“FU’AD E JAMILA”: CON LA FAME DI PANE E CON LA FAME DEL CUORE
I sentimenti aiutano a leggere i fenomeni della vita, gli accadimenti. Avviene così in “Fu’ad e Jamila”, il libro di Cosetta Zanotti dedicato all’immigrazione. Un libro che racconta una storia, ma che narra anche i “colori” del cuore dei protagonisti e, in qualche modo, colora anche l’animo di chi si avvicina alla lettura del testo. Proprio la lettura del testo ha aperto l’intervento dell’autrice che ha tenuto la 4° relazione dal titolo, appunto “Fu’ad e Jamila: una famiglia in viaggio da un Paese lontano; la storia di due innamorati su un barcone diventa un libro su Lampedusa e sulle storie d’amore”.
“Vi siete mai messi al posto di questi viaggiatori di speranza? Provate a chiedervi: “Cosa avrei fatto io? Cosa avrei pensato se fossi stata io a dover lascare la mia terra per salvare mio figlio, per non morire di guerra, per avere del pane da mangiare…? A dover attraversare una distesa di acqua che chiamano mare e che io non ho mai neanche visto?”. Queste domande – le stesse che hanno ispirato il libro realizzato con e per la Caritas italiana e pubblicato da edizioni Lapis – sono state poste ai partecipanti al Convegno regionale di Pastorale familiare.
“Il progetto – ha spiegato Cosetta Zanotti – è pensato per parlare di immigrazione innanzitutto ai bambini, ma anche per ricordare agli adulti che oltre ai numeri, ai nomi, ai fatti, alla fame, “sia di pane, sia del cuore”, c’è altro. C’è l’animo di chi ha intraprende il viaggio, il suo cuore, i suoi sentimenti, le speranze, le paure … È questo che racconta l’arte, che è “il pane quotidiano per l’anima” rispetto alla realtà dei fatti. L’arte, infatti, viaggia per canali diversi, non ci arriva attraverso l’orecchio, ma attraverso il cuore. E se “la scienza è conoscenza, l’arte è riconoscenza”, ci fa sentire felicemente partecipi della bellezza del mondo”.
Il filo rosso che unisce Fu’ad e Jamila e poi loro ai lettori è l’amore. “L’amore di coppia e per il bambino che deve arrivare. Per amore di questo figlio sono disposti ad attraversare questo deserto, questo mare … Del resto una storia non è che l’incontro di un io con un tu. E viceversa.
Un incontro fatto di parole e di silenzio, come quello tra le parole. Come nel “ti amo” tra Fu’ad e Jamila, niente affatto differente dal “Ti amo” detto il Sicilia, piuttosto che a Triste o a Roma. Un silenzio che ha accompagnato, nel libro, prima la morte e poi la nascita. Di fronte ad entrambe il silenzio arriva il modo naturale, come emozione particolare, perché entrambe fanno parte del gioco della vita”.
L’intervento della scrittrice si è concluso con una domanda: “In che modo vogliamo abbellire questo mondo?”. [01]
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