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QUARESIMA 2016

Tempo di grazia e occasione propizia di conversione, ancor più nello speciale Anno giubilare della Misericordia, la Quaresima è un cammino di fede prezioso. I Vescovi di Sicilia, ciascuno alla loro Chiesa particolare, indicano modalità, azioni e direzioni per vivere i quaranta giorni che conducono alla Pasqua: ascolto della Parola di Dio, preghiera assidua e carità operosa i tre passi indispensabili.

“La misericordia è la modalità con cui Dio si rende presente agli uomini per rivelare il suo volto e il suo nome”. Lo ricorda mons. Corrado Lorefice, arcivescovo di Palermo, nel suo messaggio per la Quaresima 2016. “In Gesù crocifisso – evidenzia – Dio raggiunge gli uomini peccatori nella più estrema lontananza, proprio là dove la distanza e la separazione appaiono incolmabili: prendendo le fattezze del peccatore, facendosi peccato”. E “in Cristo ‘divenuto peccato’ ogni uomo è un raggiunto da Dio e Dio prende sul serio il peccatore; non è indifferente a nessun uomo e a nessuna donna”. Non solo: “Gesù non ha fatto, come prima cosa, di ogni uomo un peccatore, non ha dichiarato peccatore nessuno, non è venuto a contare i peccati degli uomini; egli si è fatto ‘prossimo’ dei peccatori. E così li ha chiamati fuori dai loro peccati, non ve li ha fatti entrare. Vi è ‘entrato’ lui, per far uscire loro”. C’è, sottolinea il presule, “un oggi della misericordia di Dio che riguarda direttamente la fraternità cristiana e la rende solidale nella salvezza con tutti gli uomini, destinataria con e per essi della miseratio continuata di Dio”. Per l’arcivescovo, “la Quaresima è il cammino dell’umiltà che il Maestro chiede ai suoi discepoli di intraprendere per essere capaci di coinvolgersi in tutta verità, di uscire dall’indifferenza e dall’alienazione esistenziale. È la scuola per vincere la sclerocardia, la durezza del cuore, l’idolatria dell’avere e del potere che ci rende orgogliosi e bramosi, operatori di ingiustizia, indifferenti, distanti, calcolatori, tiepidi.
È il tempo propizio della nostra consegna al volere di Dio, dell’accettazione della prova, della disponibilità al perdono pieno e incondizionato; della rinuncia all’odio, all’inimicizia, alla vendetta; della lotta all’amore smodato di sé; del nostro impegno a costruire una città inclusiva, solidale, giusta, attenta agli ultimi e ai piccoli, porto sicuro per i profughi e le vittime di questo nostro tempo”. Non si tratta “di ripetere o imitare un singolo aspetto della vita di Gesù”; si tratta “di ripercorrere le sue orme, ciascuno nel proprio concreto vissuto, nel proprio stato di vita, nelle relazioni e negli impegni quotidiani”.

 

“Astinenza e digiuno sono ancora attuali, in particolare per ciò che può appesantire la vita dei cristiani”, ma occorre soprattutto “cambiare stile di vita”. Lo ha spiegato il cardinale Francesco Montenegro, arcivescovo di Agrigento e membro del Pontificio Consiglio “Cor Unum”, presentando in Vaticano il messaggio di Papa Francesco per la Quaresima 2016, “Misericordia io voglio e non sacrifici (Mt 9,13). Le opere di misericordia nel cammino giubilare”, e sottolineando l’importanza di queste ultime per uno stile di vita nuovo. Le opere di misericordia, ha sostenuto,  “possono rendere la nostra fede frizzante, capace di avere e di dare vita, e di compiere gesti d’amore verso i poveri”. A volte, ha osservato, “si tende a pensare che la fede la si possa vivere solo partecipando ai sacramenti o pregando nelle forme più svariate, escludendo dalla vita spirituale i bisogni dell’uomo e soprattutto dei più poveri” con il risultato che quel tipo di fede “diventa sterile e insipida”. Richiamando l’esperienza “gioiosa e contagiosa” vissuta a Lampedusa “durante gli sbarchi di migliaia di persone, in tante altre comunità che hanno accolto la sfida di aprirsi alle diverse forme di povertà del territorio” e con “i seminaristi chiamati a fare esperienze pastorali in realtà segnate dal dolore e dalla povertà”, l’arcivescovo di Agrigento ha assicurato: “Nella mia piccola esperienza mi sento di dire che è una strada possibile e, soprattutto, è quanto ci chiede Gesù nel Vangelo”.

 

Per mons. Calogero Peri, vescovo di Caltagirone, “non si tratta di avvicinarci alla Pasqua solo temporalmente quanto piuttosto spiritualmente, attraverso la conversione e il cambiamento di vita. L’inizio della Quaresima, con l’austero rito dell’imposizione delle ceneri, ha ricordato ai cristiani di fare seriamente un cammino di trasformazione. In questo anno particolare in cui il Papa ha indetto il Giubileo Straordinario della Misericordia, questo cammino quaresimale è il tempo propizio per far sì che il Giubileo non resti solo un momento esteriore ma possa entrare nel cammino ordinario di vita cristiana, per rappresentare il punto di arrivo di quei 40 giorni che il Signore ci concede perché possiamo convertirci e vivere. Siamo invitati a confrontarci su cosa conta per davvero per Dio: il nostro rapporto con gli altri, che sia autentico, vero, di stima, di incoraggiamento e di aiuto e il rapporto con Dio grazie ad una preghiera fatta non solo con le labbra ma con le profondità del nostro essere”.

 

 

“La Quaresima di quest’Anno Giubilare, con l’ascolto della parola di Dio, la preghiera assidua e la carità operosa, costituisce un tempo favorevole per celebrare e sperimentare l’amore del Padre misericordioso, che raggiunge il suo vertice nel suo Figlio fatto uomo che è la “misericordia incarnata”. La notizia gioiosa della misericordia di Dio deve provocare la nostra riconoscenza, che si esprime nella conversione del nostro cuore e nella capacità di misericordia”. Così scrive nel suo Messaggio per la Quaresima mons. Michele Pennisi, arcivescovo di Monreale, che collega le opere di misericordia sia corporali che spirituali, alla vita quotidiana. “Alcune di esse – si legge nel Messaggio – sono di particolare attualità nel momento storico che stiamo vivendo nel nostro territorio: l’accoglienza dei migranti, l’aiuto alle famiglie sfrattate, la distribuzione di viveri e vestiti a tante persone colpite dalla crisi economica, il prendersi cura dei malati e delle loro famiglie, il doposcuola ai ragazzi in difficoltà, l’annuncio della certezza dell’amore di Dio a chi vive nel dubbio,la testimonianza dei valori evangelici a coloro che non sanno più distinguere il bene dal male,la preghiera per chi non sa pregare o per chi muore di morte improvvisa senza sapere quale è il significato ultimo della sua vita. Sarebbe bello che queste opere di misericordia, come risposta all’amore gratuito di Dio , diventassero la nostra quotidiana palestra di conversione e di esercizio della carità a partire dalla nostra famiglia per estendersi a tutti coloro che soffrono nel mondo a causa delle varie forme di povertà materiali e spirituali”. [01]

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