In Sicilia il deficit più grave il capitale sociale
Un volume dal titolo Le conseguenze della crisi viste dal Sud, ricco di analisi e di dati concreti raccolti dai Centri di ascolto, è stato editato in questi giorni dalle Caritas di Sicilia e dall’Ecos-Med...
Un volume dal titolo Le conseguenze della crisi viste dal Sud, ricco di analisi e di dati concreti raccolti dai Centri di ascolto, è stato editato in questi giorni dalle Caritas di Sicilia e dall’Ecos-Med. Come dice il sottotitolo si tratta del “terzo dossier regionale sulle povertà”, ma anche sulle politiche necessarie per un autentico sviluppo umano. A partire da questi dati le Caritas di Sicilia si sono riunite il 1° e 2 giugno a Piazza Armerina. In primo luogo è stata analizzata la crisi con una lettura particolare, incrociando studi sociali, testimonianza, magistero della Chiesa in un tavola rotonda con il ricercatore dell’Ecos Med e curatore del volume Salvatore Rizzo, la volontaria nel “manicomio” giudiziario di Barcellona Pozzo di Gotto suor Laura Viti, il vescovo di Piazza Armerina e delegato della Cesi per l’educazione Mons. Michele Pennisi. In Sicilia manca soprattutto il capitale sociale: è il dato più rilevante emerso. Manca un’idea di sviluppo. Occorre per questo ritornare ai territori e creare patti educativi, coesione sociale. Impegno che le Caritas traducono in Centri di ascolto, animazione di strada, sollecitazione alle istituzioni, progettualità sociale. Occorre anche entrare nelle pieghe delle povertà più drammatiche come quelle degli ospiti del manicomio di Barcellona le cui condizioni disumane sono state raccontate da suor Laura, con un forte appello alla responsabilità e alla condivisione. Che – ha sottolineato Mons. Pennisi – esige un forte impegno educativo, che i vescovi italiani hanno messo al centro del prossimo decennio, ma anche un cristianesimo autentico, capace di leggere i “segni dei tempi” e di superare ogni separazione fra fede e vita. Con passione, ha sottolineato l’arcivescovo di Agrigento Mons. Franco Montenegro durante l’eucaristia, chiarendo come le Caritas hanno come primo obiettivo di aiutare comunità cristiane che, vivendo da famiglia di Dio, sono attente veramente ai più deboli. Ricordando altresì come ci interpelli la presenza degli immigrati, non fatto emergenziale ma un esodo annunciato che ci impone cambiamenti radicali, soprattutto attraverso un’accoglienza che testimoni fraternità e diventi il primo passo di un ripensamento complessivo del nostro vivere anche sociale e politico. Un vivere che diventi più umano, nella riscoperta della relazione che è il cuore e la verità della vita, ha ricordato il vescovo di Caltagirone Mons. Calogero Peri. Precisando come la questione sia radicale: nella relazione si afferma la differenza dell’uomo dalle cose, nella relazione si vive da uomini e – per i cristiani – si incontra Dio. Diversamente si diventa disumani e non si fa vera esperienza di Dio. Entro questi orizzonti si coglie anche l’attenzione ai beni dati per tutti, come l’acqua, che diventa appello a partecipare alla consultazione referendaria del 12 e 13 giugno e a segnare quattro “si”. Per abrogare leggi che privatizzano la gestione dell’acqua, ampliano l’uso del nucleare, prevedono eccezioni di fronte alla legge, contraddicendo gravemente il bene comune.
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