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FIRENZE 2015. “UNA CHIESA CHE ABBIA LO SPESSORE DEL VANGELO E DELL’UMANITÀ DI CRISTO”

"Da Firenze torniamo con un'idea chiara di Chiesa che ci è stata consegnata da Papa Francesco e che i delegati siciliani e di tutta Italia hanno accolto, condiviso, fatta propria: una Chiesa che abbia lo spessore del Vangelo e dell'umanità di Cristo e che si manifesta spontaneamente, senza grossi progetti, ma dando seguito ai bisogni della gente". Mons. Filippo Sarullo, delegato regionale al 5° Convegno ecclesiale nazionale che si è svolto a Firenze dal 9 al 13 novembre 2015, è stato uno degli accompagnatori dei circa 150 i delegati provenienti dalle diciotto diocesi di Sicilia.

Da Firenze torniamo con un’idea chiara di Chiesa che ci è stata consegnata da Papa Francesco e che i delegati siciliani e di tutta Italia hanno accolto, condiviso, fatta propria: una Chiesa che abbia lo spessore del Vangelo e dell’umanità di Cristo e che si manifesta spontaneamente, senza grossi progetti, ma dando seguito ai bisogni della gente“.
Mons. Filippo Sarullo, delegato regionale al 5° Convegno ecclesiale nazionale che si è svolto a Firenze dal 9 al 13 novembre 2015, è stato uno degli accompagnatori dei circa 150 i delegati provenienti dalle diciotto diocesi di Sicilia. Insieme ad altri duemila rappresentanti della Chiesa italiana hanno potuto prendere parte a quello che lo stesso sacerdote palermitano definisce “un’esperienza innanzitutto ecclesiale che ha offerto la possibilità di vivere meglio il Concilio Vaticano II, proprio per lo stile che è stato dato al Convegno“.
Lo spirito conciliare ha trovato espressione, intanto, nello stile dei laboratori. “Dal punto di vista metodologico una novità è stata quella dei tavoli di lavoro: piccoli gruppi, in tutto dieci persone tra laici, vescovi, sacerdoti, religiosi e religiose che si sono messi in ascolto l’uno dell’altro, si sono confrontati nello stile della sinodalità, del camminare insieme, più volte indicato anche come orizzonte del Convegno“. Attorno allo stesso tavolo persone diverse tra di loro per provenienza, formazione, età e ruoli hanno potuto farsi portavoce della propria Chiesa locale, presentare istanze, esperienze, sofferenze, speranze. E a loro volta hanno conosciuto il volto di altre Chiese che in tutta Italia compiono lo stesso cammino.  
Mons. Sarullo, a Firenze, ha anche fatto da moderatore dei lavori relativi alla via dell’ “Uscire”. “Come le altre quattro indicate, anche l’Uscire non costituisce un’attività pratica, ma uno stile, ovvero la forma unificante della vita del cristiano e della Chiesa. Da Firenze – spiega – il Papa ha sottolineato che l’umanità del cristiano è sempre in uscita. Allora l’atteggiamento del cristiano siciliano, chiamato ad essere sempre più evangelico, non può che essere lo stesso: deve andare incontro ai bisogni nel territorio nei quali abitiamo, del non sempre riusciamo a guardare il volto vero e le sofferenze. Ad esempio non siamo più chiamati ad assistere i poveri, ma ad includerli nella vita della comunità senza deleghe, senza rimozioni, senza barriere. La dimensione dell’uscita – aggiunge mons. Sarullo – comporta una conversione degli atteggiamenti, delle strutture, dei cuori. E credo che la Sicilia e il suo popolo abbiano bisogno di questa rinnovata attenzione: da Firenze arriva alla Sicilia, alle diocesi e alle singole parrocchie il bisogno di metterci in gioco per creare e ricreare un’identità di Chiesa veramente più bella, più fresca“.
Per il parroco della Cattedrale di Palermo, nonché segretario aggiunto della Conferenza Episcopale Siciliana, le parole d’ordine e testamento del Convegno di Firenze alla Chiesa sono due: semplicità e concretezza.
Se uscire è la capacità di venir fuori da se stessi, allora significa promuovere esperienze concrete di missione, di missio ad gentes, dunque dare attenzione al prossimo, dai poveri ai ricchi, senza differenza, di andare incontro alle necessità degli altri. Questo – dice mons. Filippo Sarullo – ci permetterà di “Abitare”, quindi di calarci sempre di più nelle realtà del territorio, nella concretezza dell’esser Chiesa e nel cuore delle persone per lasciarci “Trasfigurare” dal Signore che è il vero volto dell’umanità. Un volto che, nell'”Annuncio” e nell’ “Educare”,  può e deve tornare ad essere segno del volto del Padre che ci ama con un volto concreto che è quello del Figlio suo“. [01]


IL CONVEGNO DEI DELEGATI SICILIANI
DIARIO DI FIRENZE 2015
 
 
Dopo le sintesi e le proposte, ecco le prospettive
 
La riflessione di don Calogero Cerami (Cefalù)
 
La riflessione di Luigi D’Andrea (Messina)
 
La riflessione di Valentina La Verde (Caltanissetta)
 
La riflessione di Davide Rosano e Pinella Crimì (Nicosia)
 
La riflessione di don Giuseppe Agrò (Agrigento)
 
FIRENZE 2015. LA PAROLA AI DELEGATI: LA STRADA TRACCIATA DAL PAPA
Don Gaetano Zito (Catania) e don Vito Impellizzeri (Mazara del Vallo) sull’intervento del Pontefice
 
L’incontro prima a S. Maria in Fiore, poi allo stadio per la celebrazione
 
 

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