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SESTA EDIZIONE DEL FESTIVAL DELLA DOTTRINA SOCIALE DELLA CHIESA

Si è svolta a Verona dal 24 al 27 novembre 2016 la sesta edizione del Festival della Dottrina sociale della Chiesa. Il tema dell'appuntamento, “in mezzo alla gente”, riassume il senso di questa manifestazione, che vuole riportare la DSC dal chiuso delle sagrestie e dei convegni per pochi eletti al centro della vita del popolo: nelle piazze, nelle strade, nei teatri. Significativa in termini di apporto ai lavori è stata la presenza della Sicilia, con alla guida mons. Michele Pennisi, arcivescovo di Monreale e membro del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, che ha proposto la sua riflessione nell'omelia in apertura ad una delle giornata di lavoro. Ai partecipanti, arrivati da tutta Italia, anche l'esempio dell'esperienza della Missione Speranza e Carità e il sistema virtuoso dei privati che sostengono opere destinate agli ultimi.

Si è svolta a Verona, dal 24 al 27 novembre 2016 la sesta edizione del Festival della Dottrina sociale della Chiesa. Il tema dell’appuntamento,  “in mezzo alla gente”, riassume il senso di questa manifestazione, che vuole riportare la DSC dal chiuso delle sagrestie e dei convegni per pochi eletti al centro della vita del popolo: nelle piazze, nelle strade, nei teatri.
Il Festival non è il solito convegno dove si guarda la realtà dall’alto con intenti teoretici e si trinciano giudizi moralistici che non appassionano nessuno, ma una festa di popolo che coinvolge giovani, imprenditori, famiglie, volontari che  creano rete ed offrono una esperienza di dottrina sociale in atto che parte dai vari territori.
Per mons. Michele Pennisi, arcivescovo di Monreale e membro del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, “partecipando al Festival si coglie la vera identità della dottrina sociale della Chiesa non come un optional, ma come parte integrante della pastorale sociale e della catechesi che deve avere come destinatari privilegiati  gli adulti”.
L’impegno quotidiano dei cristiani, “in tutta la pluralità delle sue espressioni”, porta a “mettere in comune e in relazione le buone pratiche, l’operatività virtuosa, la creatività, e con questo contribuire a costruire un mondo nuovo che anticipa il Regno di Dio futuro. Gesù – ha affermato il vescovo nell’omelia della Messa di apertura della giornata – con esempi presi dalla natura c’insegna a conoscere i segni dei tempi, a capire cosa succede dentro di noi e fuori di noi”; “c’incoraggia a pensare per capire in profondità non soltanto con la testa, ma anche con il cuore, con tutto noi stessi”. Ma “il discernimento dei segni dei tempi – ha messo in guardia – non è una cosa facile: c’è il rischio dell’omologazione culturale al pensiero unico dominante, c’è il rischio del conformismo alla mentalità del mondo, all’opinione pubblica. C’è il rischio di essere massa di vagabondi senza un pensiero e una libertà personale e non popolo”. Il presule ha ricordato le parole di Papa Francesco nel videomessaggio per il Festival di quest’anno: “Stare in mezzo alla gente significa avvertire che ognuno di noi è parte di un popolo. La vita concreta è possibile perché non è la somma di tante individualità, ma l’articolazione di tante persone che concorrono alla costituzione del bene comune”. “La salvezza – ha aggiunto Pennisi – è stata proprio questa: farci popolo di Dio che cammina nella storia verso la realizzazione di una promessa, avere la libertà di giudizio dei figli di Dio, per pensare secondo Dio e non secondo gli uomini”.
Al Festival di Verona erano presenti vari siciliani fra i quali: il prof. Vincenzo Antonelli, docente alla Gregoriana e alla LUISS che ha coordinato una tavola rotonda sulle esperienze in Italia e all’estero dei gruppi di Dottrina Sociale; Salvatore Urso, responsabile del Gruppo DSC di Palermo; don Sergio Siracusano e don Marcello Pulvirenti, direttori della Pastorale sociale di Messina e di Acireale; il prof. Massimo Maniscalco, presidente dell’UCID Sicilia.
Ma non solo presenza. L’esperienza della missione Speranza e Carità e il sistema virtuoso dei privati che sostengono opere destinate agli ultimi sono stati alcuni degli argomenti affrontati nel corso del VI Festival della Dottrina Sociale della Chiesa “Abbiamo portato a livello nazionale l’esperienza di Biagio Conte, come sintesi perfetta del messaggio evangelico – afferma Salvatore Urso, responsabile per la Dottrina Sociale della Chiesa di Palermo -. Il Festival diventa sempre più un’occasione, non soltanto di confronto, ma di concreto impulso all’azione. A Palermo ci confrontiamo con molte criticità e occorre fare sistema, tra le realtà migliori, per garantire i diritti degli ultimi. E Biagio Conte, il folle di Dio, è un valido riferimento per concentrare forze e risorse. Un merito altrettanto grande va’ riconosciuto a monsignor Adriano Vincenzi che in questi anni ha saputo raccogliere ed accogliere la sensibilità di noi appartenenti ai gruppi Dsc insegnandoci ad essere lievito ed a fare rete in tutto il territorio nazionale”.
 
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