08 gennaio 2019
Tribunale ecclesiastico interdiocesano siculo
INAUGURATO L’ANNO GIUDIZIARIO: “È IMPORTANTE ESAMINARE LA VOLONTÀ REALE DI COLORO CHE CHIEDONO DI SPOSARSI IN CHIESA”
“Il Tribunale Ecclesiastico deve essere un luogo e un tempo per coniugare armoniosamente gli aspetti strettamente formali e tecnico-giuridici del processo con la dimensione pastorale del diritto, per discernere con saggezza la verità del vincolo sacro del matrimonio. Non bisogna dimenticare che il processo di nullità del matrimonio è parte integrante della pastorale matrimoniale e familiare.Prima di iniziare il processo vero e proprio, si faccia di tutto per aiutare i coniugi a riconciliarsi e solo dopo l’esito negativo si può loro consigliare di procedere, attraverso la via giudiziaria, per verificare la validità o meno del loro matrimonio fallito“. Così mons. Corrado Lorefice, arcivescovo di Palermo e moderatore del Tribunale ecclesiastico interdiocesano siculo nel corso dell’inaugurazione dell’anno giudiziario. “Quello svolto dal Tribunale ecclesiastico – ha detto il presule – è un vero e proprio servizio ecclesiale, una missione che si innesta pienamente nell’ambito della sollecitudine pastorale della Chiesa per il bene dei coniugi e delle loro famiglie“. Mons. Lorefice si è soffermato sulla necessità dell’aggiornamento permanente degli operatori dei Tribunali ecclesiastici, “per studiare ed approfondire, non solo gli aspetti strettamente giuridici, ma anche quelli antropologici, teologici, spirituali e pastorali, per fare in modo che il Tribunale diventi un luogo di incontro tra misericordia, che bisogna sempre avere nei confronti delle persone e delle loro storie, e verità, in riferimento all’unità e indissolubilità del sacramento del matrimonio. Mentre si deve fare di tutto per evitare la freddezza e il distacco nel trattare le persone che si rivolgono al Tribunale ecclesiastico – ha aggiunto – occorre nello stesso tempo non lasciarsi trascinare, in nome di una malintesa sollecitudine pastorale, dal mero sentimentalismo e da una pseudo compassione a discapito della verità sul matrimonio. Come ha detto Papa Francesco: “Dietro ogni pratica, ogni posizione, ogni causa, ci sono persone che attendono giustizia“.
L’anno giudiziario del Tribunale ecclesiastico interdiocesano siculo è stato inaugurato con la prolusione di mons. Filippo Iannone, Presidente del Pontificio Consiglio per i Testi legislativi, dedicata a “Il Magistero di Papa Francesco nei discorsi alla Rota”. “Sappiamo che fin dall’inizio del suo pontificato papa Francesco ha espresso come priorità pastorale la preoccupazione per la famiglia, cosciente del suo ruolo fondamentale nella Chiesa, invitando a riscoprirla come soggetto imprescindibile per la nuova evangelizzazione. Questo impegno – ha detto mons. Iannone agli operatori del Teis e alle autorità che hanno preso parte alla cerimonia – si è fatto palese nella convocazione di due assemblee sinodali su questo argomento e nella pubblicazione dell’esortazione apostolica Amoris Laetitia. Anche la riforma del processo di nullità del matrimonio canonico mediante i due Motu propri Mitis Iudex Dominus Iesus e Mitis et misericors Iesus, rispettivamente riguardanti il codice latino e quello delle chiese orientali, va collocata in questo contesto. Infine – ha aggiunto mons. Iannone –, possiamo ritenere che anche i suoi discorsi alla Rota arricchiscono di contributi il processo iniziato per rinnovare la pastorale sulla famiglia“. All’origine di questa preoccupazione del Santo padre c’è la situazione di crisi che sta soffrendo istituzione matrimoniale e familiare. “Oggi, specie in Occidente – ha detto il relatore –, si vive sotto una specie di tirannia dell’artificialità, nella quale le leggi tentano di ridefinire la famiglia d’accordo con l’ideologia di moda, a prescindere dal suo fondamento antropologico, cioè, il naturale legame tra amore, sessualità, accoglienza della vita umana e impegno matrimoniale“.
Non è un caso, quindi, che per tre anni consecutivi il Papa abbia dedicato il suo discorso alla Rota romana a trattare della questione del rapporto tra fede e matrimonio. “L’invito di Papa Francesco ad una conversione pastorale delle strutture ecclesiali si dovrebbe tradurre in una più attenta valutazione della situazione delle singole persone, aiutandole ad accettare il disegno divino sulla famiglia insito nei loro cuori. E’ oggi più che mai importante – ha ribadito mons. Filippo Iannone – esaminare quale sia la volontà reale di coloro che chiedono di sposarsi in Chiesa“. Un’attenzione che già Giovanni Paolo II aveva chiesto nella Familiaris Consortio, dove si legge: “Appare in tutta la sua urgenza, necessità di un’evangelizzazione catechesi pre e post matrimoniale, messi in atto da tutta la comunità cristiana, perché ogni uomo e donna che si sposano, celebrino il sacramento del matrimonio non sono validamente anche fruttuosamente”.
E’ del 1939, con Pio XII, che è iniziata la consuetudine da parte del Papa di incontrare la Rota romana, all’inizio dell’anno giudiziario, e rivolgere un discorso al collegio dei prelati uditori. A partire da Paolo VI l’incontro è diventato stabilmente annuale. Con le allocuzioni alla Rota romana i sommi Pontefici mettono in risalto quanto stia allora cuore che l’esercizio della funzione giudiziaria abbia luogo “in sintonia col Magistero e che la legge canonica parlando d’alta voce” attui la missione della Chiesa, essenzialmente pastorale.
Condividi