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CARITAS E MIGRANTES. “PAPA FRANCESCO, I MIGRANTI E NOI”

“Papa Francesco, i migranti e noi” è stato il tema della prima relazione presentata nel corso del IV convegno regionale sul tema “Caritas e Migrantes insieme per la promozione della dignità dei migranti nell’Anno giubilare della Misericordia” (Cefalù, 14 – 15 ottobre 2016). L’intervento di Giuseppe Savagnone ha riproposto la lettura del Pontefice sulla questione migrazione. “È facile dare giudizi sul Papa, evidenziare bontà e talvolta denunciare buonismo, ma lui è innanzitutto un uomo di fede e un grande teologo, capace di valorizzare alcune impostazioni che, nel tempo, sono via via rimaste isolate”.

“Papa Francesco, i migranti e noi” è stato il tema della prima relazione presentata nel corso del IV convegno regionale sul tema “Caritas e Migrantes insieme per la promozione della dignità dei migranti nell’Anno giubilare della Misericordia” (Cefalù, 14 – 15 ottobre 2016). L’intervento di Giuseppe Savagnone ha riproposto la lettura del Pontefice sulla questione migrazione. “È facile dare giudizi sul Papa, evidenziare bontà e talvolta denunciare buonismo, ma lui è innanzitutto un uomo di fede e un grande teologo, capace di valorizzare alcune impostazioni che, nel tempo, sono via via rimaste isolate”. Il riferimento di Savagnone è alla Teologia della liberazione. “A lungo è stata vissuta guardando unicamente ad un documento della Congregazione per la Dottrina della Fede che è Libertatis conscientia, ma la stessa Congregazione, sotto la medesima guida di Ratzinger, aveva già scritto Libertatis Nuntius. La Teologia della liberazione designa una preoccupazione rivolta a tutte le vittime dell’oppressione e propone l’esigenza della giustizia e della solidarietà. Non c’è fratellanza senza giustizia. Dio è liberatore del povero e non è solo una questione interiore, ma ha anche ripercussioni in campo sociale”. Per Savagnone, una delle novità del Papa è esattamente aver riproposto il concetto di peccato sociale. “Prima di lui c’era una posizione differente: il tema dominante era quello dei valori non negoziabili all’interno dei quali il povero non aveva troppo spazio. Si parlava della difesa della vita biologica, soprattutto al momento della procreazione e quando si avvicina alla morte, della difesa della famiglia fondata sul matrimonio e della difesa della liberta di educazione dei genitori. Ma lo stesso Ratzinger, alla guida di quella Congregazione, parlava del valore della dignità della persona umana. Eppure, nella prassi, questa premessa sulla dignità è andata in seconda linea”. Nella relazione sono state diverse le citazioni di parole pronunciate da Papa Francesco, in particolar modo una che proprio della dignità parla. “Quando parliamo dell’uomo, non dimentichiamo mai tutti gli attentati alla sacralità della vita umana. È attentato alla vita la piaga dell’aborto. È attentato alla vita lasciar morire i nostri fratelli sui barconi nel canale di Sicilia. È attentato alla vita la morte sul lavoro perché non si rispettano le minime condizioni di sicurezza. È attentato alla vita la morte per denutrizione. È attentato alla vita il terrorismo, la guerra, la violenza; ma anche l’eutanasia”.

“Con queste parole il Papa ha rotto il silenzio, silenzio riempito di formule sane e giuste, ma l’inizio e la fine della vita non esauriscono al loro interno l’intera esistenza dell’uomo che è, invece, racchiusa e dipanata in tutto un arco di tempo. Il valore non negoziabile unico – ha detto Savagnone –  è la dignità dell’uomo. Una dignità di fronte alla quale assume dignità anche tutto ciò che con l’uomo entra in contatto. Non c’è ragionamento che tenga – ha aggiunto – ed è il motivo, ad esempio, per il quale viene dato nuovo valore anche al rispetto del mondo, della creazione, della natura”.

Nelle parole di Savagnone anche tre elementi, tre “cause”: “l’indifferenza, l’inegualità della distribuzione delle risorse legata ad un modo distorto di vivere il rapporto tra economia e finanza e, infine, gli interessi legati al traffico d’armi”. [01]

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