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“MARIANNA AMICO ROXAS E IL PARADOSSO EVANGELICO: UN ESEMPIO DI ACCOMPAGNAMENTO VOCAZIONALE”

“Marianna Amico Roxas e il paradosso evangelico: un esempio di accompagnamento vocazionale” è stato il titolo della relazione di don Massimo Naro che i partecipanti al 3° Percorso per animatori vocazionali riuniti a Caltanissetta su iniziativa del Centro regionale per le Vocazioni hanno potuto seguire a San Cataldo. Lì si sono recati in un pellegrinaggio sulle orme della Serva di Dio, della Compagnia di Sant’Orsola.

“Marianna Amico Roxas e il paradosso evangelico: un esempio di accompagnamento vocazionale” è stato il titolo della relazione di don Massimo Naro che i partecipanti al 3° Percorso per animatori vocazionali riuniti a Caltanissetta su iniziativa del Centro regionale per le Vocazioni hanno potuto seguire a San Cataldo. Lì si sono recati in un pellegrinaggio sulle orme della Serva di Dio, della Compagnia di Sant’Orsola. “Marianna Amico Roxas nacque a San Cataldo nel 1883 e morì nel 1947. Di lei –  ha detto don Massimo Naro, presentando la figura di Marianna – è in corso il processo per la beatificazione, la cui fase diocesana si è già conclusa, culminando nella consegna della Positio super virtutibus. Marianna Amico Roxas, difatti, è stata recentemente dichiarata venerabile. Appartenente a una famiglia di spicco della locale borghesia agraria, poté studiare a Palermo, ad Acireale, a Napoli. Ma il suo incontro più importante lo fece proprio a San Cataldo, conoscendo mons. Alberto Vassallo, giovane prete esponente del movimento cattolico, poi avviatosi alla carriera diplomatica per conto della Santa Sede, il quale nei primissimi anni Trenta sarebbe diventato nunzio apostolico a Monaco di Baviera, negli terribili dell’ascesa al potere del regime nazista: in quella posizione aiuto papa Pio XI a redigere l’enciclica Mit brennender Sorge. Nel 1912, a Palermo, dopo un corso vocazionale in cui era stata inviata da mons. Vassallo, Marianna aderì alla Compagnia di Sant’Orsola (fondata a Brescia, nel XVI sec., da sant’Angela Merici) e introdusse questa stessa Compagnia in Sicilia, dove sino ad allora non era esistita: fondò quindi la Compagnia di Sant’Orsola sia in diocesi di Caltanissetta sia in diocesi di Catania, invogliando alcune sue amiche a fare altrettanto in altre diocesi siciliane.
La Compagnia di Sant’Orsola era ed è costituita da donne che si consacrano al Signore nell’osservanza dei tre consigli evangelici, senza però diventare religiose: cioè, senza entrare in convento o in monastero, senza aderire a congregazioni religiose di alcun tipo, senza perciò vestirsi con abito monacale, senza lasciare le proprie famiglie, senza dismettere il loro lavoro. Le figlie di sant’Angela non sono suore: sono piuttosto laiche consacrate, ossia persone che vivono la loro consacrazione dentro il mondo stesso, rendendo la loro testimonianza evangelica al mondo nel mondo, continuando ad abitare con gli altri, a vivere come gli altri, a lavorare in mezzo agli altri, con lo scopo di essere come il lievito che fermenta la pasta del mondo, o come il sale che insaporisce la pasta stessa, scomparendo nel mondo, come appunto il lievito che scompare nella pasta, o come il sale che si scioglie nella pietanza. Nel 1947, l’anno della morte di Marianna, Pio XII definì nella sua costituzione apostolica Provida Mater questo stato di vita col nome di Istituti Secolari (da saeculum, che in latino significa anche “mondo”). In realtà, il carisma vocazionale degli Istituti Secolari è quello di ricordare a tutti i battezzati che per tutti rimane sempre importante la condizione comune a tutti i discepoli di Gesù: essere “nel mondo, ma non del mondo”.
Questo è il paradosso evangelico che anche Marianna Amico Roxas visse e insegnò a vivere alle sue figlie spirituali, alle sue compagne, alle sue amiche. Dal suo lungo epistolario si evince questa sua testimonianza. Le sue lettere alle compagne orsoline costituiscono, nell’insieme, un efficace esempio di accompagnamento vocazionale, da cui si ricava una polarità fondamentale: l’accompagnamento vocazionale si sviluppa tra i due poli dell’educazione e della formazione, termini questi non meramente sinonimi, anche se essi si richiamano e si integrano a vicenda.
Dall’intreccio di educazione e formazione emergono tre tappe che conducono alla scelta vocazionale: il discernimento, la rinuncia, l’opzione fondamentale”. [01]
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