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CATECHESI. LA FORMAZIONE DEI FORMATORI: IMPEGNO PERSONALE, CAMMINO DI COMUNITA’

Una Scuola di formazione per le equipe degli Uffici catechistici diocesani. Quelle delle diciotto diocesi dell’Isola si sono ritrovate a Poggio San Francesco, Monreale, per il primo modulo della Scuola di formazione (27 – 31 agosto 2016) proposta dell’Ufficio regionale per la Dottrina della fede e la Catechesi. Ai partecipanti ogni giorno la proposta di un tema su cui riflettere: “Chi siamo?”, “La catechesi nella pastorale diocesana”, “L’Ufficio catechistico diocesano a servizio della pastorale missionaria”, “L’equipe in comunione”. Ogni giorno una fase espressiva, una di approfondimento, una di riappropriazione e i laboratori. Due le parole chiave presentate alle equipe diocesane siciliane di catechesi: comunione e corresponsabilità.

Sulla base della scelta dell’ispirazione catecumenale come stile per la pastorale e la catechesi nelle Chiese locali e sollecitati dai vescovi a puntare sulla “formazione dei formatori”, è nata la proposta di una Scuola di formazione per le equipe degli Uffici catechistici diocesani. Quelle delle diciotto diocesi dell’Isola si sono ritrovate a Poggio San Francesco, Monreale, per il primo modulo della Scuola di formazione (27 – 31 agosto 2016) proposta dell’Ufficio regionale per la Dottrina della fede e la Catechesi.
“Non vogliamo parlare di tema astratto, ma della vita dei nostri uffici e quindi della nostra responsabilità a dirigerli. L’itinerario che l’Ufficio catechistico – ha detto don Giuseppe Alcamo, docente presso la Facoltà teologica di Sicilia – può proporre, senza la pretesa di essere esaustivo ed esclusivo, deve essere pensato nella linea di un aiuto ai catechisti, per programmare un proprio itinerario, contestualizzato alla diverse situazioni parrocchiali”.
Ai partecipanti ogni giorno è proposto un tema su cui riflettere: “Chi siamo?”, “La catechesi nella pastorale diocesana”, “L’Ufficio catechistico diocesano a servizio della pastorale missionaria”, “L’equipe in comunione”. Ogni giorno una fase espressiva, una di approfondimento, una di riappropriazione e i laboratori. Due le parole chiave presentate alle equipe diocesane siciliane di catechesi: comunione e corresponsabilità.
“Da sempre la Chiesa ha manifestato la sua sollecitudine pastorale nei confronti della catechesi. Un’attenta analisi del contenuto offerto dal Magistero suggerisce alcune considerazioni utili per una globale interpretazione, quasi una ‘magna charta’ per la progettazione della catechesi in diocesi. Occorre – è stato il sentire comune dei relatori – porre in atto una testimonianza gioiosa e felice, una testimonianza bella e attraente, una testimonianza di vita credibile e feconda , vissuta in pienezza.
Il discepolo in cammino è uno che si ricorda da dove è partito, quali sono le sue radici, quali desideri ha custodito nel cuore. Egli è chiamato a percorrere l’avventura dello spirito. L’esperienza religiosa – è stato il pensiero offerto ai partecipanti da don Francesco Di Natale, salesiano – è fondata  su una esperienza personale, ma è l’intera comunità cristiana il luogo privilegiato dell’accompagnamento alla fede e all’introduzione nel mistero di Cristo. È la comunità cristiana ad essere chiamata a testimoniare la misericordia di Dio. La credibilità di quello che facciamo e di quello che diciamo, come  singoli e come comunità, si fonderà soltanto sulla capacità di essere segno e strumento dell’amore di Dio”.
“Al primo posto deve esserci l’evangelizzazione degli adulti – ha detto mons. Michele Pennisi, arcivescovo di Monreale, intervenuto ai lavori –, altrimenti verrebbe interrotto quel continuum tra annuncio in chiesa ed esempio in famiglia”. Il presule ha insistito sulla necessità del discernimento spirituale, dell’autorevolezza dei formatori, del carattere liberante dell’educazione alla fede. “Si tratta di formare una mentalità cristiana, conforme al pensiero di Cristo, capace di offrire un modo nuovo di vedere, di sentire e di vivere. Cristo ci vuole partecipi della pienezza della sua gioia, mentre la lontananza da Lui porta a vedere la croce come uno scandalo; lo stupore della fede e la meraviglia del sapersi amati di un amore misericordioso diventa, lontano da Lui, paura e fa male. Chiunque è chiamato ad una responsabilità come quella del catechista e dell’educatore – ha aggiungo mons. Pennisi – deve essere consapevole che, prima della parola, gli occorre la coerenza e la vicinanza concreta”. [01]
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