28- 30 novembre 2019
Insegnamento del Religione cattolica
RELIGIONE CATTOLICA: UNA DIDATTICA INCLUSIVA E MOTIVANTE
“Formare chi all’interno delle diverse diocesi formerà a sua volta i docenti di religione, significa permettere a chi sarà poi in aula con i ragazzi di essere sempre più a passo con i tempi e sempre più capaci di dialogare con i ragazzi alla luce della complessità di oggi“. A spiegare da cosa nasce il corso regionale per insegnanti di religione cattolica che si è svolto dal 28 al 30 novembre, ad Acireale, è il direttore dell’Ufficio Irc della Conferenza episcopale siciliana, Barbara Condorelli.
“Motivare all’apprendimento significativo nella società complessa. Il contributo dell’IRC per una didattica inclusiva e motivante“ è stato il tema scelto per “qualificare professionalmente i partecipanti, nella consapevolezza dello stretto rapporto esistente tra didattica inclusiva e IRC.
Per mons. Michele Pennisi, arcivescovo di Monreale e delegato CESi per la Scuola, “l’ora di religione educa la mente al senso della vita e così gli studenti la avvertono: come occasione per comprendere la propria esistenza e motivarli alle responsabilità ad essa connesse, come lo stesso studiare. Una formazione che permette ai docenti di religione di rapportarsi agli studenti in piena coscienza e consapevolezza delle difficoltà dell’oggi, significa – aggiunge- stargli accanto ed accompagnarli, abituarli ad una reale relazione. Inoltre, è veramente riduttivo pensare all’ora di religione come limitata ai cattolici: essa si rivolge – dice mons. Pennisi – a chiunque ive in Italia e ne vuol conoscere le tradizioni perché il cattolicesimo fa parte della nostra dna“.
Le riflessioni dei tre giorni sono state guidate da Luigi D’Alonzo, Professore ordinario di Pedagogia speciale dell’Università Cattolica di Milano, e dalla sua equipe, composta da Ilaria Folci e Giovanni Zampieri, e da Carmelo Raspa, docente di Ebraismo alla Pontificia Facoltà Teologica di Sicilia.
Tra gli ospiti anche mons. Antonino Raspanti, vescovo di Acireale, vicepresidente della Cei e membro del Pontificio Consiglio della Cultura. “Il clima culturale di oggi fa sì che ci sia una forte contestazione nei confronti della Chiesa cattolica – ha detto il presule – e quindi l’insegnamento della religione nella scuola ha due facce: da una parte la stragrande maggioranza che si avvale del suo servizio con richieste da parte del genitore, ma anche dei giovani stessi, dall’altra parte in classe i ragazzi esprimono disagio e contestano non solo le incoerenze della Chiesa cattolica o della religione in generale, ma protestano esprimendo un disagio che gli è proprio. Per questo – ha evidenziato mons. Raspanti — gli insegnanti di religione sono per la Chiesa cattolica e per tutti un punto di strategico, perché attraverso loro si incontra il cristianesimo, la proposta di Gesù Cristo, e lo si fa là dove le idee si formano e diventano cultura e pensiero“.
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