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CATECHESI E FORMAZIONE. CONCLUSO IL SECONDO MODULO DELLA SCUOLA DI FORMAZIONE REGIONALE

L’Ufficio regionale per la Dottrina della fede e la Catechesi ha realizzato il secondo modulo della Scuola di formazione regionale per le equipe degli Uffici diocesani per la Catechesi. Si è svolto presso il Centro Maria Immacolata, a Poggio San Francesco (Monreale), dal 26 al 29 agosto 2017.
“Abbiamo voluto dare pieno significato al termine ‘scuola’ – ha spiegato don Pasquale La Milia, direttore dell’Ufficio regionale per la Catechesi -, non solo quindi organizzazione didattica, ma soprattutto luogo ecclesiale in cui si cresce nella ministerialità, per creare una comunità di catechisti dei catechisti. Si tratta di ripensare la formazione delle equipe – ha aggiunto – in riferimento agli obiettivi pastorali, alle tipologie e alle diverse responsabilità che esse assumono all’interno della più vasta funzione educativa della Diocesi”. Ad approfondire intenti e prospettive dell’appuntamento è stato mons. Salvatore Muratore, vescovo di Nicosia e delegato Cesi per la Dottrina della Fede e la Catechesi.
Il programma ha previsto che ciascuna delle giornata di lavori fosse scandita da tre fasi: una espressiva, una di approfondimento e una di riappropriazione.
La prima riflessione è stata quella guidata da don Valentino Bulgarelli, preside della Facoltà Teologica dell’Emilia Romagna, che si è soffermato sul “Contesto formativo ecclesiale”. Il catecheta, già a capo dell’Ufficio regionale per la Catechesi della sua Regione ecclesiastica e direttore dello stesso Ufficio diocesano di Bologna, si è articolata in tre momenti: dapprima una introduzione e qualche “provocazione culturale”, poi le sollecitazioni dell’Evangelii Gaudium e, infine, l’individuazione e la proposta di alcune piste di lavoro. Tre le “provocazioni culturali” presentate da don Bulgarelli: la confusione tra finalità e strumenti, la pesantezza del decidere e la crisi delle relazioni generazionali.
La seconda delle fase di approfondimento ha avuto per tema “La comunicazione nella formazione”. Don Giuseppe Lonia, sacerdote dell’Arcidiocesi di Messina, Lipari, Santa Lucia del Mela che si occupa sia di Catechesi sia di Comunicazioni sociali, ha messo in relazione l’annunciare e il comunicare intersecandole tra loro: “La comunicazione è catechesi e la catechesi è comunicazione. La catechesi, ovvero l’opera evangelizzatrice della Chiesa – ha detto Lonia – è anche inevitabilmente comunicazione. Per connetterli, nell’era digitale che stiamo vivendo – ha aggiunto -, occorre fare i conti con tre ‘verbi speciali’: il primo è semplificare, il secondo drammattizzare nel senso di coinvolgere, il terzo personalizzare”.
Padre Giovanni Salonia, Ofm, docente di Psicologia e Pastorale, ha guidato l’approfondimento del terzo giorno. Argomento di riflessione: La relazione formativa, quindi il metodo. “Il metodo per l’annuncio consiste nel vedere l’altro dov’è e parlare dopo avere ascoltato, dopo essersi sintonizzati. Attraverso questo – ha detto – l’annuncio diventa efficace: le nostre parole saranno in grado di riscaldare il cuore delle persone che ci ascoltano, che avranno preso coscienza che essere ascoltati è bello”.
Tema dell’ultima riflessione, offerta da don Michele Roselli, dell’Ufficio catechistico di Torino, è stato Come progettare la formazione e la comunicazione”. Il sacerdote ha cercato di offrire “un menù per progettare la formazione dei catechisti”. Lo ha fatto proponendo quattro fasi della progettazione ed alcuni verbi. Le fasi sono quelle dell’ascolto e della ricerca, quella ideativa, quella realizzativa ed, infine, quella valutativa. I verbi: ricercare, progettare, programmare, attuare – realizzare – intervenire ed, infine, appunto valutare.
Anche mons. Michele Pennisi, vescovo dell’arcidiocesi di Monreale che ha ospitato l’appuntamento, ha offerto alcuni spunti di riflessione. “La catechesi non è semplicemente una dottrina che va insegnata o una forma di pedagogia religiosa, ma piuttosto un incontro vivo con Cristo, del quale il catechista si fa annunciatore. E, come per ogni incontro, anche per quello con il Signore c’è un luogo, c’è un tempo e c’è un modo. La catechesi – ha aggiunto il presule -, innestata in una determinata cultura e tenendo presente i destinatari concreti, può divenire un ponte nei confronti del Vangelo e aiutare le persone a fare l’incontro personale con Gesù Cristo, oggi, nella Chiesa”.
A concludere il secondo modulo della Scuola di formazione regionale per le equipe degli Uffici diocesani per la Catechesi, il vescovo delegato mons. Salvatore Muratore. L’orazione di oggi chiede a Dio di mantenerci assetati, assetati di una fonte che è l’eterno amore, assetati di una sete che non si stanca mai di cercare. Mi piace immaginare la sorgente Dio e il nostro cuore fatto a conca – ha detto -, che si riempie, si colma e trabocca. Vi è sicuramente capitato di pregare con le mani fatte a conca perché si riempiano dell’acqua della sorgente perenne dell’amore è Dio”. Ecco, allora, per i catechisti e per i formatori, tre indicazioni che sono anche tre auspici: “Siate sempre esposti alla sorgente, a Lui – ha detto mons. Muratore -, siate ricolmi di Dio e traboccanti d’amore”. [01]
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