Pubblicato il

GIORNATA SACERDOTALE MARIANA REGIONALE

GIORNATA SACERDOTALE MARIANA REGIONALE

La cronaca del diacono Pino Grasso

GIORNATA SACERDOTALE MARIANA REGIONALECirca 300 tra sacerdoti e diaconi hanno partecipato alla Giornata mariana del Clero di Sicilia che si è svolta presso il Santuario della Madonna della Sciara di Monpileri martedì scorso. Presenti anche i membri dei direttivi dei consigli presbiterali siciliani che hanno partecipare ad un incontro che il giorno prima si è tenuto sempre a Mascalucia presso la casa esercizi spirituali dei Padri Passionisti. “L’occasione – afferma don Salvo Priola, segretario della Commissione Presbiterale Siciliana è stata propizia anche per avviare un dialogo e un confronto che vorremmo continuasse nel tempo avvenire e per dare avvio alla preparazione remota del convegno che dovrà vederci pienamente coinvolti durante l’anno pastorale 2014/2015”.A fare gli onori di casa l’Arcivescovo di Catania, mons. Salvatore Gristina, nel cui territorio insiste il Santuario, il quale con un gesto di grande generosità ha concesso la presidenza delle celebrazione Eucaristica che è stata animata dai volontari del luogo sacro. “Come ci hanno insegnano i nostri Padri Vescovi, cedo volentieri la presidenza al vescovo ospite in diocesi – ha detto mons. Gristina – la Madre nostra Santissima ha propiziato soprattutto per noi presbiteri una rinnovata abbondanza di doni dello Spirito che ci sostengono nel nostro generoso ministero a servizio dell’amata gente di Sicilia”.L’evento, organizzato dalla Commissione Presbiterale Siciliana, si è aperto da una dotta riflessione di padre Ermes Ronchi, presbitero e teologo italiano dell’Ordine dei Servi di Maria, curatore della rubrica “Le ragioni della Speranza” all’interno del programma di cultura cattolica “A sua immagine”, che ha sviluppato il tema “Cerco nel cuore le più belle parole, riflessioni sul Magnificat”.“Il Magnificat non nasce nella solitudine, ma dentro uno spazio di affetti, nell’incontro e nell’abbraccio tra Maria ed Elisabetta – ha detto il relatore – non riduciamo ad un monologo quello che è nato come dialogo. Maria, una giovane donna aperta, che sa vivere bene i suoi affetti. Il Magnificat ci assicura che anche il cerchio dei nostri affetti è uno spazio adatto al venire di Dio; che sono già autentico vangelo, quando siamo consapevoli che Dio è “l’Amore in ogni amore”, che amare è amarLo, che quelli della terra sono frammento e nostalgia di quell’abbraccio con cui Dio si stringe in me, mi stringe in sé. Dio viene mediato da creature, da dialoghi, da abbracci. Forse non c’è esperienza più sicura d’infinito quaggiù sulla terra di quella legata alle relazioni tra le persone: in principio a tutto è il legame. Legame d’amore”.Subito dopo si è svolta la celebrazione Eucaristica alla quale non ha potuto partecipare il card. Paolo Romeo, il quale è dovuto “volare” per raggiungere Roma, dove avrebbe celebrato a Santa Maria Odigitria dei Siciliani, titolo che ha ottenuto dal Santo Padre Benedetto XVI quando lo ha creato e pubblicato Cardinale nel Concistoro del 20 novembre 2010. “Il mio cuore è diviso perché vado a Roma a celebrare – ha detto – ma resto qui con il mio spirito accanto a ciascuno di voi”.Cuttitta“Ringrazio l’eccellentissimo Arcivescovo di questa Arcidiocesi mons. Gristina che con squisito gesto di fraternità mi ha ceduto la presidenza – ha detto il presidente della Commissione Presbiterale Siciliana – mons. Carmelo Cuttitta – abbiamo ascoltato prima della celebrazione padre Ermes che con la sua riflessione ci ha fatto vibrare l’anima e il cuore per Maria, madre dei sacerdoti. Oggi la festa liturgica di Santa Maria Odigitria ci offre la possibilità di guardare a Maria su cui ha porto il suo sguardo il Signore che ha risposto con generosità alla sua chiamata. Scorgiamo come Ella continua a indicarci il suo Figlio che è la strada da seguire come testimoni del suo Vangelo. La Vergine indica a noi sacerdoti la novità di Dio che in Gesù Cristo ci offre un cammino sicuro per evitare i rischi di questa vita. Anche oggi cantiamo il Magnificat e il nostro ringraziamento del dono ministeriale che svolgiamo nel nostro tempo che presenta una profonda crisi di Fede che non riconosce i valori cristiani. Oggi guardiamo a Maria che ha pronunciato il suo “eccomi” alla Parola che ha accolto nell’obbedienza della sua dedizione innalzando la lode all’Altissimo. Anche don Pino Puglisi ha messo al centro della sua vita la Parola che gli ha permesso di svolgere un corretto cammino nell’incontro con l’altro”.Mons. Cuttitta ha pure annunciato che dal 23 al 26 novembre 2015 si svolgerà il V convegno dei presbiteri di Sicilia in occasione del 50 anniversario della promulgazione conciliare della “Presbiterorum ordinis”, in preparazione del quale è già avviata la fase preparatoria che chiamerà i direttivi dei Consigli presbiterali diocesani e, successivamente anche ogni Consiglio, a collaborare per il pieno coinvolgimento di tutti i Presbiteri di ogni diocesi.Al termine della celebrazione Eucaristica, tutti i partecipanti alla giornata si sono recati presso la chiesa dove è presente l’immagine della Madonna delle Grazie, scampata miracolosamente all’eruzione lavica del 1537, per l’atto di consacrazione e la spiegazione della devozione a Maria che è stata fatta dal rettore don Alfio Giovanni Privitera.“La più antica testimonianza attendibile circa l’esistenza di un Santuario mariano nella baronia di Mompileri – ha spiegato – risale al 1446, ma diversi storici sono orientati a far risalire questo luogo di culto mariano a tempi antecedenti il XIV secolo. Sua gloria artistica e spirituale era il gruppo dell’Annunciazione, e il simulacro della Madonna delle Grazie, opere marmoree di raffinata fattura, forse di Antonello Gaggini o della sua scuola, che suscitavano un profondo coinvolgimento emotivo e spirituale sulle innumerevoli folle di pellegrini che vi accorrevano da ogni parte. Nel 1537 la lava dell’Etna, nel corso di una eruzione sembrava dover avere la meglio sul Santuario. Da Catania venne portato il velo di S. Agata e il fuoco non passò oltre, ma solo si appoggiò alla parete nord della chiesa sicchè, fino all’anno 1669 si potevano vedere pendere, all’interno della chiesa, stalattiti di pietra lavica. Nel 1669 un’eruzione iniziata l’11 marzo e che si protrasse per ben quattro mesi cancellò completamente Mompileri seppellendola sotto uno spessissimo strato di lava incandescente. Illudendosi che il monte (Mompileri) potesse fare da scudo e difendere il centro abitato, gli abitanti non fecero in tempo a mettere in salvo tutti i beni artistici e religiosi del Santuario e tutto affondò in un’inesorabile distruzione sotto più di 10 metri di lava incandescente che ben presto si trasformò in duro basalto. La Ginestra è l’unico arbusto in grado di vivere sul basalto. Nessun’altro vegetale riesce a sopravvivere su questo tipo di terreno. Non bastarono i pii desideri di sacerdoti e laici di grande fede che tentarono, circa vent’anni più tardi, delle imprese di scavo nel disperato tentativo di poter ritrovare qualcosa di intatto. Fondi, sforzi e ogni genere di iniziativa si risolsero ben presto nell’acerba delusione. Fu la stessa Madre di Dio che prese l’iniziativa, quando negli imperscrutabili disegni di Dio i tempi erano maturi. Nell’agosto 1704, quando ormai il solo supporre nuovi scavi non poteva che essere impensabile, la Vergine Santissima si manifestò ad una “pia donna” indicandole il luogo dove scavare per poter ritrovare il suo simulacro. Il 18 agosto 1704, a 35 anni dalla terribile eruzione lavica, dopo aver forato la “Sciara” perpendicolarmente per più di 10 metri, i cercatori si trovarono a contemplare alla tremante luce delle loro torce, il simulacro della Madonna delle Grazie cui la lava, fermatasi all’atto dello sfiorarne la sommità e il volto, si era disposta attorno a modo di una cappella formata dalla natura per salvaguardare l’immagine della Regina del Cielo e della terra. Compreso che l’intensione di Maria era che la sua prodigiosa immagine rimanesse nel luogo della sua antica sede, in meno di due mesi si eresse una piccola chiesa che la potesse custodire e che potesse accogliere le folle dei pellegrini che da ogni parte ripresero ad accorrere verso questo santo luogo. Da allora, la Vergine Maria, viene venerata sotto il titolo “della Sciara” perchè dalla “sciara” (la lava dell’Etna) la sua immagine è stata protetta anzichè distrutta. Il giorno 1 agosto dell’anno 1923, il Card. Arc. di Catania Francica Nava, riconoscendo il particolare legame che sussiste tra il “Mistero di Mompileri” e la vita travagliata ma piena di speranza e tenacia della gente dell’Etna e costatando l’accorrere di folle di fedeli da ogni parte, volle elevare questo luogo a Santuario, perchè costituisse un cuore mariano per l’Arcidiocesi di Catania. Da allora i vescovi di Catania non mancano di stringere con il Santuario particolari rapporti di intimità spirituale. Ogni anno, l’ultimo giovedì di maggio, l’Arc. di Catania insieme con i sacerdoti e i fedeli della Diocesi, vi convergono per un grande pellegrinaggio diocesano nel quale vengono affidati alla Vergine Santissima gli orientamenti pastorali per il cammino della chiesa etnea. La terza domenica di agosto e il sabato precedente si fa memoria del prodigioso ritrovamento con celebrazioni di stampo strettamente liturgico e spirituale che vedono l’accorrere di molti fedeli devoti che si assiepano nella grande spianata all’aperto per celebrare l’Eucarestia. Negli anni a cavallo tra il grande giubileo del 2000 e il trecentesimo del ritrovamento, ad opera del defunto sac. Salvatore Incognito, il Santuario, che è anche sede parrocchiale, ha visto fiorire al suo interno il carisma della Comunità Fraternità Nostra Signora della Sciara, un’associazione di fedeli laici che ha come carisma la preghiera, l’accoglienza e il servizio, cercando di fortificare il proprio cammino di santità ad immagine della Vergine Maria contemplata nella ferialità della sua vita. Nello stesso periodo si è intrapresa la costruzione di una nuova grande Aula Liturgica che contribuirà all’accoglienza dei pellegrini per le celebrazioni festive. Il Santuario, con la grotta del ritrovamento costituiscono per tanti un’oasi di silenzio e di spiritualità immerso nel tipico paesaggio etneo, lontano dalle case e dal frastuono delle nostre città sebbene facilmente raggiungibile grazie a tre vie di comunicazione che lo pongono al centro delle tre grandi zone in cui è suddivisa la Diocesi. Mompileri e il suo circondario è tutta un mistero di grazia e di spiritualità mariana nel quale inoltrarsi con fede umile. Scendere alla grotta del ritrovamento, nel cuore della terra e poi risalire nella chiesa dove è venerato il prodigioso simulacro per celebrare la Misericordia e l’Eucarestia, costituisce quasi un esercizio ginnico-spirituale che riempie il cuore di santa speranza”.

ULTIME NEWS