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PIAZZA ARMERINA. “EDUCARE NEL MONDO DELL’IMMAGINE”

“Parlare di educazione nel modo dell’immagine non significa solamente porsi davanti ad un modo nuovo di comunicare o ad un mezzo attraverso il quale la comunicazione avviene. Affidarsi ai mezzi tecnici che oggi trasmettono il sapere, significa, infatti, generare un tipo nuovo di informazione, ma anche un nuovo uomo”. Così mons. Calogero Peri, teologo, vescovo di Caltagirone, introducendo l’anno accademico 2010 – 2011 dell’Istituto di Scienze religiose “Mario Sturzo” di Piazza Armerina. La prolusione è stata dedicata a “Educare nel mondo dell’immagine”. “Il vedere cose che avvengono a migliaia di chilometri da noi, di potere rivedere a distanza di tempo, stravolge categorie fondamentali come quello di spazio e tempo. E cambia il concetto di mondo – non più solo quello vicino a noi – e di reversibilità e irreversibilità del tempo, che ora può in qualche modo essere fermato, maturato, rivisto e rivissuto. Cambia allora – aggiunge mons. Peri – il modo in cui l’uomo guarda se stesso e il mondo, e di conseguenza la concezione stessa di uomo. E’ un’altra cultura, che non sappiamo ancora definire bene, ma che viene creata, giorno dopo giorno. Non un cambiamento repentino: non si passa da un modello all’altro in un momento, ma attraverso passaggi, più o meno percepibili e percepiti. Ora non si tratta solo di riproporre i contenuti del nostro sapere in un modo nuovo, ma capire che si ha davanti un uomo nuovo, che oggi si basa più sulla percezione immediata e sulla sensazione rispetto a quanto non facesse prima. Che lascia spazio all’emotività creata da un fotogramma anche più della riflessione provocata da una parola udita o letta”. Parlando dell’ “Educazione nel mondo dell’immagine”, mons. Calogero Peri ha evidenziato nella prolusione per l’inaugurazione dell’a.a. 2010 – 2011 dell’Istituto superiore di Scienze religiose “Sturzo” di Piazza Armerina che “il rischio di debordare c’è. Lo sentiamo ripetere di continuo. Ma demonizzare questo progresso è inutile e dannoso. Lo è per la società, per la famiglia e per la Chiesa”, dice il vescovo di Caltagirone, per il quale “si tratta di una sfida, ma anche di un’opportunità. Non meno di quanto lo sia stato in passato il passaggio dalla trasmissione e quindi dalla educazione orale a quella scritta. Se la trasmissione orale ha permesso una scrematura delle coscienze che venivano selezionate e trasmesse attraverso racconti, proverbi, aforismi tali da creare infine quell’uomo che definiamo saggio, sapiente, quella scritta, che viaggiava già con modalità più distanti, ha permesso la rilettura, la riflessione, ha trasmesso un sapere analizzato, parcellizzato, riflesso. Ora è il tempo dell’immediatezza, della velocità, dell’istinto. Il mezzo non è solo un mero strumento, ma un determinatore di una cultura, di un modo di pensare”. Se, dunque, il passaggio dalla più tradizionale trasmissione scritta a quella dell’immagine è ad oggi in corso, “non è ancora possibile tirare le somme o tracciare le linee generate da questo cambiamento: compito dell’uomo, soprattutto di quello che si interroga sulle questione educativa, è seguire il percorso intrapreso con spirito aperto, di attenzione, di servizio, di coraggio”.
 
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