GALANTINO: “FAMIGLIE, AIUTATECI AD AVERE UNA SENSIBILTÀ PIÙ CONCRETA”
“Dov’è tuo fratello? Che fine ha fatto la dignità di questi fratelli? Che fine ha fatto la loro libertà? Dove è finita la sua voglia di progettare la vita? Sarebbe facile dire che c’è un Governo, che c’è una Chiesa, che c’è una organizzazione. E allora? Sarebbe facile dire: ‘mica sono io il custode di mio fratello? Ho da celebrare, da vivere, da sbrigare le mie faccende. Ma Dio torna a chiedere: ‘Dov’è tuo fratello?’. Per rispondere dobbiamo partire da quello che ciascuno di noi vive e sperimenta".
La solenne concelebrazione eucaristica presieduta da mons. Nunzio Galantino, segretario generale della Conferenza Episcopale Italiana, ha chiuso il convegno dal titolo “Dov’è tuo fratello? Famiglia e immigrazione” che si è svolto dal 31 maggio al 2 giugno 2015 a Cefalù. L’evento porta la firma dell’Ufficio nazionale per la Pastorale della Famiglia, insieme conMigrantes, Ufficio per l’Ecumenismo e il Dialogo interreligioso, Caritas italiana e Apostolato del mare.
“Dov’è tuo fratello? Che fine ha fatto la dignità di questi fratelli? Che fine ha fatto la loro libertà? Dove è finita la sua voglia di progettare la vita? Sarebbe facile dire che c’è un Governo, che c’è una Chiesa, che c’è una organizzazione. E allora? Sarebbe facile dire: ‘mica sono io il custode di mio fratello? Ho da celebrare, da vivere, da sbrigare le mie faccende. Ma Dio torna a chiedere: ‘Dov’è tuo fratello?’. Per rispondere – ha detto il segretario generale della Conferenza Episcopale Italiana – dobbiamo partire da quello che ciascuno di noi vive e sperimenta. Altro è frequentare la nostra storia e i nostri spazi, e altro è abitarli! C’è come una sorta di ritardo tra quello che è il sogno di Dio e quello che viviamo, e questo ritardo ci scoraggia. Facciamo fatica e dobbiamo vigilare per non rischiare di arrabattare, per non cercare soluzioni da noi stessi. Nel sogno di Dio non si sprecano lacrime, ma nel nostro mondo non è così; nel sogno di Dio non c’è lutto, ma noi contiamo i morti come numeri. Allora – ha continuato mons. Galantino – dov’è tuo fratello? Questa domanda ci interpella. Quel mare di morte che ci risucchia nell’indifferenza ci chiede e chiede alle famiglie di riscoprire il compito profetico che ci è stato dato. Ci spinge ad una fede e ad un impegno più evangelico e meno ripetitivo. Non si può, neanche in Chiesa, pensare di fare i replicanti, di rispondere alla nuove sfide e alle nuove storie con le stesse risposte, le stesse preghiere, le stesse soluzioni. Il compito profetico impegna, costa, ci fa assumere atteggiamenti che non ricevono gratificazione da parte degli altri. Ma – ha detto mons. Galantino – è questo che viene chiesto alla Chiesa oggi perché il sogno di Dio si realizzi. Cosa interessa al Signore? Cosa gli sta a cuore? Che abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza! Per questo ha mandato Gesù. Ognuno di voi e di noi penso che possa dare una risposta e aiutare gi altri a darla”.
Infine un appello: “Aiutateci voi, famiglie, che avete una sensibilità più concreta. Aiutate noi sacerdoti e vescovi a recuperare questa concretezza. Voi – ha concluso – l’avete incrociato e incontrato, siete uomini e donne all’altezza, che accompagnano l’umanità nel crescere nella solidarietà e responsabilità, nell’accoglienza”. [01]
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