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SIRACUSA. “SACERDOTI ATTENTI, ACCOGLIENTI E GENEROSI MINISTRI DI CONSOLAZIONE”

Se la fede è un gettarsi completamente in braccio all’Assoluto, senz’altra garanzia che l’amore fedele di Dio, Maria è stata davvero la credente per eccellenza, di cui non potrà mai esserci l’eguale. Ella ha creduto prima di ogni conferma e di ogni convalida da parte degli eventi e della storia. Ha creduto in totale solitudine. Gesù ha proclamato la beatitudine di quelli che “pur non avendo visto crederanno” (Gv 20,29). Maria è la prima di coloro che hanno creduto senza avere ancora visto. Ha creduto subito, senza alcun indugio, senza volersi prendere tempo per riflettere. Ha impegnato tutta se stessa. Ha creduto che avrebbe concepito un figlio per opera dello Spirito Santo. Non ha detto tra sé: “ Bene, ora stiamo a vedere che cosa succederà; il tempo dirà se questa strana promessa è vera e se viene da Dio”. Non ha detto tra sé: “ Se son rose fioriranno …” Questo è ciò che ogni persona avrebbe detto, se avesse dato ascolto al buon senso e alla ragione. Maria, invece, credette, cioè “spalancò la porta al suo Creatore”, si mise nelle sue mani, senza limiti, senza condizioni. Si sottomise consapevolmente e liberamente alla parola ricevuta, alla divina volontà nell’obbedienza della fede divenendo così modello e madre di tutti i credenti. Come non pensare alle parole di Kierkegaard sulla fede? “Credere – diceva – significa stare sull’orlo dell’abisso oscuro, e udire una voce che grida: Gettati, ti prenderò tra le mie braccia”. Credere è tenere per certo che “Nulla è impossibile a Dio” (Lc 1, 37), e che “tutto è possibile per chi crede” (Mc 9, 23)”.
E’ questo uno stralcio della meditazione offerta da mons. Giuseppe Costanzo, Vescovo emerito di Siracusa, in occasione della XXII Giornata Sacerdotale Mariana, organizzata dalla Commissione Presbiterale Siciliana, e svoltasi lo scorso 14 Maggio a Siracusa, in concotimnza con il 60° Anniversario della Lacrimazione. Nella riflessione sul tema “Beata colei che ha creduto”, il presule, parlando ai prersbiteri di Sicilia aggiunge: “A noi sacerdoti la Madonna Santissima chiede di essere trasparenza del Padre, immagine viva del Suo Amore misericordioso, messaggeri appassionati di speranza. A noi la Madre, nel suo amore premuroso, chiede di essere pastori dal cuore tenero, come quello di Gesù Buon Pastore: dunque, attenti, accoglienti, generosi ministri della consolazioneIl ministero della “Paràklesis” di cui parla l’Apostolo è quello oggi più urgente: le gente vuole sentirci vicini ai problemi che l’assillano, al lavoro che manca, allo stipendio che non basta, all’incertezza del futuro, all’angosciante solitudine, ai problemi di salute, all’instabilità degli affetti, all’emergenza educativa… Tocca anzitutto a noi preti offrire un servizio d’amore che aiuti a costruire un futuro migliore attraverso “un profondo rinnovamento culturale” e una “riscoperta di valori di fondo”. Tocca a noi ricordare all’uomo d’oggi che la crisi che stiamo attraversando non è solo economica e sociale, ma è anche e prima di tutto, culturale, morale e spirituale. Tale crisi – come ha scritto già nel 2009 Benedetto XVI – ci obbliga “a riprogettare il nostro cammino, a darci nuove regole e a trovare nuove forme di impegno, a puntare sulle esperienze positive e a rigettare quelle negative. La crisi diventa, così, occasione di discernimento e di nuova progettualità” (Charitas in veritate n. 21). Non è facile, tale servizio educativo, ma è necessario e urgente. Diceva la Beata Teresa di Calcutta, “frutto della fede è l’amore e frutto dell’amore è il servizio”. [01]
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