12 gennaio 2023
Lutto
È MORTO BIAGIO CONTE
L’Arcivescovo di Palermo, mons. Corrado Lorefice, i Fratelli, le Sorelle e la grande famiglia della “Missione di Speranza e Carità” annunciano la morte del missionario laico fratel Biagio Conte, fondatore della stessa Missione.
Con questo messaggio arriva la notizia ufficiale, attesa ma non per questo meno triste.
Non solo sulle testate giornalistiche e attraverso i mezzi di comunicazione, ma, momento dopo momento, si moltiplicano sui social, tra gruppi e associazioni e negli spazi di comunicazione privata di tanti i messaggi e le immagini che raccontano chi è stato Biagio Conte, cosa ha significato averlo avuto in questo mondo e in questa Chiesa e averlo incontrato.
Di seguito alcuni dei messaggi dei vescovi di Sicilia, le parole di annuncio di quanto avvenuto, il loro ricordo grato e affettuoso, le loro intenzioni di preghiera.
ACIREALE. Mons. Antonino Raspanti, vescovo, presidente della Conferenza episcopale siciliana
La Chiesa di Sicilia piange la sua scomparsa ma è edificata dalla sua vita operosa e concreta donata agli ultimi e ai dimenticati. Ha vissuto il suo carisma di discepolo della carità alla sequela di Cristo, centro della sua esistenza e missione”.
MONREALE. Mons. Gualtiero Isacchi, arcivescovo
Carissimi, questa mattina il nostro Biagio Conte ha concluso il suo pellegrinaggio terreno ed ha raggiunto la meta alla quale tendeva. Uniamoci in preghiera perché il Signore _povero_ che lui ha accolto sulla terra ora lo ricompensi per il suo fedele servizio. Sicuri che Biagio continuerà a pregare per noi e per tutta la Chiesa continuiamo il nostro cammino nella fede. Gualtiero Isacchi
PALERMO. Mons. Corrado Lorefice, arcivescovo
“Oggi il Signore chiama la nostra Chiesa che è in Palermo – chiama ciascuno di noi – a raccogliere il testimone di un esempio così fulgido. La sua vita, segno per l’intera città degli uomini, manifesta la fede in Dio alimentata dal Vangelo, la speranza vissuta nella radicale povertà e la carità senza limiti che contribuisce alla trasfigurazione della convivenza umana a partire dai più poveri.
L’opera di fratel Biagio, incoraggiata e confermata dalla visita di Papa Francesco, manifesta il volto della Chiesa povera e dei poveri.
L’Arcivescovo si stringe affettuosamente ai genitori e ai familiari di fratel Biagio ed esorta a offrire preghiere di suffragio e a porre gesti concreti di carità, di riconciliazione e di pace”.
Card. Salvatore De Giorgi, arcivescovo emerito di Palermo
Ho seguito per dieci anni fratello Biagio sin dagli inizi e primi sviluppi della sua prodigiosa missione di carità evangelica, animata dalla preghiera e alimentata dalla penitenza. Anche da lontano gli sono stato vicino spiritualmente conversando telefonicamente con lui sino a pochi giorni fa e non finivo di ingraziare il Signore per la crescita spirituale del suo servo fedele e per la fecondità inarrestabile della sua missione. In una omelia non ho avuto difficoltà a definirlo il San Francesco di Palermo. E ora non ho difficoltà a considerarlo con San Francesco nella gloria del Signore che ha amato e servito con passione in migliaia di ultimi, suoi prediletti.
Card. Paolo Romeo, arcivescovo emerito di Palermo
Sono sicuro che adesso la stella grande della testimonianza di Biagio Conte brillerà sulla sua diocesi e si aggiunge a quella del beato Cusumano, anche lui molto sollecito per i poveri, eppure rimangono molti poveri a Palermo, nella nostra isola, vuol dire che non abbiamo fatto ancora sufficiente per sradicare la miseria e l’abbandono e l’emarginazione nella quale vivono molte persone. Ce lo ha detto Pino Puglisi: “Se ognuno fa qualche cosa…” ed è un invito a ciascuno ad impegnarsi perché insieme possiamo fare molto; e oggi guardiamo Biagio Conte: quanti volontari, quante persone anonime, con generosità, gli hanno permesso nella promozione di queste sue opere, di venire incontro ai bisogni di tante persone. Forse sono morti meno isolati, meno poveri, meno abbandonati perché Biagio non ha mai rifiutato nessuno. Mi auguro che questa stella di Biagio che si aggiunge alle tante altre stelle che brillano sulla città di Palermo possa veramente raggiungere i cuori di tutti e riscattare la città dalle piaghe, da quella peste che tante volte noi invochiamo durante la festa d Santa Rosalia, perché dal Monte Pellegrino possa veramente brillare una stella in più, quella di Biagio Conte. Che il Signore ci aiuti a non sperperare questa eredità, a non parlare di lui come di qualche cosa di passato, ma come qualche cosa a cui attingere per trovare forza, luce, coraggio e ispirazione; Biagio è stato inventivo nel trovare le vie della carità per raggiungere i bisognosi. Anche noi oggi dobbiamo essere inventivi nel trovare le strade della giustizia e dell’amore tra i popoli perché il regno di Dio si costruisca in mezzo a quello degli uomini. Questa è l’eredità e lì esempio che ci lascia Biagio Conte”.
Mons. Michele Pennisi, arcivescovo emerito di Monreale
Ho incontrato per la prima volta Biagio Conte a Palermo nel 2003 in occasione della marcia della pace quano era su una sedia a rotelle e lo rincontrato decine di altre volte. Nell’estate del 2014 l’ho incontrato a Rimini al Meeting dell’amicizia dei popoli dopo la grazia della sua guarigione a Lourdes che lo ha rimesso in piedi . Da allora ha intrapreso molti viaggi a piedi portando la Croce come pellegrino di speranza per l’Italia e l’Europa. Durante il mio episcopato a Monreale lo incontravo puntualmente a Tagliavia in occasione della festa della trebbiatura nei terreni dati in comodato gratuito alla Missione Speranza e Carità da parte della Arcidiocesi già da mons. Salvatore Di Cristina. Spesso si rifugiata in solitudine nel Santuario della Madonna delle Croci sopra Monreale e puntualmente veniva a trovarmi o mi mandava dei messaggi. La sua dedizione ai poveri scaturiva da una vita spirituale fatta di preghiera di digiuno e di penitenza. In alcune circostanze era presente alle celebrazioni nella cattedrale di Monreale. Sono rimasto colpito di come parlava a tutti soprattutto ai giovani dando loro speranza e invitandoli a servirei poveri. Conservo delle lunghe lettere scritte a mano che mi ha indirizzato. L’ho sentito più volte durante questi ultimi mesi e sono rimasto colpito della sua serenità pur nella sofferenza che ha affrontato in unione alla passione di Gesù Cristo è che ha offerto per la Chiesa e la salvezza delle anime.
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