MONS. RENZO BONETTI: “FAMIGLIA, LUOGO DELLA DIFFERENZA”
“La famiglia è un seme che contiene un destino nel quale ogni differenza si compone in bellezza. La famiglia non è un punto di arrivo ma di passaggio; la famiglia piccola annuncia la famiglia grande che compone tutte le differenze in unità. Come per Abramo la sua chiamata era finalizzata non a costruirsi una sua famiglia, ma un popolo, una famiglia di famiglie, così è per ciascuna famiglia: chiamata a costruire la famiglia dei figli di Dio. Questo è l’autentico esodo di ogni famiglia".
“Famiglia, luogo della differenza” è il titolo della relazione tenuta da mons. Renzo Bonetti al 2° Seminario di studi (Baida, 9 – 10 settembre 2015) organizzato dalla Segreteria pastorale della Conferenza Episcopale Siciliana. “Il titolo dato a questo seminario è “L’esodo della famiglia nel tempo della crisi” – ha detto il Presidente della Fondazione “Famiglia Dono Grande” ai vescovi, ai direttivi degli Uffici regionali, ai rappresentati della Commissione presbiterale siciliana, della Consulta delle aggregazioni laicali e della Vita consacrata – e noi potremmo riscontrare che all’interno della famiglia ci sono alcune differenze che chiamano i suoi componenti ad un esodo totale da sé, fino a scoprire un esodo–chiamata più grande che è quello di Dio”.
Mons. Bonetti ha indicato delle differenze. “Chiunque osserva una famiglia ne nota immediatamente tra tutti i componenti: differenze di carattere, cultura, pratica religiosa, salute e malattia, gusti,… Ma ci sono differenze molto più profonde e significative: maschio–femmina; sposo–sposa, genitori–figli, giovani–anziani, fratello–sorella. Sono tutte differenze orientate alla comunione, a comporsi in unità. Ma la libertà e l’educazione – ha aggiunto – possono farle arrivare tanto alla comunione quanto alla separazione o viverle in tutti i gradi intermedi che ci sono fra i due opposti. La coppia–famiglia non viene isolata ma inserita in un ambiente relazionale nel quale le differenze si moltiplicano: suocere e suoceri, sorelle e fratelli dei genitori, cugine e cugini, colleghi di lavoro, vicini di casa, ospiti occasionali. Presenze che possono essere accolte o rifiutate”.
Per il relatore c’è una differenza originaria della coppia, che è uomo–donna, sposo–sposa, che è stata pensata e voluta da una differenza–unità: Dio Trinità. La differenza tra uomini e donne ha iscritto dentro di sé, con precisione, la chiamata ad una unità, unica nel suo genere.: diventare una cosa sola.. Dio ha costituito questa differenza totale (ogni cellula del corpo maschile si distingue dalle cellule del corpo femminile) per una tensione all’unità”.
Ed ha aggiunto: “Dalla coppia, come da sorgente, scaturiscono le coordinate essenziali del vivere insieme con tutte le differenze. Ci sono varie modalità di differenze che si possono comporre in comunione. Le quattro più significative che, vissute in famiglia, possono estendersi nel vivere la differenza anche fuori della famiglia sono: la complementarietà, la condivisione, la corresponsabilità, la compresenza”. In dettaglio, la complementarietà “non è assolutamente l’immagine della mezza mela che ha bisogno dell’altra metà per essere intera. Fisicamente siamo costituiti in relazione-con, in relazione-per, e questo si realizza solo nel dono di sé”.
Un altro elemento originale di gestione delle differenze è la condivisione. “La condivisione familiare – spiega mons. Renzo Bonetti – è un dono che non viene esteso fuori, non c’è connessione tra famiglia e mondo esterno ad essa che ha un estremo bisogno di condivisione. Nella coppia, con il matrimonio, nasce una responsabilità di ciascuno per il bene comune. Il bene di entrambi, che è al tempo stesso il bene di ciascuno, deve diventare poi il bene de figli. Il bene comune, per sua natura, mentre unisce le singole persone, assicura il vero bene di ciascuna. Nella coppia–famiglia c’è un continuo vivere ad educarsi alla responsabilità circa qualche aspetto della vita di famiglia”.
Per il Presidente di “Famiglia Dono Grande”, “la compresenza è quel dinamismo psicologico per il quale quando si stabilisce un rapporto di amore profondo per una persona (moglie, marito, figli) si crea una sua costante presenza nella mente e nel cuore. La compresenza – ha evidenziato – è certamente il vertice dell’amore”.
Parlando del matrimonio, ha detto: “La differenza-unità di sposo-sposa con il Sacramento delle nozze riceve il dono di partecipare dell’amore unitivo che c’è tra altre differenze Dio-umanità, Cristo-Chiesa. La Chiesa è una “comunità di differenti”: uomo – donna diventa sacramento.
La chiamata dono sacramentale colloca gli sposi in un atteggiamento particolare nei confronti della differenza. Il matrimonio è un dono che attualizza l’accoglienza di Dio per l’umanità e di Cristo per la Chiesa. Le differenze sono tutte comprese dentro questo abbraccio. Nella famiglia ritroviamo anche il paradigma di crescita progressiva per essere stabilmente capaci di rivivere la missione cristiana. Sentirsi figli, contemporaneamente sperimentare di essere fratelli, diventare capaci di sponsalità (amare fino a dare la vita) per essere fecondi di vita (paternità e maternità)”.
Arrivando al cuore della relazione, mons. Renzo Bonetti ha detto: “La famiglia è un seme che contiene un destino nel quale ogni differenza si compone in bellezza. La famiglia non è un punto di arrivo ma di passaggio; la famiglia piccola annuncia la famiglia grande che compone tutte le differenze in unità. Come per Abramo la sua chiamata era finalizzata non a costruirsi una sua famiglia, ma un popolo, una famiglia di famiglie, così è per ciascuna famiglia: chiamata a costruire la famiglia dei figli di Dio. Questo è l’autentico esodo di ogni famiglia. Andare a messa, partecipare all’Eucaristia domenicale, significa andare a verificare la direzione della propria famiglia, se va o meno nella linea di costruire una famiglia grande,m con un solo Padre, una sola Tavola, un solo Pane e tutti fratelli”.
Ecco, infine le conclusioni: “L’essere immagine somiglianza non è radice ancestrale della famiglia, né la sacramentalità del matrimonio è data solo ad uso e consumo privato della famiglia, ma è un dono prezioso per tutti. La famiglia è un dono divino per l’umanità e la chiesa e la sua preziosità non dipende dal numero di famiglie che la vivono, ma dal fatto che le coppie-famiglie, che vivono questi ideali, dicano concretamente la bellezza che Dio ha visto nella famiglia fin dal principio: ‘Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona’”. [01]
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