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“GIOVANI E LAVORO. FUTURO PRESENTE”: PRECARIETA’, DATI, SFIDE E SPERANZE

Hanno dati alla mano e conoscono, uno per uno, i nomi dei tantissimi ragazzi impegnati in progetti e servizio. Escono quotidianamente ad incontrare i giovani che abitano il loro territorio. Lo fanno in forza del loro battesimo ed oggi anche incoraggiati dall’attenzione che l’ormai prossimo Sinodo voluto da Papa Francesco ha focalizzato sui giovani. Gli uffici regionali della Conferenza episcopale siciliana che si occupano di Giovani, di Problemi sociali e Lavoro, di Carità si sono riuniti, sabato 16 giugno 2018, a Baida (PA) per riflettere su “Giovani e lavoro. Futuro presente”. Presenti i direttori dei tre uffici promotori, gli operatori di pastorale, gli animatori di comunità del Progetto Policoro. Accanto a loro quanti, a diverso titolo, sono interessati al tema: l’associazione Libera, la Conf Cooperative Sicilia, l’Alleanza regionale contro la povertà, Acli, Acai e Ucid sono alcune di queste. Ad aprire i lavori, coordinati dalla giornalista Alessandra Turrisi, i loro saluti.
“Siamo qui per fare rete – ha detto Gaetano Cascino, di Libera -, perché abbiamo la consapevolezza che creare lavoro è il modo migliore per arginare la mafia”. Per Cesare Arangio, di Conf Cooperative, “non sono certo le risorse economiche il vero problema, ma le idee: finché si penserà che l’unica strada per trovare lavoro è avere una raccomandazione, significherà che manca la speranza. Trasformare la crisi che stiamo vivendo in una opportunità – ha aggiunto – sarà possibile solo stimolando i giovani”. Per Alleanza regionale contro la povertà, rappresentata al convegno regionale da Rosanna La Placa, “gli impegni fondamentali sono lavoro e sociale” e la strada da percorrere è quella che “parte dalle persone più fragili per ricostruire un welfar sociale che sia contrasto alla povertà minorile ed educativa”.
Due i vescovi intervenuti all’evento: mons. Corrado Lorefice, arcivescovo di Palermo e delegato CESi per le Aggregazioni laicali, e mons. Giuseppe Marciante, vescovo di Cefalù e delegato CESi per i Problemi sociali. “I giovani non possono non essere protagonisti, ma occorre la collaborazione degli adulti. Noi cristiani siamo capaci di mettere insieme competenze? Abbiamo ancora in Sicilia ottime intelligenze e abilità – ha detto mons. Lorefice nel suo intervento – ed è solo facendo in modo che si mettano in rete, insieme, che possiamo valorizzare natura, cultura, arte della nostra terra”.
Il vescovo di Cefalù ha evidenziato la necessità di “rilanciare il protagonismo giovanile nelle Chiese e nelle iniziative pastorali”. “Il quadro che ci troviamo davanti non è felice, anzi induce allo scoramento. Tutte le nostre province interne – ha detto mons. Marciante – sono diventate periferie: stanno morendo i paesi e le culture, i giovani vanno via incoraggiati dai loro stessi genitori, i quali fanno sacrifici grandi per assicurare loro un lavoro. Di fronte a questa situazione possiamo reagire attraverso la fantasia dell’imprenditoria. Natura e cultura, di cui siamo ricchi – ha aggiunto il presule -, con l’aiuto della tecnologia posso contribuire ad attivare prospettive di sviluppo”. E poi, rivolgendosi ai giovani ha aggiunto: “Dateci idee, in modo che i vostri sogni diventino anche quelli di noi vescovi, presbiteri, chiese; siamo qui per voi, accanto a voi, a vostra disposizione”.  
Nel corso dei lavori, l’Ufficio CESi per i Giovani, diretto da don Gaetano Gulotta, si è occupato della lettura dei questionari pre-Sinodo, l’Ufficio per la Carità, diretto da Valerio Landri, in collaborazione con la Caritas di Ragusa, ha reso noti i dati di una ricerca sui giovani candidati al Servizio civile nazionale, mentre l’Ufficio regionale per i Problemi sociali e il Lavoro, diretto da don Sergio Siracusano, in collaborazione con la cooperativa “TerradaMare” ha presentato “I frutti di Policoro e le sfide future”.
“La precarietà giovanile come cifra esistenziale” è stato il tema della riflessione biblico-sapienziale di Rosaria Lisi, che ha invitato a riscoprire “la preziosità della precarietà”: “Non possiamo più permetterci di spaventare i giovani con una visione della precarietà legata a modelli degli adulti e non più attuali: non siamo abituati a questo stile, ma per i giovani è differente. Loro – ha detto – non solo mettono le mani in pasta e trovano la loro stabilità al suo interno, ma hanno la capacità di cogliere la bellezza del momento presente”. La precarietà è stata, allora, approfondita nell’ottica della possibilità e del suo valore, e i presenti sono stati accompagnati in un excursus che ha toccato la precarietà lavorativa, ma anche quella affettiva e della vita di fede.
La chiusura del convegno è stata tutta dedicata alla speranza. Se ne è fatto portavoce Johnny Dotti, con un intervento dal titolo “Giovani generativi di nuova comunità”. La sua riflessione ha preso il via dalla crisi che, per il relatore, “è più spirituale, che non sociale, politica, economica o del lavoro”.
Crisi che, per Dotti, “vuole dire che siamo davanti ad un passaggio che stiamo cercando di compiere da tanti tanti anni”. Nell’intervento, la speranza è si snodata in cinque direzioni: “Sperare nell’invisibile; sperare nell’impossibile, al di là delle sicurezze e delle certezze alle quali siamo abituati; sperare – ha detto il relatore – a partire dalla quotidianità che viviamo; sperare con l’altro, mai da soli e individualmente, e non solo con chi ha idee simili alle nostre; sperare attraverso la propria precarietà, la propria fragilità, perché entrambe fanno parte della natura umana”. [01]
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