“LA FAMIGLIA A SERVIZIO DELL’UOMO NUOVO”
“Abbiamo incontrato Gesù laddove pensavamo di portarlo”. È con una citazione che arriva dalla Francia che i coniugi Marco Lovato e Laura Lubatti, coordinatori regionali dell’associazione Comunità Papa Giovanni XIII, aprono il loro intervento, a Cefalù, all’interno dell’incontro regionale dei delegati al V Convegno ecclesiale nazionale. “La nuova umanità nasce nel grembo della mamma che scopre che il figlio è disabile e non abortisce, nasce nel desiderio forte del tossico che vuole smettere, nel cuore della prostituta, nel disabile che rimane con la famiglia perché sostenuto, nell’anziano che trova una nuova famiglia quando non ne ha più una sua. La nuova umanità nasce ai piedi della croce e passa dalla croce, perché i poveri sono grande dono e soggetto attivo, sono capaci di ridimensionarci e di portarci a Gesù. La nuova umanità nasce ai piedi della croce nel senso che ciascuno di noi è chiamato ad abitare nella sofferenza e non a fare il pendolare delle opere”.
Il tema dell’intervento della coppia è stato “La famiglia a servizio dell’uomo nuovo”. I coniugi Lovato, del resto, maturano la loro esperienza proprio nelle case famiglia fondate da don Oreste Benzi. Una realtà “che è vera famiglia dentro una casa – spiegano -, dove un papà e una mamma, e con loro i figli, mettono la loro vita insieme alla vita di chi una famiglia non ha. La famiglia – ha detto Marco Lovato – è luogo naturale pensato da Dio per l’accoglienza della vita e di conseguenza dei poveri. Il giorno in cui, con il sacramento del matrimonio, inizia il cammino della famiglia ci viene chiesto se siamo disponibili ad accogliere quei figli che il Signore vorrà donarci. Non solo i figli generati dall’amore sponsale, ma i suoi figli prediletti, cioè i poveri. La famiglia – hanno esortato i relatori – deve stare attenta a non diventare come le famiglie che gestivano le locande di Betlemme, che, dopo aver accolto tanti arrivati per il censimento, stremate, hanno detto di no a quella donna partoriente accompagnata da un falegname perché non c’era più posto. Gesù è nato fuori dalle mura della città – hanno aggiunto Marco e Laura -, in un una grotta, perché non ci fosse nessuna separazione con alcuno che lo volesse incontrare. E solo chi viveva allora e oggi vive la contemplazione, chi fissava allora e fissa oggi lo sguardo in Gesù può, allora come oggi, rimane lì. Gli altri, nauseati dall’odore e da tanta povertà, se ne sono andati”. Per Laura Lubati “la nuova umanità parte dall’ascolto della famiglia, in un impegno che deve coinvolgere le nostre parrocchie. È lì che dobbiamo individuare chi ha bisogno di sostegno ed attivarci. Ma perché la famiglia possa aprirsi all’accoglienza è importante essere parte di un gruppo di famiglie. Sembra faticoso – aggiunge – e lo è veramente, ma ad ogni uomo, come diceva don Benzi riguardo ai giovani, occorre chiedere tutto, altrimenti non ti darà nulla!”. Il marito, poi, mette in evidenza che la nuova umanità sulla quale si concentra il Convegno di Firenze e all’interno della quale il cristiano è chiamato a vivere la sua fede “non può più confondere la giustizia con la carità. Ai poveri – dice parlando non soltanto di chi versa in difficili condizioni economiche – dobbiamo rendere possibile il necessario e non soltanto pensare di dare quello che è possibile e che fa comodo a noi. Non è possibile pensare di dare per carità ciò che è dovuto per giustizia. Nel cammino con chi abita le periferie dell’esistenza siamo chiamati a metterci in ascolto, ad essere Chiesa. La nuova umanità ci chiede di incontrare Gesù ben nascosto negli ultimi della terra”. [01]
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