“EVANGELIZZAZIONE E UNITA’ DEI CRISTIANI”: A MONREALE APPUNTAMENTO NAZIONALE
Sotto lo sguardo del Cristo Pantocratore di Monreale si è svolto il 61° Convegno nazionale missionario dei seminaristi. Ad organizzarlo, dal 27 al 30 aprile 2017, presso il Centro Maria Immacolata, a Poggio S. Francesco, è stata la Pontificia Unione Missionaria, con la collaborazione del Seminario arcivescovile di Monreale. Tema scelto per l’appuntamento è stato “Unità dei Cristiani come fondamento dell’Evangelizzazione”. Ad ispirare i lavori il pensiero del Beato p. Paolo Manna, fondatore della Pontificia Unione Missionaria, di cui si celebra il 1° Centenario di Fondazione, che già nel 1841 diceva: “L’unione dei cristiani è il più grave bisogno del mondo d’oggi, di un’importanza superiore alla stessa propagazione della fede tra i non cristiani, perché questa non si avrà piena e totale senza l’unione dei cristiani”.
A guidare la riflessione dei partecipanti all’appuntamento il domenicano Claudio Monge, Teologo delle religioni, e il pastore valdese Fulvio Ferrario.
Il rimedio più efficace per contrastare le divisioni settarie tra le Chiese cristiane è il ritorno al Vangelo e all’essenzialità delle radici comuni. Lo ha ricordato padre Ciro Biondi, segretario nazionale della Pontificia unione missionaria (Pum) nell’introdurre il tema del 61° convegno missionario nazionale dei seminaristi (“Evangelizzazione e unità dei cristiani). Padre Biondi ha sintetizzato il pensiero di Paolo Manna (1872-1952), il missionario che per primo sentì l’esigenza di abbattere i pregiudizi identitari. “L’unione – diceva padre Manna nel 1929 – è un problema che riguarda tutti i cristiani perché il frazionamento del cristianesimo in reciproco conflitto è il più grande tradimento a Cristo”. In apertura dei lavori Ciro Biondi ha evidenziato la portata “rivoluzionaria” di questo pensiero (“Manna è il più grande missionario che abbiamo avuto, nonostante si definisse un missionario fallito”) in grado di comprendere che l’unità tra le chiese precede l’evangelizzazione. “Una Chiesa divisa si nega il diritto all’evangelizzazione”, ha affermato padre Biondi. Per capire la portata rivoluzionaria del pensiero di quanti hanno per primi puntato all’unità, Biondi ha citato Che Guevara: “siamo un esercito di sognatori per questo siamo invincibili”. Il convegno di Monreale, al quale hanno partecipato oltre 140 seminaristi provenienti da diverse diocesi d’Italia (da Milano a Molfetta, da Roma a Caltanissetta), ha avuto come l’obiettivo di individuare vie inedite per un dialogo proficuo. E a questo compito sono chiamati i seminaristi stessi che, suddivisi in gruppi, hanno lavorato per contribuire alla costruzione di nuovi paradigmi. Durante il convegno l’intervento di padre Claudio Monge, teologo domenicano, da 14 anni a Istanbul, che ha parlato di conversione all’unità. È stata poi la volta del professor Fulvio Ferrario, decano della facoltà teologica valdese di Roma, che è intervenuto circa l’azione ecumenica del teologo Dietrich Bonhoeffer.
Il ruolo essenziale dell’ecumenismo. La terza giornata di lavori del 61° Convegno missionario nazionale della Pontificia Unione Missionaria, in corso a Monreale, si è aperta con una tavola rotonda ecumenica a cui ha partecipato anche il rappresentante della Chiesa russa ortodossa a Palermo, padre Andrej Perfenchyk. La mattinata ha fatto seguito all’intenso momento di preghiera ecumenica, con i rappresentanti di alcune delle altre Chiese cristiane, che gli oltre 150 seminaristi hanno vissuto ieri sera, nella cattedrale di Monreale. “Sono rimasto sbalordito dalla presenza di tutti questi giovani seminaristi”, ha detto il sacerdote ortodosso. “Purtroppo a Palermo abbiamo solo 150 cittadini di etnia russa, mentre a Catania sono 500. Ma alle celebrazioni della Chiesa russo-ortodossa – ha proseguito padre Perfenchyk – prendono parte molti serbi, bulgari, georgiani ed eritrei. Io vi ringrazio davvero per quello che fate e per la vostra gioia”. Alla tavola rotonda ha preso la parola anche il pastore Mauro Adragna, della Chiesa evangelica della riconciliazione: “Collaboriamo nella pratica – ha esortato – affinché questa unità diventi visibile, e non sia qualcosa di impalpabile. Se continuiamo a trincerarci dietro pregiudizi e paure ci troviamo anche degli alibi dottrinali. E allora sarà la fine”. Il pastore Adragna ha fatto riferimento alla necessità di essere uniti tra cristiani per superare assieme tutte le minacce, mettendo da parte la tendenza a chiudersi nelle proprie barricate identitarie. “Si paga un prezzo per l’unita – ha spiegato – le persone preferiscono l’identità. Se siamo uniti nella morte come possiamo non esserlo nella vita?”. Gli ha fatto eco padre Perfenchyk: “sSono finiti i temi della divisione e della diffidenza; era l’epoca del passato, parliamo di 300 anni fa. Oggi tutto il mondo è connesso e anche noi siamo più uniti ed essere separati è qualcosa di anacronistico”.
Una maggior aderenza alla vita di tutti i giorni, un’attenzione particolare alla salvaguardia del creato, all’ambiente e al risparmio energetico. Sono alcune delle proposte avanzate dai giovani seminaristi delle diocesi italiane, a Monreale per il 61° Convegno missionario nazionale della Pontificia Unione Missionaria. Per riuscire a stare dentro la realtà ecclesiale senza per questo esser tagliati fuori dal mondo, i giovani propongono ai vescovi integrazioni al curriculum di studi dei futuri sacerdoti: non solo chiedono di introdurre corsi di cucina ed economia domestica ma chiedono di occuparsi di ecologia e tutela del creato. “Secondo me serve un’esperienze di vita in casa, una normalità. Per me è opportuno almeno che i nostri seminari si trasformino in qualcosa di più piccolo, per proporre uno stile di vita meno eremitico”, ha proposto un seminarista da Lucera, spiegando che “vivere in appartamento in sette/otto persone, ad esempio, può essere un’idea”. C’è voglia di imparare anzitutto a gestire se stessi, a fare la spesa, stirarsi le camicie, cucinare e rimanere ancorati alla vita concreta. “Io ho giurato che non avrei più mangiato fette biscottate contenenti olio di palma”, ha affermato padre Alberto Rovelli, dei padri Bianchi, presente al dibattito, nel proporre piccoli gesti concreti di salvaguardia del creato e dei diritti.
Dialogo ecumenico e confronto all’interno della Chiesa. Sono due aspetti messi in evidenza dai 150 partecipanti al 61° Convegno missionario nazionale per i seminaristi, organizzato dalla Pontificia Unione Missionaria. Al temine dei lavori i seminaristi hanno stilato un documento che verrà consegnato ai vescovi come contributo alla Chiesa per arricchire la formazione dei giovani sacerdoti. I seminaristi vorrebbero una Chiesa missionaria autenticamente in dialogo: “Le ferite possono diventare feritoie per comunicare tra di noi”, hanno detto al termine dei laboratori. “La base ha voglia di confronto, senza per questo rinunciare alla certezza dell’identità”, hanno proseguito, osservando che “non si tratta di perderla ma semmai di metterla in gioco, stando nel qui ed ora”. Inoltre, è generale la richiesta che nei seminari si potenzi l’offerta dei corsi: “Per conoscere meglio le altre religioni bisogna che qualcosa di più su di esse ci venga insegnato”. Ma non solo: hanno suggerito di far partecipare anche le figure femminili alla loro formazione accademica oltre a chiedere di ricevere una preparazione meno teorica, più in contatto col mondo e con la vita di tutti i giorni. C’è necessità di maggiore aderenza ai problemi reali della gente, aprendo le porte, anche quelle dei seminari stessi, per accogliere e incontrare. Non a caso, i seminaristi propongono che si dedichi maggioro spazio a materie sociali, alla salvaguardia del creato, all’ambiente, alla psicologia. [01]
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