Fare catechesi con i sordi
Comunità aperta alla diversità. “Una comunità parrocchiale che impara a dare spazio nella propria vita alle persone disabili – spiega don Giuseppe Alcamo, direttore dell’Ufficio regionale per la dottrina della fede e la catechesi – in qualche modo investe nel campo educativo, perché educa non solo i ragazzi e i giovani, ma tutti a riconoscere i veri valori e a dare importanza all’essenziale, a valutare le persone per quello che sono dentro e non per quello che appaiono o per la loro efficienza, a scoprire la gratuità dell’amicizia e della solidarietà, a trovare ragioni profonde di unione, di gioia, di amore”. “Questa consapevolezza – continua don Alcamo – pone all’attenzione di tutti la sfida della semplicità, che non vuol dire banalità o riduzionismo. La sfida della semplicità come ricerca semplice della via da percorrere insieme, andando alla sostanza, all’anima, alla bellezza della fede, eliminando gli orpelli e le caricature che rendono meno credibile la testimonianza, consapevoli che è necessario entrare in sintonia con tutte le persone, tenendo conto che a volte, nell’annuncio del Vangelo, la via affettiva è più percorribile e precede la via intellettiva”.
Pastorale con e per i sordi. “Mi auguro che questo seminario serva davvero a sensibilizzare gli uffici catechistici diocesani per porre le basi di una pastorale diocesana per sordi”. È quanto auspica suor Veronica Donatello. Una missione, la sua, che sta dando i primi frutti. “A Pesaro e ad Agrigento la pastorale per i sordi è una realtà e sarebbe bello se, alle 20 chiese presenti sul territorio nazionale, nelle quali ogni domenica si celebra la messa con la presenza di un interprete Lis, se ne aggiungessero altre nelle quali i sordi possono riappropriarsi della loro appartenenza al popolo di Dio”. “Il primo a credere nella pastorale per e con i sordi – continua la religiosa – è stato mons. Paglia, vescovo di Terni-Narni-Amelia, il quale ha accolto e caldeggiato fortemente il primo corso di formazione per i catechisti sordi impegnati nella pastorale. I sordi sono così diventati catechisti, hanno cominciato ad essere un ponte tra la Chiesa locale e il mondo dei sordi. Inoltre, grazie alla presenza di interpreti Lis, alcuni hanno avuto la possibilità di partecipare alla santa messa”.
Una presenza che merita attenzione. In Italia sono quasi un milione le persone che presentano patologie all’apparato uditivo che non permettono loro di essere parte attiva della vita della Chiesa; mille ogni anno i bambini che nascono affetti da problemi uditivi. “La persona sorda – spiega suor Donatello – ha riscoperto la sua presenza attiva all’interno della Chiesa e a questa riscoperta la Chiesa ha cercato e sta cercando di rispondere colmando quel ‘vuoto’ grazie alle diocesi che stanno assumendo un ruolo attivo nella pastorale dei sordi, fino ad oggi demandata alle congregazioni o al dono di singoli sacerdoti, formando laici affinché l’intera Chiesa locale possa mettersi al servizio con e per i sordi”.
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