L’“Educare” non può prescindere dalla creazione di percorsi nei quali “le relazioni siano la ferialità: il nuovo umanesimo si costruisce tessendo rapporti umani ricchi, forti, capaci di farci uscire dal nostro individualismo, dall’isolamento, dalla chiusura autoreferenziale, dal pensare solo a noi stessi.
In Sicilia, poi, si dovrà ritornare a tuffarci nella storia, a tuffarci nella vita, e a farlo criticamente: sapendo guardare gli errori fatti e valorizzando le esperienze positive che ci sono e che sono venute fuori anche nei lavori dei tavoli”.
E’ stata l’esigenza di “uscire dall’isolamento, di fare rete, di mettersi in relazione” il centro della riflessione sulla via dell’“Educare” proposta nell’ambito dei lavori del Convegno ecclesiale nazionale (Firenze, 9 – 13 novembre 2015), dedicato al tema “In Gesù Cristo il nuovo umanesimo”.
“E’ importante, soprattutto per noi siciliani, ricordare l’esigenza di dare vita a percorsi nei quali le relazioni siano la ferialità: pensiamo ai seminari, alle associazioni, alle parrocchie, ai percorsi formativi dei singoli, a tutte le strade dell’educazione. Abbiamo pensato – dice Luigi D’Andrea, delegato della diocesi di Messina e vice presidente nazionale del Meic, Movimento ecclesiale di impegno culturale – che questo possa essere in qualche modo il messaggio che viene fuori da Firenze: il nuovo umanesimo si costruisce tessendo relazioni umane ricche, forti, capaci di farci uscire dal nostro individualismo, dall’isolamento, dalla chiusura autoreferenziale, dal pensare solo a noi stessi”.
Al centro spesso di tante riflessioni proposte dalle Chiesa di Sicilia, il tema dell’”Educare” sarà riproposto nel dopo Firenze “a partire intanto dal Magistero di Papa Francesco che ci invita a rinnovarci in questa capacità di uscire e di andare incontro alle persone – aggiunge D’Andrea -, tessendo appunto relazioni intense, che ci possono aiutare a superare la crisi e a vivere la nostra umanità quotidiana. In Sicilia – conclude il delegato messinese -, si dovrà ritornare a tuffarci nella storia, a tuffarci nella vita, e a farlo criticamente: sapendo guardare gli errori fatti e valorizzando le esperienze positive che ci sono e che sono venute fuori anche nei lavori dei tavoli”. [01]
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