14 - 16 giungo 2019
Caltagirone
“L’ATTUALITÀ DI UN IMPEGNO NUOVO” CON DON STURZO, D’INTESA CON TUTTI I “LIBERI E FORTI”
Tre nuove prospettive e due impegni hanno concluso il convegno internazionale che per tre giorni si è svolto a Caltagirone per celebrare il centenario dell’Appello ai liberi e forti di don Luigi Sturzo. I lavori hanno mostrato la possibilità reale di “un modo responsabile di stare ‘uniti e insieme’ di fronte alle questioni sociali e politiche”, un modo “concreto e fiducioso”, legato alla realtà. L’ispirazione è, ovviamente, sempre don Sturzo che “chiama le cose con il loro nome, non sfugge alla drammaticità del momento e propone un progetto di azione che risponda a una precisa visione della realtà”. A questa prospettiva se aggiungono altre due: “Una continua e condivisa analisi dei processi storici che regolano la vita di una società e di una democrazia; un dinamismo basato su fatti che devono essere adeguatamente studiati” e “il coraggio di una proposta non ideologica, né retorica, ma aperta, che parta e arrivi al vissuto delle persone e delle comunità, del popolo così com’è, nel suo essere e nel suo miglior divenire”.
Tutte e tre le prospettive sono chiaramente indicate in un documento finale del convegno internazionale su “L’attualità di un impegno nuovo”, nel quale sono espressi anche i due impegni. Il primo è ad “una franca denuncia dell’attuale questione che investe il corpo sociale e che minaccia le fondamenta della stessa democrazia”. È legata alla necessità di “dare voce allo smarrimento e al malcontento che la società italiana ed europea vivono. Siamo di fronte alla drammatica urgenza della forte disoccupazione; dell’invecchiamento della popolazione; della difficoltà di sviluppare politiche d’integrazione per gli immigrati e di sostegno ai giovani senza lavoro che continuano a fuggire dal nostro Paese. È questione sociale – si legge nel documento –, che tocca vaste fasce della popolazione, tra cui i ceti medi di tutte le società europee e occidentali; è questione di crisi di rappresentanza dei corpi intermedi, a partire dalla famiglia; è questione economica, con il venir meno di molte delle progettualità pubbliche e private che davano la possibilità di elevarsi dalla miseria culturale ed economica in forza dei propri meriti”. Il secondo è l’impegno per “una intesa tra tutti gli ‘uomini liberi e forti’, per dare risposte alle questioni di oggi, italiane, europee e globali”. I dodici differenti punti dell’Appello vanno sviluppati sui piani socio-culturale, istituzionale e politico, “distinti nell’azione ma connessi nel pensiero e nella comunicazione. Come i Punti sono frutto della convergenza di tanti e diversi – è spiegato nel documento finale –, così un’intesa tra distinte ma convergenti realtà può mettere al servizio di tutti una piattaforma di formazione e di esperienze a sostegno di un’azione unitaria. Un luogo di amicizia, crescita della conoscenza e coscienza dei singoli, che divenga forma d’impegno comunitario per il progresso sociale e per il bene comune”.
In calce al documento le firme di Salvatore Martinez, presidente del Polo di eccellenza di Promozione umana e della Solidarietà “Mario e Luigi Sturzo”, di Matteo Truffelli, presidente dell’Azione cattolica italiana, di Nicola Antonetti, presidente dell’Istituto “Luigi Sturzo”, di Gaspare Sturzo, presidente del “Centro internazionale di studi Luigi Sturzo”, di Francesco Bonini, direttore della Lumsa, di Lorenzo Ornaghi, presidente del Comitato scientifico della Fondazione “De Gasperi”.
“Questo ultimo giorno, nella solennità della Santissima Trinità, siamo chiamati ad operare una sintesi tra il pensare e il credere. Questo nostro tempo deve riuscire da operarla, efficacemente, sull’esempio di don Luigi Sturzo: se viene a mancare uno di questi due pilastri è chiaro che l’altro ne risente, però se addirittura mancano tutti e due è drammatico. E questa nostra società è un po’ così: è incredula e, sempre più spesso, appare anche una società che non pensa”. Nella celebrazione domenicale, parte integrante della tre giorni del Convegno, il vescovo di Caltagirone mons. Calogero Peri ha legato i due aspetti della vita del credente, il pensare e il credere, secondo la metodologia sturziana e ad immagine e somiglianza della Trinità. “La Trinità è sorgente di pensiero e per pensare l’uomo – ha detto nel corso dell’omelia –, ma è anche una questione di fede; quella fede che deve entrare nella vita e nella storia di ciascuno e delle nostre comunità. La Trinità è amore e relazione: tutto nella vita e nella storia dell’uomo e delle città che esso abita – ha proseguito il vescovo di Caltagirone – cambia senso se dentro lasciamo entrare Dio, se lo scorgiamo e lo riconosciamo presente”.
E ha aggiunto: “La Trinità ci provoca a pensare che il principio della differenza e il principio dell’unità sono uguali: è il mistero dell’unico Dio in tre persone. Ci insegna che la diversità non è avversità. La Trinità, infatti, non è questione geometrica, anche se abbiamo cercato di spiegarla con il triangolo, e neppure matematica: il Vangelo ci propone l’amore; senza amore non si può capire il misero dell’uomo perché non è possibile comprendere il mistero di Dio, il mistero trinitario. E in amore, è chiaro – ha concluso – la diversità è essenziale all’amare”.
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