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MONREALE. CHIESA, SACRAMENTI E MAFIA: MONS. PENNISI DOPO IL “CASO RIINA”

La conversione di un mafioso è possibile e, anzi, auspicabile. Ma non basta che avvenga “nel cuore” (dove solo Dio guarda): serve una presa di distanza “pubblica” dalla mafia. Monsignor Michele Pennisi, arcivescovo di Monreale, intervistato dal Sir riflette sulla vicenda di Giuseppe Salvatore Riina, figlio del boss di Cosa Nostra, pure lui condannato per mafia (a 8 anni e 10 mesi), che nel periodo natalizio è tornato a Corleone (con un permesso del tribunale) per fare da padrino al battesimo della nipote. Il vescovo è stato informato dell’accaduto mentre era in Tanzania in visita ai missionari e alle attività promosse dalla sua diocesi nel Paese africano. Lo raggiungiamo telefonicamente a Idodi, nella diocesi di Iringa. Mons. Pennisi parla di quanto accaduto, fermo nel rimarcare la posizione della Chiesa verso la mafia e i mafiosi. [01]

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