Sarà celebrato oggi, giovedì 7 aprile, il Precetto pasquale per medici, operatori sanitari e associazioni di volontariato. Alle 16, nella parrocchia Preziosissimo Sangue, il vescovo mons. Paolo Urso presiederà la celebrazione che avrà per tema “Insieme per servire meglio e attuare il dono della speranza e della tenerezza di Dio”. “Cosa significa “servire” nel campo della sanità e del volontariato? Vorrei indicarlo attraverso un duplice passaggio: puntare di più sull’operare insieme e saper diffondere con maggior forza i doni della speranza e della tenerezza di Dio. In una sola parola – si legge in una nota dell’Ufficio diocesano per la Pastorale della Salute, che organizza l’appuntamento – operare insieme. Viene spontaneo pensare a quella “unione fa la forza” per cui se nel nostro impegno di volontariato o di professionista o di operatore sanitario ci mettiamo insieme con tanta buona volontà a dare una mano nelle varie situazioni, senza alcun dubbio rechiamo un grande vantaggio alla struttura in cui operiamo e più ancora alle persone che curiamo. Eppure di fronte a questa spontanea reazione, occorre fare un passo più importante e profondo. La parola insieme prima di operosità, indica la nostra identità di persone, la nostra identità di cristiani. La parola insieme richiama prima dell’operosità l’essere in comunione. Saper diffondere – conclude la nota – con maggior forza i doni della speranza e della tenerezza di Dio”. In una riflessione diffusa in vista dell’appuntamento l’Ufficio diocesano, diretto da Giorgio Occhipinti, aveva invitato alla riflessione sulla “tenerezza di Gesù”: “La partecipazione di Gesù alla condizione della persona umana, specie se sofferente, non è mai fredda, ma carica di una forte e intensa emotività; egli fa propria la sofferenza di chi incontra ed opera nel segno del “prendersi cura” della persona, del mettersi a servizio della vita della persona. Conoscere Gesù nella sua umanità, nella sua relazione con le persone in situazioni di debolezza, di limite e di sofferenza, significa conoscere un progetto di vera umanità e di relazione umanizzante: noi cristiani, nel mondo sanitario, imitando la tenerezza e la compassione di Gesù, dobbiamo diventare gli specialisti della tenerezza verso i sofferenti, coloro cioè che sanno costruire relazioni amichevoli, piene di umanità, di serenità, di amabilità, di amore. E’ questo un servizio che nella Chiesa e nella società non deve assolutamente mancare, ma che deve essere portato avanti da chi ha come suo vero impegno e dovere il donarsi agli altri con generosità”. [01]
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