06 luglio 2019
Conferenza Episcopale
MONS. GIUSEPPE SCHILLACI E’ VESCOVO
“Solo tenendo lo sguardo fisso sul Cristo, supremo pastore, si può pensare di radunare e guidare il popolo che gli viene affidato”. Lo ha detto mons. Giuseppe Schillaci, vescovo di Lamezia Terme, nel suo saluto, al termine dell’ordinazione episcopale per l’imposizione delle mani di mons. Salvatore Gristina, arcivescovo di Catania, indicando “l’identità e la missione del vescovo”. Nella piazza Numistrano, nel cuore della città lametina, dove si è tenuta la celebrazione eucaristica, il neo vescovo ha evidenziato che “è con questo sguardo rivolto anzitutto al Cristo che vorrei provare a guardare, questa sera, tutti voi”. “Se provassi, anzi se provassimo a guardare gli altri come Cristo guarda ciascuno di noi – ha aggiunto il presule -, quale meraviglia, quale bellezza si dischiuderebbe dinanzi a noi in ogni momento, in ogni situazione, in ogni incontro, soprattutto quando la realtà, costellata da difficoltà, non priva di incognite e contraddizioni, ci appare triste e cupa, e ogni cosa si rivela incerta, disperata, quasi irredimibile”. Per mons. Schillaci, “è con lo sguardo di Gesù Cristo che dovremmo provare a guardare la nostra storia, tutta la nostra umanità”. Infatti, “più ci stringiamo a lui, più si dilatano i confini, più si allargano gli orizzonti, è un’apertura infinita, senza limiti; è bontà; è misericordia”. Per il presule, che ha evidenziato come “l’ascolto è apertura che rifugge da ogni chiusura in se stessi”, “è un invito ad uscire da se stessi, per cui il centro del mondo non sono io, i miei progetti, le mie cose, le mie idee”.
Dopo aver ricevuto l’ordinazione episcopale, mons. Schillaci ha detto ancora che “Il cristiano non può mai condividere percorsi che privilegiano o accarezzano logiche malavitose di violenza, palesi o subdole, perché semplicemente contraddicono il Vangelo”.
E ha aggiunto: “È proprio il rovesciamento della logica di questo mondo a fare ‘la differenza cristiana’, ma è quello che siamo chiamati a incarnare con uno stile di vita, con dei gesti concreti, in particolare, nei confronti di coloro che non contano nulla, dei senza difesa e delle vittime”. Per mons. Schillaci, “il servizio per un discepolo significa conformarsi allo stile di vita di Cristo”. “Ogni buon discepolo – ha proseguito – non vuole mai esercitare sull’altro e sugli altri nessuna forma di potere, per cui abbracciare la forma del servizio significa prendere decisamente le distanze da ogni logica che mira al dominio e al controllo sugli altri e degli altri”. Tutto ciò – ha evidenziato il vescovo – “comporta rinunciare a uno stile di vita che cerca tornaconto e interesse personale o che si serve dell’uso della forza e della violenza solo per un desiderio sfrenato di potere. È con il Vangelo che bisogna fare i conti, non per scoraggiarsi, ma al contrario per ritrovare freschezza, energia, entusiasmo”.
Condividi