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MONREALE. “UN FUTURO PER GLI ORATORI IN SICILIA”

“Voglia di oratorio”: si intitola così l’incontro promosso sabato 15 Dicembre scorso dalla Diocesi di Monreale per riflettere su questo “speciale strumento educativo”, ancora poco presente nelle parrocchie del Sud. Gli orientamenti pastorali della Cei per il decennio in corso - “Educare alla vita buona del Vangelo” - dopo aver ricordato che la parrocchia continua ad essere cellula fondamentale del territorio, evidenziano l’importanza dell’oratorio...

“Voglia di oratorio”: si intitola così l’incontro promosso sabato 15 Dicembre scorso dalla Diocesi di Monreale per riflettere su questo “speciale strumento educativo”, ancora poco presente nelle parrocchie del Sud. Gli orientamenti pastorali della Cei per il decennio in corso – “Educare alla vita buona del Vangelo” – dopo aver ricordato che la parrocchia continua ad essere cellula fondamentale del territorio, evidenziano l’importanza dell’oratorio “nella crescita umana e spirituale delle nuove generazioni, per una sintesi armoniosa tra fede e vita”. Nella diocesi di Monreale già da qualche tempo si riscontra un fervore crescente intorno a questo argomento. “Riteniamo che l’educazione sia una vera e propria emergenza della nostra società, e che la cura verso la fascia adolescenziale e preadolescenziale sia irrinunciabile”, spiega don Pasquale La Milia, direttore dell’Ufficio diocesano per la Pastorale giovanile. “Le strutture purtroppo non sempre ci sono e in certi casi si presentano inadeguate, ma non manca la buona volontà delle nostre parrocchie. L’incontro odierno serve sia a fare un monitoraggio della situazione nella diocesi, sia a gettare le basi concrete per l’avvio di nuove esperienze”. Gli animatori hanno grande entusiasmo, ma devono prima ricevere una corretta formazione: per questo occorre spiegare loro quali sono “i requisiti per creare e far funzionare un buon oratorio”, realtà complessa che non può essere improvvisata.
 
Potenziare la cultura dell’oratorio. A chiarire i dubbi degli educatori è stato chiamato padre Dario Mostaccio, direttore dell’Ufficio regionale per i Giovani della Conferenza Episcopale Siciliana e coordinatore regionale degli oratori. “Non ho vissuto l’oratorio da ragazzo – dice – ma l’ho conosciuto da diacono, nella parrocchia in cui ero stato inviato. Qualche tempo dopo ho fatto un tour degli oratori piemontesi: è stata per me una autentica scoperta, a cui è seguita la decisione di occuparmi di queste strutture in maniera ancora più intensa”. “Grazie al mio incarico di coordinatore regionale – continua – sto svolgendo un’attenta analisi del territorio siciliano, organizzando incontri nelle diocesi per capire quali sono le esigenze in materia. Mi auguro inoltre di intensificare i gemellaggi fra la nostra terra e il nord del Paese, che ha una tradizione longeva e vincente in tema di oratori”. Un aiuto potrebbe venire anche dalla politica: in Sicilia, infatti, non è stata ancora recepita la legge nazionale sugli oratori, che riconosce loro una importante funzione sociale, oltre ad una serie di agevolazioni.
 
Oratorio casa di tutti. “La parola oratorio – sottolinea padre Mostaccio – richiama in primo luogo alla mente un’attività rivolta ai giovani: l’oratorio incarna il sentimento educativo, la presa di coscienza e di responsabilità degli adulti nei confronti dei piccoli”. “Pur privilegiando i giovani, però, l’oratorio deve essere un luogo aperto agli altri membri della comunità, coinvolgendo genitori, laici, religiosi, movimenti parrocchiali e associazioni. Solo così potrà esprimere al meglio la sua vocazione missionaria, di accoglienza e disponibilità verso il territorio che lo circonda”. “Oltre alla catechesi – precisa il coordinatore degli oratori siciliani – un occhio di riguardo deve essere rivolto alla formazione sociale, affinché i ragazzi crescano anche come buoni cittadini. L’oratorio è un investimento per il futuro, un’opportunità con cui la comunità cristiana esprime vicinanza e attenzione alle nuove generazioni”. Don Mostaccio illustra poi alcuni aspetti burocratici dell’oratorio e ne descrive la struttura essenziale: “il primo responsabile deve essere sempre il parroco, a cui si affiancano un direttivo ed un consiglio, per curare rispettivamente gli aspetti tecnici e l’animazione”.
 
La necessità di un coordinamento. Ma un oratorio non può stare chiuso in se stesso: solo collaborando con quelli vicini può aumentare l’incisività della sua azione educativa. “Per questo -aggiunge padre Mostaccio – è auspicabile che in ogni diocesi si crei un coordinamento degli oratori che possa intestarsi la progettazione su larga scala e la formazione degli animatori, oltre al rapporto con le istituzioni”. A livello nazionale esiste inoltre il Forum degli oratori – fortemente voluto dalla Cei – a cui partecipano tutti gli organismi che si occupano di oratori in Italia. Infine, “un supporto pratico può venire dalle due associazioni nazionali di riferimento, Anspi e Noi associazione, che aiutano concretamente le parrocchie ad avviare e proseguire attività di oratorio”.
(tratto da Sir www.agensir.it)
 
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