“SE L’ALTRO NON È DENTRO, NEL PIÙ PROFONDO DI TE STESSO, HAI TRADITO L’UOMO E NON HAI SEGUITO DIO”
E’ stata presieduta da mons. Calogero Peri, vescovo di Caltagirone e delegato CESi per la Famiglia, la messa festiva celebrata il primo giorno del convegno organizzato dalla Cei a Cefalù sul tema “Dov’è tuo fratello? Famiglia e immigrazione”. “Ci è capitata la bella coincidenza di ritrovarci qui a parlare di immigrazione e di famiglia nel giorno in cui la Chiesa celebra la solennità della SS. Trinità. È la parola che usiamo per dire Amore e per capire che quando la ragione e l’intelligenza – come per la matematica quando si parla di un Dio uno e nello stesso tempo trino – ci portano fuori pista, è l’amore che risolve tutto!”.
Collegandosi al Vangelo della giornata, il presule ha guidato la riflessione dei partecipanti evidenziando come “la differenza, la diversità, anzi l’alterità abita Dio: neanche lui è solitudine ed individualismo. È Padre, Figlio e Spirito Santo in una comunione di vita in cui ciascuno vive in relazione con l’altro. Così è per l’uomo, fatto a sua immagine e somiglianza. Proviamo a chiederci: l’altro, chiunque esso sia, dove abita? Dove lo pongo? Dove lo colloco? Se non è dentro, nel più profondo di te stesso, hai tradito l’uomo e non hai seguito Dio”.
E lancia una provocazione: “Immaginavo un ‘esterno’ che leggesse il titolo di questo nostro convenire: ‘Dov’è il fratello?’. Risponderebbe: ‘Nella sua famiglia! Se è fratello, allora è in famiglia! Altrimenti semplicemente non è fratello’. Voglio dire – ha aggiunto mons. Peri – che si tratta di una questione teologica prima ancora che antropologica. Siamo figli! E non un figlio qualunque, così come gli è capitato, ma il figlio eletto: io sono così come Lui mi ha voluto. C’è una scelta! È l’amore che ci ha eletto! Accostare famiglia e immigrazione – ha aggiunto – è una proposta cristiana che può risultare sconvolgente! Lo è certamente se non si crede nella Trinità!”.
Paragonando l’arrivo di un fratello “lontano” alla nascita di un nuovo componente in una famiglia, il vescovo delegato CESi per la Famiglia, ha aggiunto: “Quando un fratello arriva è chi accoglie che si modifica, mica il contrario. E non è una forzatura o un piegarsi. Non è diverso nella società da quello che è nella famiglia. Noi, i fratelli non solo li riceviamo, ma li adottiamo, li facciamo essere uno di noi, parte di noi! E come Dio lo dice a noi, anche noi, sotto l’ispirazione della Trinità, dobbiamo dire a chi arriva nelle nostre città e nelle nostre vite: ‘Tu sei esattamente quello che volevo, che aspettavo e che voglio amare’”. [01]
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