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DIALOGO ISLAMO-CRISTIANO. IL FASCINO DELLA COOPERAZIONE

La Giornata regionale del dialogo islamo-cristiano (Palermo, 21 ottobre 2017), la prima edizione che si svolge in Sicilia, ha suscitato un grande fascino non solo negli ambienti religiosi, ma anche in quelli civili, sociali e politici.
Tanti gli ospiti “a sorpresa” che hanno voluto essere presenti, anche se per tempi ristretti rispetto alla durata dell’appuntamento organizzato dall’Ufficio per l’Ecumenismo e il Dialogo interreligioso della CESi in collaborazione con le Comunità islamiche siciliane. Così è stato per il cardinale emerito di Palermo e per l’attuale arcivescovo, il card. Paolo Romeo e mons. Corrado Lorefice. E anche l’ambasciatore del Bangladesh, Abdus Sabhon Sikder, oppure il sindaco di Palermo che ha inviato un delegato per rappresentate l’intera giunta sono solo alcuni esempi di quanti hanno voluto esserci, conoscersi, confrontarsi.
Dalla chiesa che sorge nel cuore della Missione Sparanza e Carità fondata da fratel Biagio Conte, a Palermo, invitando i presenti ad alzare gli occhi e a guardare le immagini e a scoprire i nomi di chi le ha realizzate, mons. Lorefice si è soffermato sulla bellezza della differenza che aiuta a realizzare “qualcosa di bello”. “Noi ci apparteniamo, abbiamo la comune identità dell’essere persone, ma abbiamo anche un altro motivo che ci fa ritrovare ed è il nostro avere una fede e una relazione con Dio. È Lui – ha detto l’arcivescovo di Palermo – che ci mette insieme: il nome di Dio non può essere elemento che separa, ma piuttosto che unisce. La separazione è semmai un utilizzo, e peraltro distorto, della religione e della fede o di ciò che per tale si spaccia. Noi stiamo dando lode a Dio, al di là del nome che gli diamo. Continuiamo allora ad incontrarci, conoscerci, dialogare – ha esortato mons. Lorefice – e Dio ci insegnerà l’unica via, quella della pace, dell’unità”. 
“Intimamente colpito dal luogo scelto ad ospitare l’evento” e dalle “intenzioni del ritrovarsi” l’ambasciatore del Bangladesh, intervenendo alla presenza dei maggiori rappresentanti del mondo islamico e di quello cristiano, ha collegato le attività della Missione di Biagio Conte con la Missione degli uomini, tutti, al di là della fede e delle ideologie. “Qui abita una umanità capace di accogliere, non solo di curare ma di prendersi anche cura delle persone, con particolare riguardo a chi è in difficoltà. È un dovere, questo – ha detto Abdus Sabhon Sikder – per ogni essere vivente. Ed è anche un atteggiamento assolutamente naturale, tipico dei bambini che nascono liberi da ogni costrizione e da ogni categoria, senza nulla che separa o allontana. Un atteggiamento che è intriso di purezza, di semplicità e di quell’unità che richiama il Paradiso e non quello che, pian primo, stiamo rendendo questo mondo”. [01]
 
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