“DOV’È TUO FRATELLO? FAMIGLIA E IMMIGRAZIONE”
“Dov’è tuo fratello? ( Gen 4,9 a): famiglia e immigrazione” è il titolo del Convegno nazionale organizzato in Sicilia dalla Conferenza Episcopale Italiana. L’evento porta la firma dell’Ufficio nazionale per la Pastorale della Famiglia, insieme con Migrantes, Ufficio per l’Ecumenismo, Caritas e Apostolato del mare. Si svolgerà a Campofelice di Roccella, Cefalù, da domenica 31 maggio a martedì 2 giugno 2015.
“Si può parlare di immigrazione, di accoglienza e di integrazione da diversi punti di vista, ma certamente non lo si può fare in termini di eccezionalità o di emergenza. Semmai di deve parlare di urgenza!”. Mons. Calogero Peri, vescovo di Caltagirone e delegato CESi per la Famiglia ribadisce che “non si può far finta che si tratti di un fenomeno occasionale, ma è una condizione con la quale le famiglie e la Chiesa, come famiglia di famiglie, devono fare i conti. Perché entrambe sono luoghi di riflessione e di accoglienza particolari”.
Se si volesse rispondere all’interrogativo proposto dal titolo dell’appuntamento, “Dov’è tuo fratello?”, secondo il presule, si potrebbe dire che “Abele è oggi in mare, è a bordo di fatiscenti barconi, è nei centri di accoglienza, è per le strade, è nelle nostre città. Certo quella ci poniamo è una domanda che ci ricorda la nostra responsabilità nei confronti dei fratelli. Non è possibile dire: “Non chiedere a me!”. Non è possibile in nessun ambito, né della vita individuale né collettiva. Non possiamo lavarcene le mani quando il tributo di sangue e dolore è così notevole.
In occasione dell’ultimo naufragio, con numeri di vittime altissimi – aggiunge -, le istituzioni hanno parlato di giornata di lutto. Ebbene, noi Chiesa avremmo dovuto indire una giornata penitenziale per chiedere perdono del peccato di aver permesso, anche indirettamente, che questo continuasse ad avvenire. Non si tratta di sensi di colpa, ma dobbiamo chiederci: la Comunità internazionale europea, noi Chiesa, cosa abbiamo fatto? Ormai il livello della coscienza e consapevolezza dovrebbe cambiare”.
Parlando dell’accostamento famiglia – immigrazione, proposto peraltro anche dall’Ufficio per la Famiglia della Conferenza Episcopale Siciliana nel corso dell’ultimo appuntamento regionale (21 – 23 novembre 2014), mons. Peri pone l’accento sul fatto che “collegare la famiglia al fenomeno immigrazione significa dare un taglio del tutto nuovo alla questione, che non si limita alle pur necessarie risposte concrete. In famiglia – spiega -, quando viene un altro figlio, si modificano spazio, atteggiamenti, economia, impostazioni mentali e quotidiane … C’è una nuova creatura e la si accoglie come parte integrante. Così è quando arriva un fratello da un altro pezzo di mondo: non ce lo aspettavamo, è arrivato all’improvviso… Adesso, noi famiglia umana, famiglia cristiana e Chiesa, come ci stiamo modificando?”.
Il Vescovo delegato CESI per la Famiglia non propone soluzioni, ma indica una possibilità: “È un itinerario da sperimentare, inventare, metter su. Ed occorre farlo scegliendo la giusta prospettiva: innanzitutto evitando di trattare l’immigrato per un tempo, per una necessità o per un’urgenza. Dobbiamo prendercene cura come di un figlio che entra nel nostro stato di famiglia. Se, dunque, sono io responsabile di mio fratello, allora dove e come l’ho accolto e collocato? Come me ne prendo cura e come lo accompagno?”.
In chiusura un augurio: “Il livello ‘alto’ del convegno sia di conversione, di cambiamento di mentalità. Crei occhi nuovi e non offra le solite pezze e rattoppi. Ci aspetta una stagione nuova di accoglienza e carità, di responsabilità e di amore”. [01]
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