ANNUNTIO VOBIS GAUDIUM MAGNUM
“Un Papa vicino al popolo”, un “Pastore semplice e spirituale”, “figlio della migrazione”, “Padre e custode dei poveri” che mostra “un modo nuovo, inedito, di vivere il ministero petrino”, che “riporta all’essenzialità del Vangelo”. Le origini, la formazione, il nome che ha scelto per sé e l’immediatezza del suo interagire con i fedeli e la Chiesa tutta sono al centro delle considerazioni dei Vescovi siciliani intorno all’elezione del Sommo Pontefice. Ecco le parole, le emozioni, le riflessioni e la preghiera delle Chiese di Sicilia.
“Un Papa vicino al popolo, pastore semplice e spirituale”. Sono queste le prime parole usate dal card. Paolo Romeo, Arcivescovo di Palermo e presidente della Conferenza Episcopale Siciliana, nel parlare del neoeletto Pontefice. “La figura di Papa Francesco è caratterizzata da una serie di primizie molto importanti: il primo Pontefice extraeuropeo, il primo gesuita, il primo che prende il nome di Francesco. Già dalle sue prime parole ha voluto mettere un segno forte sulla semplicità, sulla vicinanza al popolo, che è una caratteristica della Chiesa sudamericana. Mi si è resa presente anche la forte spiritualità, con la richiesta della preghiera nel silenzio. Ha dimostrato subito di essere un uomo di Dio ben strutturato e anche pastore. La sua immediatezza nel parlare: forse è questo che mi ha impressionato di più”. Ricordando, poi, gli istanti in cui il mondo ha conosciuto il Pastore della Chiesa universale, il card. Romeo evidenzia come “in quella piazza ammutolita, si è sentita la presenza di Dio, il suo sguardo”. Infine, da uomo diplomatico quale egli è ed è stato, l’Arcivescovo di Palermo fa notare che “la Chiesa europea mostra un po’ di stanchezza, mentre quella sudamericana rende testimonianza gioiosa della sua fede, la condivisione col popolo, l’ansia dell’evangelizzazione. Lì c’è una sollecitudine forte verso la giustizia sociale, contro le forme di sfruttamento e la povertà. In America latina la Chiesa sui sente responsabile nello scrivere la storia del proprio Paese – chiosa il card. Romeo – e in un momento in cui anche in Italia, in Sicilia, si perdono tanti posti di lavoro, c’è tanta ingiustizia, sono sicuro che questo entusiasmo sarà contagioso”.
“I cardinali hanno scelto rapidamente il nuovo Vescovo di Roma, come Papa Francesco ha amato sottolineare con grande semplicità, improntata allo stile francescano significato dal nome, assolutamente inatteso. Mi piace sottolineare anche l’origine migrante del nuovo Papa, di lontane origini italiane. Che un figlio della migrazione – dice il Vescovo di Mazara del Vallo, mons. Domenico Mogavero – assurga a un ministero ecclesiale così alto lo ritengo un segno dei tempi e la premessa per far morire definitivamente taluni pregiudizi di emarginazione, che offendono la dignità delle persone. A Papa Francesco l’attestazione di affetto filiale e fraterno, accompagnata dalla preghiera fervida per il suo ministero”. stamane prima della celebrazione eucaristica Interforze nella Cattedrale Ss. Salvatore di Mazara del Vallo. Fino al momento dell’elezione, tutte le parrocchie della Diocesi hanno proposto momenti di preghiera per invocare l’assistenza dello Spirito Santo sui 115 cardinali elettori e, durante il Conclave, la Cattedrale a Mazara del Vallo è rimasta aperta, in via straordinaria, anche dalle 19 alla mezzanotte per consentire la preghiera per la nomina del successore di Benedetto XVI.
Mons. Antonio Staglianò, vescovo di Noto, ha diramato un comunicato stampa. “E’ immensa la gioia del cuore per il nuovo Santo Padre, Francesco. Lo accogliamo come un dono di Dio, perché così l’abbiamo tutti atteso nella preghiera che i singoli, le comunità e le chiese locali hanno intensificato durante il “tempo brevissimo “ del Conclave. Lo Spirito Santo ha lavorato molto per il discernimento che i Cardinali hanno dovuto realizzare. I Cardinali sono stati docili al lavorio dello Spirito così compiendo la volontà di Dio. Un fatto difficile da cogliere e valutare in termini sociologici e con occhi semplicemente “umani”. La Chiesa evento umano-divino, è l’opera di Dio in mezzo agli uomini. Perciò occorre la fede per guardarla con occhi adeguati e viverla nella sua vera realtà. E’ la fede del popolo festoso raccolto in piazza S. Pietro che attendeva pregando e pregava attendendo. In questa piazza ho avuto la gioia di trovarmi anch’io e posso testimoniare l’emozione spirituale (e non solo o semplicemente psicologica) dei più giovani e dei meno giovani, quando la fumata bianca annunciò al mondo che oramai il nuovo papa c’era. Un tempo interessante “quello che passa tra la fumata bianca e la prima comparsa” del vescovo di Roma. E’ tempo “singolare” che ovviamente viene sottovalutato dai media, proiettati sui pronostici d’intrattenimento. Eppure soprattutto in quel lasso di tempo si è maggiormente avvertito la “realtà” del papa: chiunque fosse stato il papa, il papa c’era. C’era, a dar sicurezza e custodia alle nostre vite, a incoraggiare – per il solo fatto che c’era – il cammino della nostra speranza in un futuro più felice; c’era, a rifondare nel segno della comunione l’intera Chiesa cattolica, dandole un nuovo respiro e aprendo un nuovo orizzonte alla sua credibilità nel mondo; c’era, ad aiutare l’umanità di oggi a riscoprire la sua vocazione e la sua verità di popoli orientati all’amore, alla solidarietà, alla pace, alla giustizia; c’era, a riprendere la nuova evangelizzazione, perché il Vangelo si testimoni nel mondo intero, propiziando nella vita di tutti una esperienza umana “bella e buona”, secondo Gesù, il “bel pastore che offre la vita per il suo gregge”.
Quando il papa che c’era, mostrandosi da quella finestra, ha fatto vedere il suo volto e ha dichiarato con il suo nome – Francesco – la sua missione, allora la gioia di quel tempo singolare d’attesa si è moltiplicata. Dal suo atteggiamento, dal suo porsi in servizio per il popolo, chiedendo al popolo preghiera e benedizione, appellando alla fiducia reciproca, orientando alla fraternità nel Signore, si è capito subito che l’attesa orante di questi giorni aveva ricevuto una risposta dallo Spirito: è possibile continuare, sulla scia degli ultimi pontefici, in nostro viaggio nella santità, con una Chiesa sempre più credibilmente vicina ai poveri e che si fa interprete di ogni povertà, non solo materiale, ma anche spirituale e morale.
“Io, vescovo di Roma, preso quasi alla fine del mondo”: sono frasi che troveranno le loro diverse interpretazioni. Nel frattempo la “fine del mondo” era stata annunciata nel dicembre 2012 e di fatto una “fine di certo mondo” si sta progressivamente consumando. Questo “vescovo di Roma” è “preso” per un compito ora chiaro: annunciare il nuovo mondo che Gesù morendo e risorgendo a introdotto nella nostra storia. Questo nuovo mondo, parla il linguaggio dell’amore che i tanti santi con il nome di Francesco (quello di Assisi, quello di Sales, quello di Paola e il Saverio etc. etc.) hanno parlato. Viva papa Francesco, padre e custode dei poveri, guida sicura della barca di Pietro nel travaglio di questo nostro secolo. Noi, vescovo e popolo, ti benediciamo e per te e per tutta la Chiesa non mancheremo di pregare incessantemente”.
In seguito all’elezione di Papa Francesco, l’Arcivescovo di Messina, mons. Calogero La Piana, unitamente alla Comunità diocesana che presiede, ha “ringraziato il Signore per il dono del nuovo Pastore della Chiesa universale” con una celebrazione nella Basilica Cattedrale. Ha inoltre disposto che in ogni Comunità parrocchiale dell’Arcidiocesi, nella giornata di mercoledì 20 Marzo, venga celebrata la Santa Messa per l’elezione del Pontefice Romano, secondo le indicazioni liturgiche precedentemente comunicate.
Per volontà dell’Amministratore apostolico della Diocesi di Trapani, mons. Alessandro Plotti, immediatamente dopo l’elezione del Sommo Pontefice tutte le campane di tutte le chiese della Diocesi hanno suonato a festa e ogni comunità parrocchiale ha celebrato la Messa per il Papa. Lo stesso ha commentato a caldo l’elezione di Papa Francesco con queste parole: “Ringrazio i signori cardinali che hanno ascoltato davvero lo Spirito e si sono confrontati con i problemi drammatici del mondo di oggi dilaniato dalle disuguaglianze e dalla violenza e ci hanno donato un Papa che, al di là di tutte le previsioni e le illazioni fatte dalla stampa, sarà vicino alla gente soprattutto alle popolazioni più diseredate del mondo. Preghiamo dunque il Signore perché lo assista, lo illumini e gli dia la forza di un profondo rinnovamento, di stile e di approccio, nella Chiesa di cui tutti sentiamo l’urgenza.
Per me due sorprese. La prima è legata a questo modo nuovo, inedito, di esercitare il suo ministero. Ha detto subito nel suo primo saluto che vuole essere il vescovo di Roma. Un cambiamento di prospettiva enorme. Papa Francesco non si presenta da papa come un super-vescovo, ma come vescovo di Roma: un vescovo come tutti gli altri ma che conferma e presiede tutti gli altri vescovi del mondo nella carità. Un’altra sorpresa è il nome: Francesco. Questa scelta è una bomba! Vuol dire che il Papa vuole impostare il suo ministero dando il primato ai poveri, non solo a coloro che sono poveri economicamente, ma ai poveri di spirito, ai poveri di dignità perché la riacquistino. E’ un ritorno all’essenzialità del Vangelo che è il Vangelo dei poveri”.
L’Arcivescovo di Siracusa, mons. Salvatore Pappalardo, ha assistito in Arcivescovado all’elezione del cardinale Giorgio Mario Bergoglio a Successore di Pietro, alla fumata bianca e al saluto di Papa Francesco. Poi si è riunito in preghiera insieme ai seminaristi per il Santo Padre. “Ringraziamo il Signore che ha guidato il Conclave – ha detto Mons. Pappalardo -. Ripongo tutta la mia fiducia e speranza in un uomo che ha chiesto la benedizione del popolo. Mi sono piaciute moltissimo le Sue parole. Ritengo abbia consegnato un messaggio chiaro al mondo: ha sottolineato in maniera evidente il suo ruolo di Vescovo di Roma. La Chiesa di Roma presiede nella carità. Ed ha voluto accanto a sé il suo vicario. È un messaggio di comunione. Sono convinto che lo Spirito Santo guida le scelte in questo senso e ci consegna il Papa che in questo momento storico era necessario alla nostra Chiesa ed a questo tempo. Le Sue parole sono state chiare. E poi anche il nome che ha scelto, Francesco, dice molto: semplicità e povertà. Ed ho notato anche la croce che aveva al petto. È un uomo che si presenta nella verità, io sono entusiasta. Ha pregato ed ha parlato di evangelizzazione. È un nuovo modo di gestire l’Ufficio di Successore di Pietro. Sono contento anche per l’Argentina. Domani ci ha detto andrà a pregare la Madonna, forse lo farà a Santa Maria Maggiore. Ed anche noi da Siracusa lo accompagniamo nella preghiera”.
L’Arcivescovo di Agrigento, mons. Francesco Montenegro, presiederà domenica 17 Marzo alle ore 11.30, l’Eucarestia presso la Concattedrale S. Domenico “per ringraziare Dio per Papa Francesco”. Tutti i sacerdoti sono stati invitati nella stessa giornata di domenica a Celebrare una Santa messa di ringraziamento per il Pontefice.
Anche la Chiesa calatina ha gioito per il nuovo Successore di Pietro. Sull’elezione di Papa Francesco, mons. Calogero Peri, Vescovo di Caltagirone, ha invitato i fedeli ad una lettura spirituale degli eventi, per discernere i segni dei tempi e scorgere l’azione dello Spirito Santo nella nostra vita e nella nostra storia. “Lo Spirito Santo ha operato ancora una volta, nella vita della Chiesa, scompaginando i piani e le attese che si erano prospettati in un primo tempo, forse con un eccessivo contributo giornalistico. L’esperienza che la Chiesa sta vivendo in questi giorni è di forte carica spirituale. I primi gesti e le prime parole del Papa lo dimostrano. […] Siamo di fronte ad un vero cambiamento spirituale e pastorale. Come Gesù, che è entrato nella storia dalla periferia della povera campagna di Betlemme, Papa Francesco viene dal sud del mondo portando con sé la storia di una Chiesa e di popoli che vivono nella marginalità, nella povertà, nel bisogno. Dal sud, con Papa Francesco, queste storie risalgono verso il centro, recuperando le distanze, richiamando all’unità, annunciando il Vangelo di Cristo. Non è ad una rivoluzione di potere che mi riferisco, ma ad un continuo spostamento di significati che de-centra i nostri ragionamenti.
Il latino ci aiuta a comprendere meglio questo gioco linguistico. La preposizione de sostiene tanto il complemento di argomento, invitandoci a ragionare, in questo caso, sul centro; quanto il complemento di moto da luogo, sollecitandoci a riflettere sulla provenienza, sulle premesse.
Allora ci chiediamo: qual è veramente il centro della nostra vita? Abbiamo forse sostituito le premesse, le nostre convinzioni, i nostri ragionamenti e le nostre verità alla Verità?
LA SCELTA DEL NOME. Anche la scelta del nome, Francesco, se da un lato prospetta immediatamente il luogo di una sintesi nella vita, nel messaggio e nella santità del poverello d’Assisi, presentandolo a tutti come un annuncio programmatico per una Chiesa povera, semplice ed evangelica; d’altro lato rinvia immediatamente alla lunga storia di santità della Chiesa.
Rimanda ad esempio a San Francesco di Sales, padre della spiritualità moderna, espressione di un nuovo umanesimo, santo dell’educazione, testimone del dialogo ecumenico; ma cita anche San Francesco Saverio, sacerdote della Compagnia di Gesù, fra i primi a seguire Sant’Ignazio, il più grande missionario dell’epoca moderna, evangelizzatore dell’India e del Giappone, ponte di dialogo fra diverse culture e religioni.
IL CAMMINO DI FEDE. Le suggestioni che si rincorrono a questo punto sono davvero numerose.
Tutte, però, portano lo stesso segno, indicano la stessa strada, che è quella indicata da Papa Francesco: rimettere al centro Cristo, la soggettività del Popolo di Dio, il cammino di Fede, la dimensione pastorale del Ministero petrino.
Un messaggio che ha allargato il cuore di ognuno – che sia vicino o lontano a Cristo e alla sua Chiesa – e che impegna tutti ad un protagonismo nuovo, ad una responsabilità verso la Chiesa e verso il mondo che non ha più deroghe, dispense, eccezioni.
Il Papa ci chiede, in ascolto dello Spirito Santo, d’essere protagonisti di questa storia, d’essere membra vive di questo Corpo vivo che è la Chiesa”.
Mons. Antonino Raspanti, Vescovo di Acireale, ha scritto ai fedeli della sua Diocesi un messaggio per l`elezione di Papa Francesco. “Dopo giorni di attesa, d’intensa preghiera, di preoccupazione condivisa con miliardi di cristiani e di uomini e donne di ogni altra fede nel mondo, esplode la nostra gioia per l’elezione del nuovo Pontefice, Francesco. Ammiriamo subito la sua semplicità essenziale e solida, la centralità della preghiera con la quale esprime il dialogo d’amore con Gesù: «Senza di me non potete fare nulla» e la fratellanza con tutti noi. Ringraziamo il Signore per averci dato questo Papa, per lui preghiamo intensamente e lui ringraziamo di cuore per aver accettato di svolgere il ministero petrino”.
Sabato e domenica, i primi dopo l’elezione del Pontefice in tutte le chiese di Ragusa, si pregherà per Papa Francesco con alcune intenzioni particolari, che saranno predisposte dall’Ufficio liturgico. Lo ha annunciato mons. Paolo Urso, Vescovo di Ragusa. Lo stesso ha scritto un messaggio alla Chiesa locale: “Rendiamo grazie a Dio che continua a prendersi cura della nostra Chiesa e del mondo, donandoci come nuovo Papa l’arcivescovo di Buenos Aires, l’argentino Jorge Mario Bergoglio, Papa Francesco, figlio di italiani emigrati in Argentina. Mentre gli assicuriamo la quotidiana preghiera e la totale disponibilità, proseguiamo con lui, presenza visibile di Cristo Pastore, il nostro cammino tra la gente, tenendo fisso lo sguardo su Gesù e riscoprendo la bellezza del vangelo vissuto “senza commenti”, in semplicità e povertà come Francesco d’Assisi”.
“Lo Spirito Santo continua a compiere meraviglie. Con puntualità sa donarci le Sue risposte che spiazzano ogni previsione umana. Ha donato alla Chiesa di Roma un nuovo Vescovo. Un Pastore che è chiamato a presiedere nella carità tutte le Chiese presenti nel mondo intero”. È con queste parole che mons. Vincenzo Manzella, Vescovo di Cefalù, guida la riflessione dei fedeli dopo l’elezione di Papa Francesco. “Alla notizia dell’elezione del nuovo Pontefice tutti siamo stati avvolti da una gioia “ecclesiale”. Intima. Personale. Ma che misteriosamente ha costruito un canale di comunione con le migliaia di fedeli presenti in Piazza San Pietro. Appiccicati dietro lo schermo televisivo siamo stati sedotti dal volto di una Chiesa viva che attendeva e accoglieva il Suo Pastore. Siamo stati subito conquistati dalla semplicità di Papa Francesco. Un Pontefice che arriva “dalla fine del mondo” ma che in pochi minuti è riuscito a consegnare al mondo intero, ad ogni uomo di buona volontà un chiaro messaggio di speranza. Con il Suo chinarsi di fronte alla Sua Chiesa chiedendo umilmente preghiera e benedizione è come se avesse voluto sottoscrivere di proprio pugno un testamento di fiducia su ogni battezzato chiamato a sostenerLo nella Sua missione. Senza un girotondo di parole ci ha indicato con risolutezza la via della preghiera come azione che coinvolge tutti. Ci ha chiamati ad essere popolo sacerdotale, regale e profetico. Con quei preziosi secondi di silenzio e raccoglimento ha permesso alla Sua Chiesa di presentarsi e di consegnarsi alla storia come Luce delle genti. La forza, il profumo del Concilio Vaticano II ritornavano ad aleggiare in Piazza San Pietro in un clima di palpabile unità tra fedeli e successore di Pietro. L’anno della fede, voluto da Benedetto XVI, dava i suoi primi frutti. Ma prima ancora Papa Francesco con compostezza si è fermato a guardare con occhio attento la folla che lo acclamava. Ha osservato in silenzio. Nel suo sguardo vi era il Suo abbraccio di Pastore. La forza del Pastore. In tutti c’è la consapevolezza che Papa Francesco sia un dono di Dio per la Chiesa universale chiamata ad essere sempre più credibile scegliendo la via della croce, la via che ci rende testimoni della nostra fede in Cristo morto e risorto. Papa Francesco è un dono anche per la Nostra amata Chiesa di Cefalù, per il Suo Vescovo, i suoi presbiteri, diaconi, religiosi, per tutti i suoi battezzati e uomini di buona volontà. Vogliamo tutti ed insieme impegnarci a pregare per Papa Francesco affinché riesca ad essere nella Chiesa il primo missionario e testimone del Vangelo di Gesù Cristo che ha scelto la povertà come la via dell’Amore”. [01]
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