12 marzo 2019
Conferenza Episcopale Siciliana
“NON POSSIAMO NEGARE CHI SIAMO… RIPARTIAMO DALLA STORIA CHE ABBIAMO RICEVUTO”
“Penso che nel nostro territorio e qui in Sicilia ci siano delle esperienze straordinarie. E sono importanti – dice don Giuliano Savina – intanto perché ci aiutano nella lettura storica contemporanea e poi perché non possiamo rischiare di ignorare la storia che ci ha preceduto, la sapienza ed intelligenza di quel processo ecumenico interreligioso che la Sicilia trasmette. Non si parte da zero – aggiunge –, ma dalla storia che abbiamo ricevuto! Non possiamo negare chi siamo! La stessa storia ci chiede di ritornare sui quei testi sacri che hanno fatto non solo la cultura ma la fede della gente e dei popoli che hanno abitato la Sicilia“.
L’ecumenismo e il dialogo interreligioso devono, insomma, partire dalle relazioni. “Quando incontro una persona, dentro quella persona posso riconoscere la sua fede. Conoscendola – spiega il direttore dell’Ufficio per l’Ecumenismo il Dialogo interreligioso della CEI –, entro in quello che sia chiama il dialogo dialogico, cioè imparo ad ascoltare l’altro per come l’altro ascolta se stesso, per come l’altro percepisce la propria fede, per come l’altro è in relazione con il Dio in cui crede. Questo è un approccio fondamentale“.
L’intenzione è di raccogliere del materiale per un instrumentum laboris da presentare al Consiglio permanete della CEI e da discutere in Assemblea generale. “Viviamo una stagione storica significativa, nella quale le fedi, le confessioni religiose e le religioni vengono tirate in ballo dalla vicende sociali quotidiane e storiche. Sono convinto – dice don Giuliano Savina – che l’attenzione ecumenica interreligiosa dei vescovi italiani possa portare un apporto significativo per una ricaduta poi nel territorio italiano, che vuole dire nelle diocesi e nelle parrocchie“.
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