VOCAZIONE E ARTE: “I DISCEPOLI DI EMMAUS” NEL MOSAICO DI RUPNIK
Il mosaico dal titolo “I discepoli di Emmaus”, realizzato da Marko I. Rupnik e presente nella cappella del Seminario di Reggio Emilia è stato al centro dell’Application artistic a cura don Davide Chirco, della Diocesi di Mazara del Vallo, nel corso del primo giorno di lavori del Percorso per Animatori vocazionali (Caltanissetta, 27 - 29 agosto 2015). Un percorso vocazionale sviluppato attraverso l’immagine artistica e almeno tre caratteristiche teologico - spirituali da tenere in considerazione per il percorso.
Il mosaico dal titolo “I discepoli di Emmaus”, realizzato da Marko I. Rupnik e presente nella cappella del Seminario di Reggio Emilia è stato al centro dell’Application artistic a cura don Davide Chirco, della Diocesi di Mazara del Vallo, nel corso del primo giorno di lavori del Percorso per Animatori vocazionali (Caltanissetta, 27 – 29 agosto 2015). Un percorso vocazionale sviluppato attraverso l’immagine artistica e almeno tre caratteristiche teologico – spirituali da tenere in considerazione per il percorso.
Ecco come li ha spiegati don Chirco.
1. Simmetria dei movimenti: “Gesù in persona si avvicinò e camminava con loro” (Lc 4,15); si nota, attraverso la postura dei piedi, che il Risorto è sullo stesso passo dei due. Quasi come a dire: è possibile seguire le orme di Cristo perché Egli stesso ha posto il suo piede nel solco della nostra umanità. Gesù cammina di pari passo con lʼuomo, quasi “accompagnandolo” nel cammino della redenzione e riportandolo, pertanto, alla santità della prima origine (richiamo a quel Dio che passeggiava con gli uomini nel giardino di Eden). Seguire Gesù equivale a ripercorrere la strada verso il paradiso perduto.
2. Unità nelle differenze (visione ecclesiologica): Gesù è in alto e predomina la scena guardando i due; il discepolo al centro è più in alto dellʼaltro discepolo, verso il quale ha rivolto lo sguardo; il discepolo più in basso ha lo sguardo rivolto al percorso da fare. Piccolo particolare: il discepolo più in basso somiglia particolarmente al Cristo, è anche vestito come Lui, quasi come a dire: Egli si è fatto servo dellʼuomo (da notare: la stola al modo diaconale – kenosi), cammina in mezzo a noi e ci indica la strada da seguire. Per questo puoi vedere il Suo Volto nel volto del fratello! Ne vien fuori una perfetta armonia comunionale dove il “capo” di Cristo sta in alto (Cristo capo della Chiesa). Egli guarda e guida la Sua Chiesa, gerarchicamente strutturata, differente nei carismi e nei ministeri. Tuttavia, seppur di natura gerarchica, la Chiesa è essenzialmente “mistero di comunione”, dal momento che chi è in “alto”, è colui che è chiamato a farsi servo, e quindi ultimo.
3. Dinamica vocazionale del mosaico: il mantello di Gesù sembra avvolgere i due discepoli che sono resi partecipi della stessa “missione” di Cristo. Egli, nellʼatto di “di-spiegare” loro le Scritture, fa un atto di consegna. Il discepolo al centro della scena è colui che ascolta la Parola direttamente da Cristo (che sembra sussurrargliela allʼorecchio; è una vera e propria vocazione), tiene un rotolo aperto, lo legge allʼaltro discepolo (servizio) il quale, ascoltandola (altro elemento vocazionale; reazione a catena), sente “ardere il proprio cuore” (tocca il cuore con la sua mano) e non può fare a meno che mettersi al servizio della Parola stessa (stola diaconale). Lʼorizzonte eucaristico del mosaico ci mette in contatto con il senso ecclesiologico di ogni vocazione: se Colui che ci chiama a servire, si è fatto egli stesso nostro servo e ha dato se stesso da mangiare, anche tu che lo ascolti dovrai comportarti come Lui si è comportato (cfr. 1Gv 2,6). [01]
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