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CARITAS E MIGRANTES. IN PREGHIERA PER CHI MUORE INSEGUENDO LA SPERANZA

Un momento di silenzio e di preghiera in memoria e in suffragio di tutti i migranti morti nei viaggi della speranza ha segnato la celebrazione eucaristica presieduta da mons. Domenico Mogavero, vescovo di Mazara del Vallo e delegato CESi per la Carità e per le Migrazioni.“Il Vangelo ci inchioda – ha detto il presule –, ci chiede di abbandonare ogni ipocrisia, ogni tentativo di autodifesa e di vestirci della franchezza e del coraggio che Gesù ci chiede".

Un momento di silenzio e di preghiera in memoria e in suffragio di tutti i migranti morti nei viaggi della speranza ha segnato la celebrazione eucaristica presieduta da mons. Domenico Mogavero, vescovo di Mazara del Vallo e delegato CESi per la Carità e per le Migrazioni, nel corso del IV Convegno regionale dal titolo “Caritas e Migrantes: insieme per la promozione della dignità dei migranti nell’anno giubilare della Misericordia” (Cefalù, 14 – 15 ottobre 2016).
“Il Vangelo ci inchioda – ha detto il presule –, ci chiede di abbandonare ogni ipocrisia, ogni tentativo di autodifesa e di vestirci della franchezza e del coraggio che Gesù ci chiede. Allora dobbiamo parlare, essere eloquenti, usare parole e la nostra stessa vita. Altrimenti? – ha continuato il presule – Altrimenti il Signore non ci riconoscerà, saremo stati infedeli. Non c’è una via di mezzo: se davvero crediamo, dobbiamo aprire le porte della nostra terra, delle nostre parrocchie, delle nostre case, del nostro cuore”. Nel corso dei lavori, mons. Mogavero ha più volte ribadito “la necessità di liberarci di quella passività rassegnata che tanto indigna il Papa che, spinto da questo, ci toglie la comodità delle nostre certezze e ci costringe a ripensare alla nostra vita in modo meno rassicurante. Ma è lo stesso Vangelo – ha aggiunto il vescovo siciliano – a chiederci di essere più creativi, ad essere creature nuove, in cieli e terra e anche mari nuovi”.
Nelle parole del delegato per la Carità e per le Migrazioni anche l’appello a “fare giustizia di tanti luoghi comuni che accompagnano migranti, migrazioni, accoglienza e integrazione”. Infine l’esempio dei pescatori di Mazara del Vallo che “dimenticano i propri bisogni, anche quello del pane, quando sulla loro rotta incontrano chi è più povero, e si fermano e aiutano, consapevoli della sacralità dell’uomo e della sua dignità”. [01]
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