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PAV 2017. “SULLE ORME DEL DISCEPOLO AMATO”: “CHE COSA CERCATE?”

Nel corso del primo giorno del Percorso per animatori nella Pastorale vocazionale e giovanile proposto dal Centro regionale per le Vocazioni e dall’Ufficio per i Giovani della Conferenza Episcopale Siciliana, è stato il docente di Sacra Scrittura presso la Facoltà Teologica di Sicilia a proporre la riflessione dal titolo “Sulle orme del discepolo amato”. Il brano di riferimento è di Giovanni, capitolo1, versetti 35 – 39. E’ proprio il “Che cosa cercate?” che Gesù chiede ai due discepoli del Giovanni Battista che si presentano a lui a guidare la meditazione.
“Il ‘Che cosa’ fa riferimento a Gesù e alla sua identità – ha detto don Angelo -, perché chi cerca il Messia trova Cristo Gesù. Per noi è ormai una cosa ovvia, ma mettiamoci al posto di chi scrive, nel suo contesto: Lui è il Messia in una formula diversa da quella che ci si aspetta”.
Nello spiegare il brano evangelico, don Angelo Passaro ha messo in evidenza il valore della testimonianza all’inizio della sequela: “Nel vangelo di Giovanni non c’è Gesù che chiama i suoi discepoli come avviene  nei Vangeli sinottici, dove in realtà lo stesso Gesù evidenzia che è stato Lui a sceglierli e non viceversa come potrebbe sembrare. In Giovanni, tutto parte dalla testimonianza di altri discepoli che raccontano e condividono: “Abbiamo trovato Gesù”. L’inizio della sequela è sempre debitore ad una testimonianza ecclesiale: non c’è una voce da seguire, se non la voce di una comunità di discepoli che hanno cercato il Messia e hanno trovato il Signore”.
E Gesù come lo si cerca? Per Passaro “questo cercare ha sempre Gesù come oggetto, sia quando ha una valenza positiva sia quando non è così, come quando chi cerca Gesù lo fa non per conoscerlo, seguirlo, guarire, adorare, ma per ucciderlo. Gesù è insieme ricercato e cercatore:
Il verbo usato nella lingua originaria è lo stesso utilizzato in campo sapienziale, quindi cercare Gesù è cercare la Sapienza. Quando i sapienti usano il verbo cercare definiscono l’ambito della vita credente: non c’è ricerca o vocazione senza fede. Cercare, in ambiente sapienziale, fa il paio con il trovare: chi cerca trova. Ma se ci sentiamo chiamati a ciò che si desidera o a ciò che pensiamo di dover essere o fare, ci sbagliamo. Scordiamocelo! Il Signore consegna una forma di vita che noi spesso neanche pensavamo quando lo abbiamo trovato e incontrato, trasforma ciò che ci aspettiamo e desideriamo e agisce secondo il suo piano. È questo è il dramma e la bellezza di ogni vocazione che vuole essere secondo la sua Parola, a sua immagine”.
 Nello stesso brano, il docente di Sacra Scrittura si è soffermato sul senso dell’andare dietro, in particolare dell’andare dietro per vedere. Nella pagina di Giovanni, Gesù vede che lo seguono e gli chiedono: “Dove abiti? Dove dimori? Dove rimani? Insomma dove stai e dove sei?”. A chi chiede non interessa in realtà sapere il luogo, l’indirizzo di residenza. La domanda è invece più significativa: il discepolo, in Giovanni, non è caratterizzato dal fatto che va dietro a Gesù ma dal loro restare con Lui. A loro viene risposto: ‘Venite e vedrete?. Restare dove Gesù rimane significa stare con il Padre: è lì il figlio. Abitare, stare con qualcuno è una dimensione di intimità, ci dice chi qualcuno è nella nostra vita. Come quando decidiamo chi entra in casa, in quale parte o stanza della casa farlo rimanere: mai faremmo entrare in cucina qualcuno con il quale non abbiamo grande confidenza e raramente ci fermeremmo a parlare con amici fraterni nel salotto buono”.
Don Passaro pone poi una domanda: “Cosa vedono tanto da rimanere? Rimangono perché hanno visto o perché desiderano vedere?”. È lo stesso a rispondere: “Vedono il Padre, nel volto santo di Gesù”. [01] 
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