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I VESCOVI DI SICILIA IN VATICANO

 

 C’era una presenza in più nella visita ad Limina dei vescovi di Sicilia. È il volto ormai glorioso, dopo il martirio, di don Pino Puglisi, il sacerdote ucciso dalla mafia, beatificato il 25 maggio e che idealmente ha accompagnato i presuli dell’Isola in questo importante momento della vita ecclesiale. «La nostra gioia di poter incontrare il Papa – ha affermato il cardinale Paolo Romeo, arcivescovo di Palermo e presidente della Conferenza episcopale di Sicilia – è ancora più piena perché la visita è avvenuta alla vigilia della beatificazione di Puglisi. Per noi è un grande dono che la Chiesa lo abbia riconosciuto martire in odium fidei».

“Dare una testimonianza più chiara ed evangelica per contrastare la mentalità malavitosa diffusa in Sicilia”. È l’esortazione di Papa Francesco ai vescovi siciliani incontrati in due turni lunedì 20 maggio scorso in Vaticano. Un’occasione privilegiata per i vescovi per esprimere “devota, piena e fattiva comunione con il Santo Padre e con la Cattedra di Pietro”. Una visita coincisa con l’assemblea generale della Conferenza Episcopale Italiana. Alla Visita e all’Assemblea dei vescovi italiani ha partecipato, per la Diocesi di Piazza Armerina, l’Amministratore diocesano mons. Giovanni Bongiovanni.

E nella sua prolusione di apertura della Cei, anche il cardinale Angelo Bagnasco ha citato le Chiese del meridione «che continuano intrepide la loro lotta per la vita, che vuole dire anche cultura della legalità. È una missione faticosa e irta di ostacoli, osteggiata dalla malavita che continua a lucrare sulle difficoltà di queste splendide terre».

Se la visita ad limina serve ai vescovi per illustrare quali siano i nodi problematici dal punto di vista pastorale e culturale che contraddistinguono la Diocesi e come interviene la Chiesa su questi problemi, i pastori siciliani hanno parlato dei temi della crisi economica e della disoccupazione. Ma si sono soffermati anche sulle “cose belle”, come la “capacità di accoglienza e testimonianza”.

I contenuti dell’incontro sono emersi dalle dichiarazioni alla stampa dei diversi vescovi e dall’intervista rilasciata a Radiovaticana dall’arcivescovo di Siracusa, mons. Salvatore Pappalardo. «Posso dire che ho un cuore veramente pieno di gioia, perché è stato un incontro molto arricchente – ha detto mons. Pappalardo -. Il Papa ci ha ascoltato con tanta attenzione. Ognuno di noi ha riferito riguardo alle proprie diocesi. Questo incontro comunitario ci ha aiutato proprio a costruire un discorso d’insieme, a mostrare un’immagine della nostra Sicilia più reale, più obiettiva, proprio perché ognuno ha messo la sua parte. Il Papa ci ha raccomandato di stare molto vicini alla nostra gente. Ha ripetuto quella frase: “Abbiate l’odore delle vostre pecore”. Abbiamo detto che alcuni di noi stanno compiendo la visita pastorale e lui ci ha raccomandato proprio questa vicinanza».

Il confronto con il Santo Padre non poteva non toccare il tema della “piaga della criminalità organizzata”, soprattutto alla vigilia della beatificazione di don Pino Puglisi, che avrà luogo sabato prossimo al foro italico a Palermo. Una testimonianza di «grande educatore e coraggioso testimone della fede fino al sacrificio della vita» come ha ricordato anche il presidente della Cei, il cardinale Bagnasco, nella sua prolusione alla Conferenza dei vescovi. «Noi non abbiamo nascosto che ci sono difficoltà tra la nostra gente, perché ovviamente c’è la mentalità malavitosa: c’è ed è diffusa – ha continuato l’arcivescovo di Siracusa –. Questo lo abbiamo detto al Papa. Ma insieme a questo, però,abbiamo anche raccontato le cose belle che ci sono. Per esempio, la Chiesa qui ancora ha una sua presenza. Io sto facendo la visita pastorale e vedo come sono accolto, anche dalle istituzioni civili. Quindi, c’è un’attenzione per la Chiesa che non possiamo nascondere. Siamo noi che dobbiamo dare una testimonianza più chiara e più evangelica. Questo il Papa lo ha sottolineato, ce lo ha detto anche».

Infine mons. Pappalardo ha evidenziato che Papa Francesco ha chiesto notizie delle problematiche che oggi vive la famiglia in Sicilia, se la famiglia riesce a superare la crisi economica. «Ci ha posto anche delle domande sulla famiglia: come vive, quale problematiche ci sono e quali difficoltà sta affrontando. Ovviamente noi abbiamo riferito quella che è la situazione della famiglia nella nostra Sicilia: ancora resiste, ma ovviamente le nuove difficoltà si vanno evidenziando. Certo, tutti noi abbiamo raccontato anzitutto delle difficoltà economiche, che sono un po’ generalizzate dalle nostre parti e per cui molte famiglie trovano difficoltà serie e obiettive. Le difficoltà economiche ritardano anche, per molti, la formazione della famiglia. Questi problemi – ha concluso l’arcivescovo di Siracusa, mons. Pappalardo – li abbiamo presentati al Santo Padre».

Al Papa l’arcivescovo di Agrigento, mons. Francesco Montenegro, e il vescovo di Mazara del Vallo, Domenico Mogavero, hanno portato in dono una croce in legno realizzata con i resti dei barconi dei migranti, che hanno tentato senza successo il viaggio della speranza dall’Africa. 

Simbolo dell’attenzione per il fenomeno dell’immigrazione che interessa, in particolare, Lampedusa e Pantelleria, ma anche per l’impegno e per l’assistenza che offrono ai migranti sia le Chiese che i volontari attivi in quelle realtà. Un tema che ha scosso il Pontefice, «dispiaciuto di come il Mediterraneo sia diventato una tomba». Anche se ha apprezzato l’apertura verso i Paesi dell’altra sponda del mare portata avanti dalle chiese di Sicilia.

A conclusione della visita i vescovi delle 18 Diocesi di Sicilia gli hanno consegnato un’offerta per la carità del Papa.  

 Alessandro Ricupero

 

 

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