Pilati, Salerno, Scuderi. “Il fatto che questo progetto di studio costituisca l’evidenza di un progetto più ambizioso e di ampio respiro ovvero il recupero, la salvaguardia e la valorizzazione in loco di un patrimonio memoriale fondamentale per la comunità, mi fa comprendere che il progetto condotto ad Erice cresce e s’impone a livello nazionale come esemplare per la capacità di coniugare conoscenza del patrimonio, tutela, capacità di gestione e di partecipazione all’utilizzo del bene comune. Che tutto ciò venga dalla cima di un antico monte siciliano costituisce un’ottima notizia” – afferma nell’introduzione Luca Baldin, segretario generale dell’ICOM, l’organizzazione internazionale dei musei e dei professionisti museali. [01]

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