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CALTANISSETTA. MUSEO DIOCESANO: I PRESEPI DEL XVIII SECOLO

Lunedì 30 novembre 2015, alle ore 17.00, mons. Mario Russotto inaugurerà una mostra di presepi napoletani nel Museo diocesano del Seminario “G. Speciale”. Si tratta di opere del XVIII sec., che, grazie al contributo della Regione Siciliana, con un progetto della commissione per il Museo diocesano, verranno esposte fino al 27 dicembre.
Nella sua presentazione, la curatrice della Sezione presepiale del Museo di San Martino di Napoli, Ileana Creazzo, ha spiegato che nelle sale del Museo si troverà in mostra, proveniente da collezione privata, la straordinaria Sacra Famiglia di Giacinto Gigante (Napoli 1806-1876), esponente di spicco della Scuola di Posillipo. Raffinato pittore e collezionista appassionato di figurine di presepi, Gigante modellò per la sua collezione personale una straordinaria Sacra Famiglia, manifestando la sua intima emozione attraverso l’espressione dei visi: la Santa Vergine e San Giuseppe hanno le teste in terracotta policroma, mani e piedi in legno, busto in fil di ferro e stoppa; il Bambino Gesù è realizzato in legno policromo e riflette la fabbricazione barocca napoletana.
E ancora, provenienti dal Museo di San Martino di Napoli che custodisce i nuclei collezionistici più celebri dell’arte del Presepe napoletano, saranno esposte selezionate figure presepiali dalle scene dell’Annuncio ai pastori e della Taverna, già proposte al pubblico nella prestigiosa sede del Museo della Cattedrale di Cristo Salvatore a Mosca nel 2011; tre Angeli dell’Annuncio in mostra sono verosimilmente attribuiti ad Angelo Viva, discepolo di Giuseppe Sammartino, il massimo scultore napoletano del Settecento, autore del celebre Cristo velato della Cappella Sansevero di Napoli. Inoltre, numerosi oggetti di taverna, la scena che nei presepi napoletani restituisce un’immagine di opulenza e un’atmosfera godereccia, con la mostra di cibo sulla tavola, suonatori di chitarra e mandolino, giocatori di carte, figure tratte da spaccati di vita quotidiana, tra cui venditori di frutta e verdura, galline, uova e formaggi, ma al tempo stesso nasconde delle insidie, essendo il luogo in cui è facile cadere nei vizi della gola e della lussuria, dove anche gli osti dietro l’aspetto allegro e la pingue corporatura, che condividono con le loro mogli ostesse, celano una natura  diabolica, di cui è segno un curioso difetto fisico, un porro peloso frequente sui loro volti.
L’esposizione museale di questi straordinari pezzi ne rileverà il grande pregio artistico, restituendo loro il valore di vere e proprie sculture in “formato ridotto”. Si riuscirà dunque a “farle vivere” nel loro contesto, nella loro scenografia presepiale, il cosiddetto “scoglio”; ciò significherà per il visitatore aver voluto coglierne l’oltre, le suggestioni del fatto artistico, la provocazione dell’arte. [01]
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