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I CRISTIANI PER IL BENE DELLA SICILIA

Con la preghiera nella Cattedrale di Caltanissetta si è conclusa la Giornata Ecumenica regionale organizzata dalla Conferenza Episcopale Siciliana in collaborazione con le Chiese cristiane presenti in Sicilia. Il tema scelto da una commissione mista che ha lavorato alla preparazione dell’iniziativa cita un versetto del profeta Geremia: “Cercate il bene della città”. Vuole indicare un modo e una possibilità per le Chiese di influire sulla crescita della società civile siciliana attraversata da grandi flussi migratori.

Con la preghiera nella Cattedrale di Caltanissetta si è conclusa la Giornata Ecumenica regionale organizzata dalla Conferenza Episcopale Siciliana in collaborazione con le Chiese cristiane presenti in Sicilia. Ospiti della Chiesa nissena che ha preparato con molta cura l’accoglienza dei partecipanti, i lavori si sono svolti nell’auditorium del Seminario vescovile sabato 16 maggio. Il tema scelto da una commissione mista che ha lavorato alla preparazione dell’iniziativa cita un versetto del profeta Geremia: “Cercate il bene della città”. Vuole indicare un modo e una possibilità per le Chiese di influire sulla crescita della società civile siciliana attraversata da grandi flussi migratori.

“Occorreva scegliere – ha affermato mons. Antonio Raspanti, vescovo di Acireale e delegato CESi per l’Ecumenismo e il Dialogo interreligioso – un argomento che riguardasse l’ambito della carità in senso ampio, come servizio al mondo e nel mondo. Nel corso della programmazione e del cammino comune abbiamo individuato il focus nella missionarietà amorosa, caritativa, nei confronti del mondo che caratterizza le Chiese cristiane. La nostra società siciliana è tanto travagliata oggi e, secondo alcuni, addirittura affetta da gravi malattie, vere e proprie patologie sociali, così abbiamo scelto di uscire da noi stessi e capire se insieme, mettendoci fianco a fianco – da alleati, perché insieme chiamati da Cristo -, possiamo esercitare questa diaconia nei confronti della nostra società di Sicilia”.

Nel corso della giornata, dopo la preghiera ecumenica di lode, le Chiese cristiane intervenute si sono autopresentate. Il momento della riflessione è stato affidato a tre relatori: la pastora Silvia Rapisarda per l’aspetto biblico, il prof. Uccio Barone per l’aspetto socio-politico (assente perché impedito, ma ha inviato la sua relazione) e la prof. Anna Maria Leonora per l’aspetto pastorale. Nel pomeriggio si sono svolti i gruppi di studio e la discussione in assemblea. È stato elaborato un documento finale unitario.

In esso si afferma tra l’altro: “Geremia, profeta in grado di analizzare le dinamiche politiche del suo tempo e che sa guardare al ruolo di Dio nella storia, egli stesso sa ricercare la via, se non la più luminosa, almeno la meno catastrofica per la sopravvivenza. Nell’esortazione di Geremia a cercare il bene della città si potrebbe scorgere, erroneamente, una chiamata alla cooperazione col dominatore, mentre è da intravedere piuttosto, l’esortazione a guardare Dio che, se da una parte ha punito il popolo lasciandolo deportare, dall’altra punirà anche i babilonesi e mostrerà la sua benignità verso il suo popolo, liberandolo e riconducendolo nella sua terra. Dio rimane sovrano tanto a Gerusalemme, quanto a Babilonia (Rapisarda).

Individuando pertanto la realtà urbana della nostra Isola sono evidenti elementi di deterioramento sociale e culturale. La conurbazione disordinata delle aree metropolitane (Palermo, Catania, Messina), l’espansione incontrollata delle periferie, la marginalizzazione delle aree interne, la deindustrializzazione dei ‘poli di sviluppo’ degli anni ’60 stanno incrinando la già fragile coesione sociale e impoveriscono qualità e consistenza delle identità storiche delle città siciliane. Nell’assenza dello Stato, che tra tagli ‘lineari’ e riduzione del welfare continua a ritirarsi dal Mezzogiorno, spetta alle ‘Chiese’ del cristianesimo contemporaneo offrire una sponda di speranza e di impegno sociale per risalire la china, per contenere i guasti di una ‘società liquida’ che rischia di perdere la fede ma pure ogni forma di etica civile. Non mancano del resto alcuni segnali positivi nella ‘desertificazione’ urbana attuale: l’associazionismo di servizio, forme nuove di imprenditoria giovanile, una rete diffusa di solidarietà orizzontale che riesce a mantenere essenziali legami di solidarietà tra le generazioni. Il dialogo ecumenico ed interconfessionale può contribuire ad una ‘ripartenza’ della Sicilia, a cominciare dalla memoria collettiva e dal patrimonio culturale delle sue città (Barone).

La necessità del dialogo, infatti, si impone oltremodo in una realtà in cui gli individui che risiedono nello stesso spazio fisico ormai non costituiscono una comunità coesa ma, piuttosto, un insieme eterogeneo di tribù urbane indifferenti alle relazioni dialogiche. A dispetto di ciò, a questa realtà urbana postmoderna, sembra utile accostare l’esistenza emergente di processi relazionali improntati a principi, appunto,  di solidarietà e reciprocità. Realtà che in modo sincretico e imprevedibile realizzano micro-habitat socio-culturali associati a dinamiche evolutive inclusive e comunitarie. In un contesto metropolitano sempre più interculturale ed interreligioso, ad esempio, si vanno individuando significative forme e pratiche alternative di solidarietà” (Leonora). [01]

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