ANNO DELLA MISERICORDIA. MONS. CASAMENTO: “LA SICILIA PORTA SANTA DEL GIUBILEO”
Ha avuto inizio il Giubileo straordinario della Misericordia indetto da Papa Francesco. Tempo di riflessione, di preghiera, di perdono, di grazia. "Tempo di lavoro più intenso", dice mons. Francesco Casamento, direttore della Segreteria pastorale della Conferenza Episcopale Siciliana, per il quale le Chiese di Sicilia sono chiamate alla "consapevolezza di trovarsi al centro non solo geografico della nuova umanità", di essere esse stesse "Porta Santa" nell'"Esodo della famiglia nel tempo della crisi", "realtà che ridisegnano il volto dell’uomo e nella Misericordia accolta e vissuta lo conformano a quello divino".
Ha avuto inizio il Giubileo straordinario della Misericordia indetto da Papa Francesco. Tempo di riflessione, di preghiera, di perdono, di grazia. “Tempo di lavoro più intenso”, dice mons. Francesco Casamento, direttore della Segreteria pastorale della Conferenza Episcopale Siciliana, per il quale le Chiese di Sicilia sono chiamate alla “consapevolezza di trovarsi al centro non solo geografico della nuova umanità”, di essere esse stesse “Porta Santa” nell’“Esodo della famiglia nel tempo della crisi”, “realtà che ridisegnano il volto dell’uomo e nella Misericordia accolta e vissuta lo conformano a quello divino”.
Ecco il testo completo della riflessione di mons. Francesco Casamento.
“Nel bel mezzo della salita verso Gerusalemme, il luogo della testimonianza, ma anche la sua casa sulla quale ha pianto, Gesù, verso la fine della seconda tappa che l’evangelista della misericordia individua come un momento di consapevolezza del Maestro circa la sua passione imminente, racconta una breve parabola che ci fa comprendere il senso del tempo giubilare: “Lascialo ancora quest’anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime” (Lc 13,8). Dammi tempo, sembra chiedere il Papa al Signore, un tempo che tutti noi chiediamo al Dio della Misericordia non senza promettere un lavoro più intenso, che tanto ricorda la fatica del contadino che, associata al tempo necessario perché l’albero porti frutto di stagione, rivela la certezza della speranza: i frutti ci saranno!
Quando nell’ottobre del 1998 le Chiese di Sicilia muovevano i primi passi verso il IV Convegno ecclesiale regionale che si sarebbe celebrato nel 2001, la consapevolezza di stare alla soglia della porta del grande Anno Santo della Redenzione era forte, tanto forte che lo stesso Convegno, che probabilmente slittò all’anno successivo al 2000, veniva pensato come “Porta Santa del Giubileo in Sicilia”, passando per la quale le Chiese dell’isola “canteranno inni di giubilo nella gratitudine per il ‘già’ che ci è donato e nella speranza e nell’operosità per il ‘non ancora’ del Regno di Dio”. Anche oggi, le Chiese di Sicilia leggendo i segni dei tempi che il Papa Francesco ha posto fin dal suo primo viaggio apostolico a Lampedusa e l’anticipazione dell’apertura del Giubileo nella grande terra africana di cui noi siamo porta dell’Europa, vivono la consapevolezza di trovarsi al centro non solo geografico della nuova umanità.
L’esodo, come i nostri Vescovi hanno voluto indicare il cammino dei popoli che intercetta la mobilità della famiglia umana e delle nostre famiglie, la loro capacità di accoglienza delle nuove sfide culturali e sociali, ma anche il loro bisogno di esprimersi come crocevia delle istanze evangeliche, sono realtà che ridisegnano il volto dell’uomo e nella Misericordia accolta e vissuta lo conformano a quello divino.
Un tempo da interpretare, dei segni da vivere, espressioni dell’umanesimo trasfigurato che Firenze ci regala come stimolo a ripensare l’uomo, tutto l’uomo, tutti gli uomini, secondo l’immagine”. [01]
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