“Dal sacramento della coppia alla cultura dell’incontro: la famiglia genera la fraternità universale” di p. Josè Granados, vice presidente del Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per studi su matrimonio e famiglia, e “Dov’è tuo fratello? L’abbraccio della Chiesa alle famiglie migranti; dalla Rerum novarum a Papa Francesco” di mons. Giancarlo Perego, direttore della Fondazione Migrantes, sono gli interventi che hanno aperto il convegno della CEI, in corso di svolgimento (31 maggio – 2 giugno 2015) a Campofelice di Roccella, Cefalù, organizzato dall’Ufficio nazionale per la Pastorale della Famiglia, insieme con Caritas italiana, Fondazione Migrantes, l’Ufficio nazionale per l’Ecumenismo e il Dialogo interreligioso, l’Ufficio nazionale per l’Apostolato del mare.
“Dal sacramento della coppia alla cultura dell’incontro: la famiglia genera la fraternità universale” di p. Josè Granados, vice presidente del Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per studi su matrimonio e famiglia, e “Dov’è tuo fratello? L’abbraccio della Chiesa alle famiglie migranti; dalla Rerum novarum a Papa Francesco” di mons. Giancarlo Perego, direttore della Fondazione Migrantes, sono gli interventi che hanno aperto il convegno della CEI, in corso di svolgimento (31 maggio – 2 giugno 2015) a Campofelice di Roccella, Cefalù, organizzato dall’Ufficio nazionale per la Pastorale della Famiglia, insieme con Caritas italiana, Fondazione Migrantes, l’Ufficio nazionale per l’Ecumenismo e il Dialogo interreligioso, l’Ufficio nazionale per l’Apostolato del mare.
“La fraternità nasce dalla famiglia – ha detto p. Granados – perché senza un padre e una madre non può essercene alcuna. E’ vero che tu sei unico; ogni figlio lo è – con una sua storia, una sua generazione, un nome -, ma l’origine che ti ha generato ha una vita più grande: c’è un altro fratello che apre ad una generazione di Dio, ad una fonte d’amore più grande. Riconoscere il fratello significa riconoscere Dio e amare qualcuno significa riconoscere la missione per cui Dio l’ha creato”.
Il vice presidente del Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per studi su matrimonio e famiglia ha ancora aggiunto: “In una famiglia si genera bene comune: può capitare anche che si cerchi una protezione da un potenziale nemico, o per utilità, cioè per quello che un altro ci dà, ma anche e soprattutto perché è buono vivere insieme. E questo lo apprendiamo dalla famiglia! Del resto cosa altro è accogliere lo straniero se non cantare la maternità! È anche vero – ha detto – che c’è un rischio: è quello che io sia perfettamente in grado di amare l’umanità, ma tanto più la amo e tanto meno amo i singoli uomini. Non di rado facciamo piani incredibili per salvare l’uomo, ma non siamo capaci di trascorrere due giorni di seguito con una persona. Come recuperare allora questa fraternità? Quella fraternità che ci insegna la Bibbia”.
“I tempi cambiano e cambieranno ancora – gli ha fatto eco mons. Perego proponendo il suo excursus dalla Rerum Novarum a Papa Francesco – e cambierà la fisionomia della popolazione. Alla Chiesa è chiesto di riconoscere i segni dei tempi e farlo significa interpellare la nostra intelligenza. Conseguenza naturale deve essere poi la nostra azione concreta”. [01]
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