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“TRASFORMARE LA CRISI IN OPPORTUNITA’”

“Viviamo un tempo di grandi incontri e di grandi scontri. Sta a noi trasformare uno scontro in un incontro grande. Questo significa che dobbiamo passare dal caos al kairòs, che è opportunità, anzi all’eukairòs, che, secondo un’espressione che troviamo nei Vangeli, è l’opportunità propizia. Ma per passare dal caos della famiglia, dell’umano, di tutte le cose nostre, al kairòs occorre che lo Spirito vi aleggi sopra. Ci ritroviamo in un tempo particolare che più volte durante i lavori abbiamo definito “post” di una modernità finita o, come qualcuno l’ha definita, fallita. Noi, cristiani, dobbiamo trasformare questo fallimento”. Così mons. Calogero Peri, vescovo di Caltagirone e delegato CESi per la Famiglia, concludendo il 2° Seminario di studi dedicato a “L’esodo della famiglia nel tempo della crisi”, che si è svolto a Baida nei giorni 9 e 10 settembre 2015.

“Viviamo un tempo di grandi incontri e di grandi scontri. Sta a noi trasformare uno scontro in un incontro grande. Questo significa che dobbiamo passare dal caos al kairòs, che è opportunità, anzi all’eukairòs, che, secondo un’espressione che troviamo nei Vangeli, è l’opportunità propizia. Ma per passare dal caos della famiglia, dell’umano, di tutte le cose nostre, al kairòs occorre che lo Spirito vi aleggi sopra. Ci ritroviamo in un tempo particolare che più volte durante i lavori abbiamo definito “post” di una modernità finita o, come qualcuno l’ha definita, fallita. Noi, cristiani, dobbiamo trasformare questo fallimento”. Così mons. Calogero Peri, vescovo di Caltagirone e delegato CESi per la Famiglia, concludendo il 2° Seminario di studi dedicato a “L’esodo della famiglia nel tempo della crisi”, che si è svolto a Baida nei giorni 9 e 10 settembre 2015.
“L’origine dell’uomo è una sorpresa. Si colloca nella storia come famiglia e non come individuo, e come relazione sia per la coppia, sia per la Chiesa, sia per il mondo. L’essere uomo, insomma, non è solo finalizzato a se stesso – ha aggiunto il presule -, ma è per essere coppia, per essere Chiesa, per essere mondo. Ecco perché la declinazione dell’umano – è questo l’aspetto teologico più evidente che ci è stato ricordato – è sul modello divino, anzi su Dio Trinità. In principio c’era l’uomo, ma come coppia. Dire che in principio c’era il noi, c’era Dio, c’era la famiglia, significa che in principio c’era la differenza, perché per amarsi bisogna essere diversi. Abbiamo bisogno di elaborare un Vangelo dell’amore e della famiglia, come annunzio e come testimonianza sia dal punto dell’essere, sia dal punto della conoscenza. Infatti i cristiani sono chiamati ad essere luce e a portare luce, a tirar fuori cosmos e quindi armonia dal caos”.
Mons. Peri ha posto poi degli interrogativi. “Come collocarci, dunque, in questo presente? Né da alieni, né da alienati. Noi abitiamo questo tempo in modo cosciente e consapevole. Siamo stati invitati ad abitare, che è poi uno dei cinque verbi proposti per Firenze 2015. Abitiamo il tempo, abitiamo la storia, abitiamo le domande.
Cosa propongo? – ha proseguito – Innanzitutto l’insistenza del dover passare dal dire cosa fare al proporre come farlo. Non basta dire alla famiglia “Alzati, cammina! Sii espressione di bellezza, di comunione, di amore,…”. Non penso ci sia famiglia e coppia che non voglia essere bella, essere felice, soltanto che da sé non ce la fa. Allora Cristo può darci una mano perché come ha fatto Lui possiamo fare anche noi. Io chiamo tutto questo “progetto culturale”, intendendo questa accentuazione di indicare processi e percorsi di umanizzazione. Non c’è umanità e umanizzazione senza il noi, senza la famiglia, senza il maschile e il femminile, senza la coppia. Ecco allora il progetto culturale sarebbe mettere le premesse per cui noi possiamo “coltivare” la cultura dell’uomo, dell’uomo nuovo, dell’uomo secondo il Vangelo, della famiglia secondo le altezze che ci sono state presentate”.
Concludendo, il vescovo delegato CESi per la Famiglia, ha evidenziato che “Il Mistero pasquale potrebbe essere la sintesi di tutto questo: annuncio della tua morte e proclamazione della tua resurrezione. E noi tutto questo, come vasi di creta, lo portiamo e lo annunciamo nella nostra carne, nelle nostre famiglie, nelle nostre coppie”. [01] 
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