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MESSINA. CRISTIANI NELLA “RETE”. CON CHI CONNETTERSI?

Quando ancora nel cuore e nella mente vibrano forti le parole che la Chiesa italiana ha rivolto agli operatori della comunicazione invitandoli ad essere "Testimoni digitali", l'arcidiocesi di Messina-Lipari-Santa Lucia del Mela ha proposto un cartellone di appuntamenti allo scopo di "creare uno spunto di confronto e di dialogo tra tutti coloro che sono immersi nel mondo dei media". "Testimoni digitali: sm cns cn Xto?" (siamo connessi con Cristo?) porta la firma dell'Ufficio diocesano per le comunicazioni sociali, insieme con le Figlie di San Paolo, l'Università di Messina, l'assessorato provinciale alle Politiche familiari e il Comune di Messina.

Quando ancora nel cuore e nella mente vibrano forti le parole che la Chiesa italiana ha rivolto agli operatori della comunicazione invitandoli ad essere “Testimoni digitali”, l’arcidiocesi di Messina-Lipari-Santa Lucia del Mela ha proposto un cartellone di appuntamenti allo scopo di “creare uno spunto di confronto e di dialogo tra tutti coloro che sono immersi nel mondo dei media”. “Testimoni digitali: sm cns cn Xto?” (siamo connessi con Cristo?) porta la firma dell’Ufficio diocesano per le comunicazioni sociali, insieme con le Figlie di San Paolo, l’Università di Messina, l’assessorato provinciale alle Politiche familiari e il Comune di Messina.
 
Con stile. “Stare dentro la notizia è essenziale per chi opera nel campo della comunicazione, ma farlo da protagonisti responsabili è una prerogativa imprescindibile, soprattutto per gli operatori cristiani. Perché mai devono essere persi di vista la centralità della persona, la sua dignità, i suoi diritti inviolabili, ma soprattutto la sua apertura al trascendente”. Per don Giuseppe Lonia, direttore dell’Ufficio diocesano per le comunicazioni sociali, “restare connessi a Cristo anche quando ci si connette alla Rete è non solo un’indispensabile questione di coerenza, ma anche la risposta alle sollecitazioni del vescovo e del Papa”. Già all’inizio dell’anno pastorale, “nella sua lettera alla diocesi, il nostro vescovo – spiega il sacerdote – ci esortava a camminare al fianco dell’uomo, a guardare a lui come ad un compagno. Ecco allora che, applicando le sue indicazioni al nostro settore, nella specificità del nostro campo d’intervento, abbiamo tradotto l’invito del nostro pastore con l’esigenza di seguire le nuove tendenze comunicative laddove, come avviene sul web sempre più luogo di comunicazione e di condivisione, c’è l’uomo che soffre, che spera, che cerca la sua via alla felicità, cerca cioè la risposta alla domanda di senso”.
 
 
La bussola della fede. “L’ambiente digitale – dice don Lonia – pone nuovi interrogativi e dà nuove ‘chance’ alla missione della Chiesa”. Per questo, “è necessario fermarsi a riflettere, focalizzare le sfide, organizzare la missione evangelizzatrice, poiché anche in questo nuovo ambiente bisogna portare il seme evangelizzatore della Buona Notizia”. Ma come navigare nell’immenso mare digitale senza perdersi? Come “prendere il largo senza timore”, forti solo di competenze tecniche seppur necessarie? “Occorre un cuore credente – afferma il direttore dell’Ufficio diocesano – occorre lasciarsi guidare dalla bussola della fede”. Circa il programma degli eventi, spiega don Lonia, “abbiamo pensato di iniziare e di finire gli incontri con i tecnici, con coloro che vivono la comunicazione come una vocazione e come un impegno quotidiano, a volte proprio come un mestiere. Dal primo appuntamento fino all’ultimo, viene proposto un cammino”. Infatti, “parlando della globalizzazione che l’avvento e l’utilizzo del web comportano, non potevamo non allargare lo sguardo verso chi poi materialmente side davanti al pc, si connette e comunica, con i protagonisti, insomma, di questa nuova era digitale: giovani e famiglie”.
 
Al passo coi tempi. Per mons. Calogero La Piana, arcivescovo di Messina, “una Chiesa che voglia camminare al passo coi tempi, certa dell’eterna novità del messaggio d’amore e di salvezza che Cristo ci ha lasciato, non può non entrare nel continente digitale. Un passo, tuttavia, che non può essere fatto con leggerezza. Occorre essere preparati, sia tecnologicamente, sia spiritualmente. Per questo la diocesi ha voluto porre l’attenzione sull’importanza di questa nuova sfida che viene posta agli evangelizzatori con un percorso formativo che rivela un’idea che avanza, pur nella prudenza”. Ecco, dunque, che “il percorso di studio e riflessione proposto si pone come base di partenza innanzitutto per riconoscere e subito dopo per indicare agli operatori pastorali, a chi lavora nei media, ma anche ai giovani, protagonisti della nuova era digitale, e alle famiglie, chiamate a seguire i figli anche in questo viaggio, che si può usare la tecnologia e frequentare le nuove piazze digitali in modo conforme a ciò che si è e a ciò che si crede. Spingere verso questa direzione, farsene addirittura promotori è la cifra dell’attenzione amorevole della Chiesa a ciò che vive la persona nell’ambito della comunicazione, facendosi al contempo fedeli all’input lanciato dal Papa nel messaggio per la Giornata mondiale di domenica 16 maggio”.
 
 
Un pianeta in movimento. Obiettivo dell’appuntamento centrale del ricco cartellone è stato convocare, in una tavola rotonda, diverse “testimonianze” del mondo delle comunicazioni sociali. A moderare è stata chiamata Paola Ricci Sindoni, docente di filosofia morale all’Università di Messina e membro del Comitato per il progetto culturale della Cei. “Il pianeta digitale – ha rilevato – è sempre in movimento, un pieno intreccio tra l’online e l’offline. Bisogna cercare di entrare nei canali d’informazione per tentare di dire una voce che sappia farsi riconoscere, ovvero essere dentro la notizia testimoniando di essere cristiani”. È quell'”infoetica”a cui aveva fatto riferimento, lo scorso anno, Benedetto XVI. In secondo luogo, ha aggiunto Ricci Sindoni, “è necessario aiutare i lettori a potersi esprimere (nuova cittadinanza), a poter dire la propria, ma anche ad avere la capacità di selezionare, di poter scegliere con soggettività piena per dare un contributo, sia nella dimensione locale sia in quella globale”.
 
Il coraggio di entrare nel mondo globale. Per suor Fernanda Di Monte, giornalista e religiosa paolina, “l’eticità deve crescere dentro al cuore”. “La Chiesa – secondo la religiosa – deve avere il coraggio di entrare nel mondo globale” e “ogni cristiano deve trasformare questi strumenti di comunicazione in strumenti di comunione”. Sul “concetto di multimedialità” si sofferma invece Gisella Cicciò, giornalista di Rtp (Radio Televisione Peloritana): un concetto “in continua evoluzione, a differenza dell’etica professionale che non cambia mai”. L’invito è ad “aprirsi al ‘giornalismo partecipato'”, perché “il lettore, il telespettatore devono poter interagire”. Secondo Emanuele Rigano, della testata web “Tempo Stretto”, “un giornalismo che si approccia al religioso nasce innanzitutto dall’essere più ‘veri”.
 
Giornalismo tra locale e globale. L’animatore della comunicazione e della cultura è per Pierpaolo Ruello (animatore Anicec) come “una figura con un ruolo ben preciso, tecnico, nell’ambito della diocesi, che proietta la dimensione locale, se capace, in quella nazionale e può incidere anche nella vita culturale diocesana e cittadina”. La comunicazione, d’altra parte, è importante sia che si tratti di scenari mondiali, sia che ci si riferisca al contesto locale. Testimone digitale anche Domenico Interdonato (giornalista dell’Unione cattolica della stampa italiana) che ha vissuto la sua esperienza in Kosovo, “dove si costruisce nella pace una tolleranza religiosa che non trova spazio mediatico”. Con “Il carrettino delle idee”, invece, l’editore Dino Sturiale vuole “testimoniare un cammino professionale diverso, ma soprattutto umano, per essere il giornalista degli ultimi”. Claudio Staiti, infine, punta sul giornalino scolastico “Koinè” e su quello parrocchiale “Il Carmelino”: “Il giornalino scolastico – ha spiegato – è il punto di partenza per fare giornalismo”, mentre “i giovani partecipano attraverso il giornale parrocchiale per esprimere un punto di vista diverso”.
 
Testimoni” dentro al continente digitale. “L’entusiasmo di tutti, il loro realismo, la loro volontà d’intercettare nel loro lavoro il bene” sono, per Ricci Sindoni, i caratteri comuni di queste testimonianze. “La Rete – ha sottolineato don Lonia nell’intervento conclusivo – sta cambiando non soltanto il nostro modo d’informarci e di comunicare, ma anche le nostre ‘relazioni’ affettive”. Da qui la scommessa “di farsi ‘testimoni’ dentro il grande continente digitale”. Il sacerdote – richiamando le parole di mons. Domenico Pompili, direttore dell’Ufficio Cei per le comunicazioni sociali, al convegno “Testimoni digitali” – ha utilizzato, l’immagine evangelica del “Vino nuovo in otri nuovi”, trasponendola nel continente digitale. “Una prima caratteristica – ha spiegato – è la capacità di avvicinare l’altro, il nostro interlocutore”. “In secondo luogo, l’altro aspetto essenziale è la credibilità che ciascun testimone, anche in versione digitale, deve poter assicurare”. “Essere credibili significa saper rispondere di sé; rispondere del contenuto della comunicazione; rispondere della relazione che la comunicazione instaura; rispondere, infine, degli effetti dell’agire comunicativo”. Ed ecco ciò che serve al continente digitale, ha concluso don Lonia: “‘Testimoni’ qualificati e saggi che sappiano dare un’anima all’ininterrotto flusso comunicativo della rete”.
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