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PIANA DEGLI ALBANESI. IN MEMORIA DI PADRE GIORGIO GUZZETTA

Domenica 20 novembre 2016 la città e l’Eparchia  di Piana degli Albanesi celebrerà il 260° anniversario della morte del Servo di Dio padre Giorgio Guzzetta. Ricco il programma dei festeggiamenti: alle ore 16.30, nell’Aula consiliare del Comune di Piana degli Albanesi, mons. Giorgio Demetrio Gallaro, vescovo di Piana degli Albanesi, e il sindaco Vito Scalia, presenteranno la figura di padre Guzzetta. Le relazioni saranno di Matteo Mandalà, Franco Altimari e Shaban Sinani.
Lunedì 21 novembre, alle ore 11.30, nella Cattedrale di  S. Demetrio Megalomartire, in Piana degli Albanesi un incontro con le scolaresche e gli insegnanti dell’Eparchia e commemorazione e un momento di preghiera davanti alla tomba del Servo di Dio.
Alle ore 16.00, al Teatro del Seminario eparchiale, p. Adriano Castagna O.C., preposto dell’Oratorio di S. Filippo Neri, offrirà ai partecipanti “Tratti della Spiritualità del Servo di Dio P. Giorgio Guzzetta” e sarà presentato il libro di don Mario Torcivia dal titolo “P. Giorgio Guzzetta, l’Apostolo degli Albanesi di Sicilia”. La presentazione, con la partecipazione dell’autore, a cura di Gaetano Passarelli.
Il Postulatore Paolo Vilotta ragguaglierà sulla causa di Canonizzazione di p. Giorgio Guzzetta.Così scrive mons. Giorgio Demetrio Gallaro, vescovo eparchiale di Piana degli Albanesi, nell’invito ai fedeli a prendere parte all’evento:
“Una nuova pubblicazione dedicata all’indimenticato Padre Giorgio Guzzetta giunge più che mai opportuna. Mi è molto gradita e mi colma di gioia, soprattutto in questa delicata fase della ripresa dei lavori, da parte della Postulazione della Causa di beatificazione e canonizzazione dello stesso Servo di Dio. Abbastanza nutrita è la letteratura biografica dedicata al nostro sacerdote oratoriano. La precisazione appena espressa potrebbe trarre in inganno il lettore suggerendogli una certa ovvietà. Ma il sapiente lavoro condotto da don Mario Torcivia, costituisce una novitas in quanto allo stile che qui appare come veste giovanile sull’immutato impianto storiografico. Un lavoro breve, ma vigoroso il suo, che si muove dentro un ampio arco teoretico di ricerca, mirante ad esplicitare la fecondità umana e spirituale del sacerdote pianense. L’incontrovertibile documentazione storica, reperita e collazionata dopo faticosa e diuturna ricerca, sebbene risulti ancora abbastanza lacunosa, ha costituito per don Mario, la fonte principale per le sue eleganti pagine; esse pertanto risultano apprezzabili per chi già conosce le vicende biografiche del nostro, e oltremodo utili per chi le ignora. Viene consegnata, una figura più che realistica del Padre Guzzetta, non soltanto contestualizzata nell’esattezza delle vicende storico-ecclesiali ma anche nella solidità della sua integrità morale. Emerge nitida da queste pagine, l’erudizione del sacerdote arbëreshë, il profondo disprezzo di sé, la gravità delle parole e dell’atteggiamento unite alla cortesia, alla dolcezza e alla carità autentica, che lo hanno costituito vero figlio spirituale di San Filippo Neri, sacerdote dilectus Deo et hominibus. Affiora chiaramente dal testo che quanti ebbero modo di accostarlo, a coloro che, ammirati, ne richiesero consiglio, egli mai negò con tratto amabile il suo aiuto, tutto e sempre intento, da vero pedagogo, a condurre per mano ognuno a Cristo. 
La  Presentazione Si profila ottimamente l’identità di un sacerdote che seppe essere infaticabilmente dedito alle sorti della sua gente: la fondazione della Congregazione dell’Oratorio per i sacerdoti celibi di rito bizantino, quella del Collegio di Maria per la formazione delle fanciulle siculo-albanesi (entrambe situate nel territorio della sua amata Piana dei Greci), come quella del Seminario Italo-Albanese, eretto in Palermo, lo comprovano palesemente e traducono il senso etico-religioso che egli visse con pienezza. Il suo essere arbëreshë tra gli arbëreshë non implicò esclusività ed elitarismo, ma lo spinse all’integrazione e all’interazione. Quest’ultimo aspetto mostra quanto sia indispensabile l’atteggiamento volto a far sì che per tutelare l’identità di un etnia occorre imprescindibilmente far cadere barriere e steccati, mostrandosi sempre pronti ad interagire, pena l’acritica quanto sterile esaltazione dei propri limiti e delle proprie chiusure. L’uscire da sé, l’incontro con l’altro è esperienza “estatica”, è quella forza creatrice che animò P. Guzzetta e lo rese fecondo. Ben a ragione, dunque, si può dire del nostro che fu dilectus Deo et hominibus! Mi auguro di cuore che tutti coloro che avranno l’opportunità di leggere queste brevi ma intense notizie biografiche possano essere pervasi dalla forte tempra spirituale che animò l’amato apostolo degli Arbëreshë di Sicilia. Confido, inoltre, che questa pubblicazione possa alimentare il lavoro di ricerca intorno ad un sacerdote la cui vicenda umana e spirituale travalica i limiti dello spazio e del tempo entro cui si svolse. Le pagine di don Mario Torcivia possano aiutare il lettore a superare quell’atteggiamento di distacco dai modelli religiosi – atteggiamento tipico della postmodernità secolarizzata – per favorire una graduale “ripresa” di quei valori che essi testimoniano e che a noi appaiono in qualche modo irrimediabilmente perduti. Il Padre Giorgio Guzzetta proposto qui da don Mario Torcivia indica questi valori come i pilastri capaci di reggere il riflettere, l’agire e il testimoniare Cristo nelle nostre attuali situazioni storico-vitali. 
Giorgio Guzzetta (Gjergji Guxeta in albanese; Piana degli Albanesi, 23 aprile 1682  Partinico, 21 novembre 1756) è stato un presbitero di rito bizantino italiano della minoranza albanesedi Sicilia.
Padre Servo di Dio, Apostolo degli Albanesi di Sicilia, fu il fondatore dell’Oratorio San Filippo Neri in Piana degli Albanesi per i sacerdoti celibi di rito bizantino e promotore, con Papàs Antonio Brancato, della fondazione del Collegio di Maria per la gioventù femminile arbëreshe, prodigandosi costantemente nella difesa del rito orientale e nell’identità culturale e linguistica del suo popolo[1].
Fu fondatore e ideatore del primo e più antico centro albanologico[2], il Seminario Italo-Albanese in Palermo (1734), l’istituto che fornì un sostegno decisivo alla salvaguardia e allo sviluppo del patrimonio religioso e culturale delle comunità siculo-albanesi e che divenne un vero e proprio focolaio di studi albanologici non paragonabile o ritrovabile, sino al XVIII secolo, in nessun altro paese europeo o balcanico per la molteplicità e varietà delle sue attività intellettuali e sociali[2].
Il suo nome è legato alla prima scoperta del più antico testo in lingua albanese conosciuto, il Meshari di Gjon Buzuku, nel 1740.
La sua personalità suscita l’interesse in ambito letterario, culturale e religioso, e in specie dell’Associazione per l’Oriente cristiano (1929). È in corso, dal 1934, la sua causa di beatificazione. [01]

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