17 - 21 febbraio 2020
Centro Madre del Buon Pastore
CONFESSORI A SCUOLA DI MISERICORDIA
Sono sacerdoti e parroci, ma anche diaconi e alunni del VI anno di Teologia ad aver preso parte al Corso di formazione sul sacramento della riconciliazione (Poggio San Francesco, 17-21 febbraio 2020), proposto dal Centro “Madre del Buon Pastore” per la formazione permanente del clero in collaborazione con la Pontifica Facoltà Teologica di Sicilia.
Il titolo scelto è “Siate misericordiosi come è misericordioso il Padre vostro”.
Quella proposta è stata una “rassegna accurata delle questioni morali e canoniche, allo scopo – spiega don Calogero Cerami, direttore del Centro Madre del Buon Pastore – di informare il ministro circa il suo ruolo ecclesiale”, con numerosi spunti di riflessione e meditazioni proposte “per aiutare i presbiteri a dialogare col mondo e con le problematiche attuali”.
Il desiderio e il bisogno di riconciliarsi e il senso del peccato, il senso di colpa come esperienza umana universale, la colpevolezza, sia quella comune o normale, sia quella problematica o patologica sono alcuni degli argomenti proposti da Giuseppe Sovernigo, della Facoltà teologica dell’Italia settentrionale, ai partecipanti al Corso.
Il suo intervento ha guidato i sacerdoti in un percorso variegato che ha proposto come “punto dal quale partire, con rettitudine, per guarire” una domanda: “agli occhi di chi ti senti in colpa?”. La strada verso la quale questa domanda apre è quella che permette, appunto, il passaggio dal senso di colpa al senso del peccato.
Domenico Messina, docente presso la Pontificia facoltà teologica di Sicilia, ha proposto la riflessione sulla “mistagogia del sacramento della Riconciliazione”, soffermandosi sul “mistero della Riconciliazione, come storia di salvezza, storia che continua” e sulla “pastorale liturgica della misericordia” e offrendo come spunto per il laboratorio liturgico-pastorale la discussione sul “valore terapeutico del tempo penitenziale e delle celebrazioni penitenziali”. I partecipanti al corso si sono cimentati nello stilare un esame di coscienza capace di interagire ed entrare con efficacia nella vita di adolescenti e di giovani, di coniugi e di presbiteri e hanno provato a stilare un itinerario penitenziale per le fragilità matrimoniali.
Per don Vito Impellizzeri, direttore dell’Istituto superiore di Scienze religiose di Palermo, “la confessione è kairos e luogo teologale in cui celebrare la separazione pasquale tra il peccato e il peccatore, la conversione è processo di vita e di sequela e la confessione diventa anticipo di risurrezione”. A dare titolo al suo intervento al Corso di formazione sulla riconciliazione una citazione dal Vangelo di Marco: “Che cosa è più facile dire al paralitico: Ti sono rimessi i peccati, o dire: Alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina?”.
Le altre riflessioni sono state proposte da don Fortunato Di Noto, fondatore e presidente dell’Associazione Meter, su di “Preti digitali. L’affettività al tempo dei social”, di mons. Vincenzo Murgano, della Pontificia Facoltà Teologica di Sicilia, sulla “Celebrazione del sacramento: normativa canonica – Confessione individuale – Assoluzione a più penitenti – Luogo per ricevere le confessioni” e “Il penitente: categorie speciali di penitenti che si trovano in situazioni di fragilità (cann. 987-991)”. E ancora di Pietro Cognato, della Pontificia Facoltà Teologica di Sicilia, su “Casi di coscienza e coscienza dei casi. Riflessione teologico-morale sul sacramento della Riconciliazione” e di don Giacomo Sgroi, direttore dell’Ufficio Liturgico regionale, su “La mistagogia del sacramento della riconciliazione”.
Don Nicola Gaglio, parroco della Cattedrale di Monreale, ha illustrato poi “Il ciclo penitenziale nei mosaici del Duomo”, mentre al vescovo di Patti, mons. Guglielmo Giombanco, il compito di intervenire su “Il ministro del sacramento: facoltà di ricevere le confessioni e di assolvere”.
Una occasione in più di riflessione è stata offerta dal dialogo con alcuni giovani curato dalla giornalista Alessandra Turrisi.
Condividi