22 - 24 febbraio 2019
Ufficio regionale per la Dottrina della fede e la Catechesi - Ufficio regionale per la Famiglia
CONCLUSO IL CONVEGNO SUL “PRIMO ANNUNCIO ALLA FAMIGLIA”
Presenti i vescovi delegati, mons. Salvatore Muratore e mons. Pietro Fragnelli, dopo i saluti dei direttori e la cronistoria della preparazione al convegno, don Matteo Dal Santo della diocesi di Milano ha svolto la prima relazione del convegno “Il primo annuncio alla Famiglia per generare nella fede con la Comunità” con una relazione su “Trasmettere e generare alla Fede oggi“. Il relatore ha messo in evidenza le trasformazioni della società e la nascita di una nuova cultura provocate dalla rivoluzione digitale, dal rapporto con il tempo, lo spazio e le relazioni, nonché dalle mutate condizioni della famiglia. La vera sfida è dunque quella di parlare all’uomo di oggi da uomini d’oggi. Trasmissione della Fede dunque come un comune cercare in cui tutti si sentano soggetti e non solo fruitori.
Rivolgendosi alle numerose famiglie presenti don Dal Santo ha invitato a trasmettere la fede in dialetto, cioè nella lingua che si parla in famiglia che è la lingua dell’amore. I tratti del primo annuncio alle famiglie il relatore li ha così elencati: sguardo accogliente che dona fiducia; il metodo: parlare ad adulti da adulti; il contenuto: il primo annuncio per illuminare la vita (Gesù ti ama, ha dato la vita per te); lo stile: l’accompagnamento nelle soglie della vita che sono le esperienze forti (la nascita, la scelta vocazionale, la professione, la fragilità, le gioie e i lutti)’ e infine i luoghi: la parrocchia e gli incontri di famiglia, la casa e i riti di famiglia (celebrare insieme con la preghiera l’avvento, il Natale, la Pasqua…
Gero Bertolino della diocesi di Cefalù ha poi guidato la riflessione con la Lectio divina che ha concluso i lavori della prima giornata.
Dopo cena i convegnisti hanno potuto ammirare il maestoso Duomo con la visita guidata dal direttore dell’Ufficio liturgico don Domenico Messina.
La seconda giornata si è aperta con l’intervento di don Vito Mignozzi, direttore dell’istituto teologico pugliese, su “Le relazioni ecclesiali per una comunità che genera alla fede”, di cui è disponibile lo schema. Partendo dal contesto ecclesiale attuale emergente anche da alcuni documenti della CEI, il relatore ha messo in luce il tema della generatività come un processo che implica un nuovo stile di agire pastorale cogliendo le chances che questo tempo offre alla comunità cristiana. La via da percorrere è pertanto la capacità di prendersi cura delle relazioni, mettendo al centro la persona cogliendo le soglie di vita (nascita, matrimonio, lutti…) quali luoghi di relazione e di annuncio del Vangelo.
La mattinata è poi proseguita con la presentazione dell’esperienza della diocesi di Padova ad opera di Maria Teresa Camporese e la celebrazione della S. Messa presieduta da Mons. Pietro Fragnelli, vescovo delegato Cesi per la Famiglia e i giovani.
Nel pomeriggio i laboratori incentrati su tre domande-guida: 1. Quali i passi necessari per passare da una pastorale del fare e dei servizi ad una pastorale della relazione? 2. In che modo la catechesi può accompagnare la comunità cristiana a recuperare la sua capacità iniziatica? 3. Come tessere relazioni profonde tra famiglia e comunità perché entrambe possano essere protagoniste di generatività?
In serata i membri degli Uffici di Catechesi e Famiglia si sono riuniti per una verifica dei rispettivi cammini in itinere.
“Osiamo! Abbiamo una nuova sfida davanti: lavorare insieme mettendo al centro della pastorale gli adulti e la famiglia per edificare la comunità ecclesiale grembo che genera continuamente figli di Dio e fratelli che camminano insieme”. Così mons. Salvatore Muratore, vescovo di Nicosia e delegato Cesi per la Catechesi, nel suo intervento a conclusione del convegno.
Indicando ai numero partecipanti ai lavori, sia dell’Ufficio per la Catechesi che per quello per la Famiglia, i “punti irrinunziabili del rapporto tra comunità, famiglia, catechesi, ragazzi”, il vescovo ha parlato di “urgenza”, “accoglienza” e “scambio”. La prima è riferita alla necessità di non indugiare nel “creare e avviare processi di interazione tra i soggetti in gioco”, offrendo “proposte organiche, significative ed articolate”, senza improvvisazioni e senza sporadicità.
“Le famiglie – ha proseguito poi mons. Muratore – devono sentire a pelle di esse accolte, accompagnate e aiutate a prendersi cura della propria fede e della fede dei figli”; devono sentirsi inserite, insomma, all’interno di una “comunità bella, che non è bigotta, litigiosa e giudicante”.Il delegato Cesi per la Dottrina della Fede e la Catechesi ha chiesto, poi, ai catechisti delle diciotoo diocesi dell’Isola e ai responsabili della Pastorale familiare di “adottare il metodo laboratoriale, fatto di dinamiche di scambio, di interazioni, di relazioni fraterne e di stima vicendevole”.
Condividi