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XXXIX DIALOGO DEI SEMINARI DI SICILIA

“Come sognate la Chiesa? Come pensate il vostro servizio a servizio dei fratelli? Chi vi ha aiutati a discernere la volontà di Dio? …volti concreti, storie, non soltanto parroci, consacrati, presbiteri, ma anche laici”. Con queste domande si è dato così avvio al 39mo dialogo dei Seminari di Sicilia (20 – 22 ottobre 2017), quest’anno a Piazza Armerina che celebra il 200 anniversario della fondazione della Diocesi. Un’esperienza di incontro dei seminaristi e dei formatori delle 18 Diocesi siciliane. Ad accogliere i circa 90 seminaristi, in rappresentanza dei rispettivi Seminari, il vescovo mons. Rosario Gisana, il rettore don Luca Crapanzano e i seminaristi di Piazza. Ad aiutare nella meditazione iniziale di don Angelo Passaro, docente di S. Scrittura alla Facoltà teologica e la testimonianza di Giacomo Giurato.
Di seguito una sintesi di entrambi.
 

 

CHI MI HA AIUTATO A FARE DISCERNIMENTO VOCAZIONALE?
Don Angelo Passaro
Le esperienze che noi facciamo hanno un valore teologale se scaturiscono dalla Parola del Signore. Se la domanda è “Chi” mi ha aiutato nel discernimento vocazionale, questo chi è Gesù di Nazareth. Il primo accompagnatore è Gesù di Nazareth. Non si da ministro o servizio ecclesiale se non si è accompagnati da lui. Nel I capitolo di Gv troviamo la chiamata dei discepoli di Giovanni il Battista: non è Gesù che chiama. Gesù è colui che “rimane”. Gesù accompagna i discepoli che diventano tramite, a rimanere con Lui. Rimanere con il Maestro, che nel Vangelo significa “rimanere nelle sue parole”.
Nel discernimento vocazionale o siamo accompagnati dal Maestro e accompagnati dalle sue parole, oppure non concludiamo nulla. Rimanere, abitare in Lui, significa lasciarsi abitare da Lui e dalle sue parole. 
Avere un rapporto con lui significa che quella parola diventa il senso che dà senso a tutto. Abitare questa parola, lasciandosi accompagnare dalla parola del Maestro, ci costituisce servi. La domanda di Gesù “che cosa cercate?”, non può che avere un’unica risposta: cerco te Maestro. Abitare la Parola significa non più sentire un suono, ma vedere un volto. 
Il maestro che tu desideri, che cerchi, non lo ascolterai davvero fino a quando non lo vedrai: Giobbe non vede ma ascolta. L’esperienza del rimanere è una ricerca continua, continuamente ascoltata: è ciò che configura il ministero. La Parola del Signore è come la Sapienza, va sempre cercata. Le figure che ci hanno aiutato sono coloro che hanno saputo indicarci il Maestro: diversa è la soggettività del ministero dalla soggettualità.
Dove cercheremo l’opera del Signore? La vita ordinaria contiene in sé le “niflaot Adonai”, le cose meravigliose di Dio, le sue opere. Ciò che ci accompagna nel discernimento è quella storia ordinaria che è fatta di vite concrete, di volti, di storie, in cui il Maestro ci viene incontro, chiedendoci di abitare la storia con le sue contraddizioni e le sue paturnie. E nel discernimento dobbiamo far sempre attenzione se ciò che ci attira rimane in Dio e ci fa rimanere in Lui, nelle sue parole. Ogni discernimento vocazionale che voglia affidarsi alla testimonianza di altri che ci hanno indicato la presenza del Maestro, chiama ad essere figli nel Figlio, per il dono dello Spirito (Cf. Rm 8). Se è autentico il discernimento e quindi la sequela, ci porterà alla stessa risposta del Figlio, per la voce dello Spirito in noi: “Padre, si compia in me la tua volontà”. E il Padre ci consegna il Figlio. È questa la dimensione teologale del discernimento vocazionale: figli con il Figlio, a scoprire il volto del Padre. 
Non possiamo avere paura nel discernimento quando il Maestro ci dice: “chi mi vuol seguire, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua”. La testa e il cuore del discepolo, del presbitero, sono e devono essere quelle del Figlio, non quelle del mondo, di chi “si attarda nelle vie dei beffardi” (Sal 1).
 
LA LOGICA DEL DONO
Giacomo Giurato
Gela è una città complessa. Ma è proprio lì che sono proliferate diverse associazioni che vivono la logica del “dono”. Il dono gratuito, senza che qualcuno debba dirti grazie, perché donando ci arricchiamo, non ci impoveriamo. È questa la testimonianza di Giacomo Giurato. Nel 2010 si ammala di tumore al midollo osseo, una malattia rara che colpisce 2 persone su 100.000. “Non ci si ammala mai da soli: quando ci si ammala di una malattia così, si ammala tutta la famiglia. E allora diventa indispensabile liberare la mente da tutti i pensieri negativi”. Quando ci si prende cura di una persona si è vinto, sempre. Non sempre però si potrà vincere la malattia, ma l’amore donato ad un’altra persona è il dono più grande che possiamo fare al nostro prossimo. Esattamente un anno fa l’incontro con Papa Francesco e l’abbraccio che gli ha chiesto di portare a tutti gli ammalati che incontrerà. Ciò che più lo colpisce nell’incontro con i bambini è che quando parlano del loro futuro, dicono che da grandi vorranno fare gli astronauti, oppure gli ingegneri… capita però che ti dicano anche: “Io voglio vivere”. È l’espressione dei bambini che incontro nei reparti, che devono ricevere ancora il trapianto. Dobbiamo imparare tutti l’arte del dono, la logica della gratuità. Davvero chi dona con gioia non deve attendersi nulla, perché la gioia è già la sua ricompensa.
 
Don Giuseppe Ruggirello
Rettore del Seminario di Monreale
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